Imprese ed Aziende

Friday 13 June 2003

L’ intervento del governatore della Banca d’ Italia per il 25° della Società Interbancaria per l’ Automazione. 11.6.2003

Lintervento del governatore della Banca dItalia per il 25° della Società Interbancaria per lAutomazione. Sistemi informativi e sviluppo economico. Intervento del Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio alla Società Interbancaria per l’Automazione 11.6.2003

1. La seconda metà del XX secolo sarà ricordata come lera della rivoluzione informatica.

Insieme con lo sviluppo dei trasporti e delle comunicazioni ne è derivato un impulso potente, allinterno delle singole economie e a livello globale, allaumento dei traffici mercantili, alla circolazione di capitali e di strumenti finanziari, al movimento di persone, di lavoratori alla ricerca di migliori condizioni di vita.

Lo scambio di merci crea ricchezza; la possibilità dei capitali di spostarsi in ogni parte del mondo facilita lallocazione, secondo criteri di efficienza, del risparmio e delle risorse materiali.

La circolazione degli uomini mette a contatto culture diverse, crea opportunità di integrazione, può generare tensioni e conflitti.

2. Lattività bancaria e finanziaria ha costituito il veicolo per le grandi trasformazioni degli ultimi decenni; lo scambio di merci e servizi genera movimenti di denaro. La circolazione dei capitali ha assunto una rilevanza sua propria per laccrescimento e la distribuzione della ricchezza a livello nazionale e internazionale.

Lattività bancaria si è inserita naturalmente nel processo di globalizzazione; riposando in misura essenziale sullo scambio di informazioni, le nuove tecnologie dellinformazione e della comunicazione ne vengono a costituire il necessario supporto.

Le potenzialità dellinformatica per lo sviluppo dellattività bancaria furono tempestivamente intuite in Banca dItalia dagli anni sessanta.

Donato Menichella aveva già avviato, negli anni cinquanta, la meccanizzazione.

A lui è intitolato il complesso di Frascati, inaugurato nel 1999, che costituisce il cuore del nostro sistema informatico, a servizio dei mercati finanziari, della Tesoreria pubblica, del sistema bancario, della Banca dItalia; tramite il Centro siamo connessi in tempo reale con il Sistema europeo di banche centrali.

Il grande impulso allinformatica, sotto la spinta anche dei continui progressi nel settore, è parte dellopera di modernizzazione della banca centrale, avviata da Guido Carli. Interprete e realizzatore ne fu Renato De Mattia.

Le nuove tecnologie di calcolo permisero lo sviluppo del modello econometrico.

La Vigilanza si avvalse tempestivamente dellinformatica; fu creata la Centrale dei rischi; in seguito venne introdotta la “matrice dei conti”.

Limpulso innovativo della banca centrale veniva trasmesso al sistema bancario, che si adeguava rapidamente.

Le nuove tecnologie imponevano anche un rinnovamento profondo del personale, del capitale umano. Veniva fondata a Perugia la Scuola di Automazione per Dirigenti Bancari.

In una prima fase le nuove tecnologie rendono soltanto più rapide ed efficienti le procedure basate su strumenti tradizionali. In una fase successiva, che segue naturalmente, i nuovi strumenti tecnici permettono di innovare anche le procedure, accrescere il contenuto delle informazioni a fini decisionali in ambito aziendale e a livello di sistema, sviluppare nuovi prodotti.

Io stesso nei primi anni sessanta, presso il Massachusetts Institute of Technology, fui posto a contatto, traumaticamente, con le nuove tecnologie informatiche; dovetti passare dallutilizzo delle calcolatrici elettriche alluso dellIBM 1620; fui costretto a imparare a programmare in fortran; visitai per conto della Banca alcuni dei centri più avanzati dellIBM per studiare, ai fini di una possibile applicazione in Italia, i nuovi strumenti e le procedure in grandi aziende di servizi.

Ma in seguito mi dedicai ad altri problemi. Linformatica è stata strumentale per sviluppare nel Servizio Studi lanalisi monetaria e la ricerca economica.

3. Verso la fine degli anni settanta, il processo di trasformazione tecnica e organizzativa dellimpresa bancaria subisce una svolta grazie anche al contributo della Società interbancaria per lautomazione.

Come è stato ricordato nei precedenti interventi, la SIA nasce nel 1977 per iniziativa della Banca d’Italia, dellAssociazione bancaria italiana e dei principali enti creditizi raggruppati nella Convenzione interbancaria per i problemi dellautomazione. Aveva lo scopo di realizzare un servizio di incassi e pagamenti automatico per le banche.

Lidea di dare vita alla Società era maturata nel convincimento che la spinta al miglioramento delloperatività bancaria nel suo complesso richiedesse, per un più efficiente impiego dellinformatica, lausilio di strutture comuni. Fu ritenuto indispensabile disporre di un centro di elaborazione dati a supporto di tutte le istituzioni creditizie.

Come si deduce da un documento stilato allepoca in Banca dItalia, la nuova Società aveva per oggetto “lo studio, la progettazione, la realizzazione e la gestione di sistemi informativi, anche di tipo contabile, di interesse intercreditizio, nonché di procedure atte ad agevolare, nel campo dellelaborazione automatica dei dati, la soluzione di problemi concernenti i rapporti debitori e creditori particolarmente nellattuazione dei servizi bancari”.

Negli anni ottanta furono realizzate la procedura per il trasferimento interbancario di fondi e lanagrafe dei titoli obbligazionari smarriti e sottratti; si affiancarono, poi, il servizio di prelievo di contante per il tramite di sportelli automatici e la gestione della rete per le transazioni creditizie. In seguito la SIA fu lo strumento per lattuazione delle strategie della Convenzione interbancaria per lautomazione.

Pur avendo mantenuto natura privatistica, la Società è stata, a volte, configurata come una vera e propria public utility, considerato il suo ruolo. Agli inizi degli anni novanta ha realizzato, in collaborazione con la Banca dItalia, le piattaforme tecnologiche di supporto ai mercati finanziari. Ha predisposto le infrastrutture del mercato secondario dei titoli di Stato, dei mercati interbancari dei depositi, dei futures, delle options.

Si estendeva e si faceva più diretto il confronto con operatori di altri paesi; diversi intermediari esteri hanno aderito ai mercati telematici italiani. Il sistema delle reti interbancarie si è evoluto verso ununica struttura a livello nazionale gestita dalla SIA.

Con lintensificarsi della concorrenza internazionale, si realizza il progetto di fusione della SIA con il Centro Elaborazione Dati della Borsa Italiana. Dopo la modifica organizzativa ispirata alla privatizzazione delle strutture di mercato, la Banca dItalia è uscita dalla compagine azionaria della Società.

Negli anni più recenti la SIA ha continuato a diversificare le proprie attività.

Partecipa alla procedura di interconnessione della Rete unitaria della pubblica Amministrazione con la Rete nazionale interbancaria; gestisce il servizio di centralizzazione dei rischi bancari di importo contenuto e la Centrale di allarme per i titoli e le carte non pagati. In ambito europeo, è coinvolta nel progetto per il nuovo sistema di scambio e di regolamento automatizzato dei pagamenti in euro al dettaglio.

La SIA compie un quarto di secolo. In un campo in cui se sono carenti progettualità e capacità di antivedere si rischia una rapida obsolescenza, la Società ha saputo mantenersi al passo con le trasformazioni. Laugurio è che essa riesca a fare ancor meglio nei prossimi decenni; ha il capitale umano e lorganizzazione per rispondere alle sfide.

4. In occasione della cerimonia inaugurale della Scuola di Automazione per Dirigenti Bancari, Carli ricordò che una profonda rivoluzione era in atto, ma essa sarebbe restata un mero dato tecnico se il “sistema bancario nel suo complesso non fosse in possesso di conoscenze sicure sulla natura, sulle possibilità e sui procedimenti peculiari dellautomazione”.

Occorreva “trarre dalle macchine il maggior profitto per la collettività”.

Integrate nellorganizzazione gestionale e produttiva, nelleconomia, nei servizi, nella finanza, le tecnologie dellinformazione e della comunicazione offrono una solida leva competitiva, migliorano le strategie di produzione e i processi decisionali; riducono i costi, aumentano la produttività totale dei fattori.

Essenziale è la coerenza interna del modello organizzativo-gestionale. Il ricorso allinformatica senza modificare strutture, procedure, normative e gestione delle risorse umane non arreca i benefici sperati; può addirittura rendere più complessi i processi decisionali.

Linformatica deve essere uno strumento per ripensare limpianto organizzativo.

La Banca dItalia ha dato vita, nel tempo, a una complessa architettura basata su un insieme di sistemi elaborativi centrali e dipartimentali. Telecomunicazioni articolate su più livelli e procedure informatiche danno supporto allattività, nella triplice dimensione:

locale, nazionale, internazionale.

I sistemi sono integrati con le infrastrutture informatiche e le applicazioni degli intermediari finanziari, della pubblica Amministrazione e dellEurosistema.

La realizzazione della nuova procedura di regolamento dei pagamenti interbancari amplia i servizi offerti agli operatori per una gestione più efficiente della liquidità. In considerazione delle sue caratteristiche di flessibilità e di sicurezza e degli elevati standard tecnologici, la procedura è candidata a svolgere un ruolo di rilievo nel futuro sistema europeo di regolamento lordo.

Nelle banche negli ultimi anni si sono moltiplicati i punti di contatto con la clientela e i canali distributivi. Oltre agli ATM, con funzionalità sempre più evolute e ai POS, si sono intensificati i collegamenti a distanza, telematici e telefonici.

Sono circa 450 le banche che consentono di effettuare operazioni mediante collegamenti telematici diretti; più di 500 offrono la possibilità di operare attraverso internet.

Le iniziative interbancarie permettono di migliorare il servizio alla clientela, di accedere più facilmente alle nuove tecnologie, specie quando si tratta di “servizi congiunti” o di “servizi di circolarità”, offerti su tutto il territorio nazionale.

Ho ricordato di recente che le banche hanno attraversato una lunga fase di investimento nelle nuove tecnologie. Le accresciute dimensioni degli intermediari, il progressivo rinnovo e la formazione del personale, la maggiore flessibilità nei rapporti di lavoro stanno dando i loro frutti; tra il 1995 e il 2002 lo stock di capitale informatico per addetto è cresciuto di circa quattro volte.

Ciò è avvenuto nel quadro di uno straordinario processo di ristrutturazione e di consolidamento, sviluppatosi dal 1995, che non ha precedenti nella storia dellItalia repubblicana. Ora è in corso, nei gruppi bancari, una riorganizzazione nellambito della quale le tecnologie dellinformazione e della comunicazione devono sempre più assumere un ruolo rilevante nel conseguire lintegrazione delle strutture e dei modelli operativi.

Il significativo incremento della spesa per le tecnologie e il processo di riassetto produttivo hanno consentito al complesso degli intermediari guadagni di efficienza e di produttività. I nuovi strumenti devono contribuire a un nuovo rapporto tra intermediari e clientela, fondato su una più ampia collaborazione e su una crescente fiducia.

Consolidata in larga parte la riorganizzazione, le banche possono, debbono mettere a disposizione delle imprese produttive il loro patrimonio di conoscenze, assistendole nei progetti di trasformazione e nella ricerca di forme di finanziamento più evolute. È interesse degli intermediari uno sviluppo sostenuto del sistema economico nel suo complesso; è interesse delle imprese un sistema bancario e finanziario solido, capace di competere sui mercati internazionali e, nel contempo, di tutelare nel modo più efficace le risorse amministrate.

Quelle risorse non sono della banca ma dei risparmiatori. Devono essere impiegate a favore di imprese meritevoli, di buoni progetti, per fecondare la crescita economica e loccupazione. La tutela del risparmio è sancita dalla Costituzione.

5. Da diversi anni sono state avviate analisi e riflessioni per misurare lefficacia e lefficienza della pubblica Amministrazione; si è sviluppato al riguardo uno sforzo congiunto della Banca d’Italia, della Ragioneria dello Stato e della Corte dei Conti.

Il rinnovamento della pubblica Amministrazione presuppone la prosecuzione degli sforzi per una riforma, altrettanto netta, dei modelli organizzativi, un coerente impiego delle più avanzate tecnologie, secondo linee che opportunamente cominciano a emergere.

Tra i progetti in corso, assume rilievo la realizzazione del Sistema informatizzato dei pagamenti, che prevede il completamento di una rete che unifichi i sistemi centrali della pubblica Amministrazione, della Ragioneria Generale dello Stato e della Banca dItalia, per la dematerializzazione dei titoli di spesa.

Ho ricordato di recente che la Banca, dintesa con il Ministero dellEconomia e delle Finanze, è impegnata nella progettazione di un sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici che consentirà la rappresentazione di tutta lattività finanziaria pubblica.

Tra le iniziative governative è allattenzione un piano per la diffusione delle infrastrutture digitali, a livello nazionale.

Il rinnovamento della pubblica Amministrazione è un obiettivo a un tempo economico e civile.

È necessario porre mano alla semplificazione dellattuale corpo legislativo, composto da un traboccante numero di provvedimenti, impostare un modo nuovo di legiferare, attestando la normativa primaria sui principi. Una buona legislazione è un punto di forza della società.

In un contesto in cui la concorrenza è innanzitutto competitività di sistema, la pubblica Amministrazione può svolgere un ruolo rilevante. Va colta l’opportunità di una riorganizzazione in grado di porre la pubblica Amministrazione efficacemente al servizio dei cittadini e del settore produttivo. Va drasticamente ridotto il numero dei procedimenti amministrativi e cognitivi necessari per avviare iniziative economiche. Sono essenziali forme di risoluzione rapida dei conflitti di attribuzione tra Stato ed enti territoriali e tra questi ultimi.

È stato di recente prospettato un Patto per linnovazione che dovrebbe coinvolgere pubblica Amministrazione, centrale e locale, imprese, sistema scolastico, con lobiettivo di realizzare interventi strutturali; sono progettate iniziative con il concorso dellUnione europea per diffondere le migliori pratiche nel campo della pubblica Amministrazione.

Nei giorni scorsi la Banca europea per gli investimenti ha approvato, lungo le linee del Consiglio europeo di Lisbona e del Summit di Barcellona, un programma di sostegno finanziario per gli investimenti in innovazione in Europa, con unarticolata previsione di prestiti ai paesi dellUnione. Lobiettivo ultimo è quello di accrescere le interdipendenze tra la creazione di conoscenza e il mercato. Viene confermata la priorità attribuita allo sviluppo delle tecnologie dellinformazione e della comunicazione come mezzo di diffusione del sapere.

Occorre porre, sul piano nazionale, le condizioni per poter fruire tempestivamente degli interventi di sostegno di questo tipo. Dobbiamo cooperare nel promuovere organiche politiche della ricerca e dellinnovazione a livello europeo.

6. Negli ultimi due decenni, l’informatica e le telecomunicazioni hanno contribuito a far emergere, a delineare la “società globale”; si è sviluppata la dimensione internazionale dei mercati e della finanza; si parla di una nuova economia.

Negli Stati Uniti dalla metà degli anni novanta si è avviato un processo di accrescimento della produttività che ha portato a un notevole aumento del reddito e delloccupazione.

Linformatica è stata lo strumento per questa sorta di nuova rivoluzione industriale.

Laumento della produttività in alcuni settori è paragonabile a quello sperimentato in Italia nellindustria negli anni della grande trasformazione economica, tra il 1950 e il 1970.

Ma il progresso non è ora limitato allindustria; si estende anche al settore dei servizi dove si forma la parte di gran lunga preponderante del valore aggiunto.

Così come negli anni cinquanta fummo in grado, in Italia e in Europa, di importare, dalle economie industriali più avanzate, nuove forme di organizzazione del lavoro e nuovi prodotti che furono alla base del grande sviluppo della nostra economia, così dobbiamo essere in grado di cogliere ora, a fondo, il significato delle nuove tecnologie per lagricoltura, per lattività industriale, per il settore terziario; applicarle ai nostri sistemi, contribuire attraverso di esse alla crescita della produzione e delloccupazione.

Questo progresso è già in parte avvenuto nel settore bancario e finanziario.

È appena agli inizi nella pubblica Amministrazione. Comincia a manifestarsi in alcuni settori più avanzati dellindustria dove gli investimenti in ricerca e innovazione sono stati più intensi.

Deve estendersi progressivamente, pervasivamente a tutti i settori della produzione, incidere in profondità nella struttura del sistema, informare il terziario.

La disponibilità di nuove tecnologie e l’alta formazione tecnica, come investimento individuale e collettivo, facilitano il decollo dei settori più innovativi e contribuiscono a un più rapido sviluppo anche di quelli tradizionali.

Occorre rimuovere gli impedimenti normativi, fiscali, finanziari, culturali che limitano la crescita dimensionale delle imprese minori.

Il potenziamento delle infrastrutture tecniche in comune tra più imprese consente la realizzazione di servizi migliori e a costi più contenuti, sinergie produttive; può agevolare il superamento dei ritardi che le singole unità, specie a causa delle ridotte dimensioni, non riescono a colmare nello sviluppo di produzioni avanzate, nelle applicazioni delle nuove tecnologie ai processi produttivi e alla struttura organizzativa.

7. Dagli indicatori calcolati in sede europea per il nostro Paese emerge che le tendenze più negative sono quelle relative allattività delle imprese nei settori ad alta tecnologia e, in minor misura, alla spesa per ricerca e sviluppo. Il superamento dei ritardi richiede maggiore progettualità e capacità propulsiva, ladozione di coerenti politiche.

La perdita di competitività ci sollecita ad agire tempestivamente.

Vi è la possibilità di importare tecnologie e, in qualche misura, anche gli schemi organizzativi della maggiore economia industriale, applicarli alle produzioni tradizionali, riorganizzare gli assetti produttivi e i rapporti interaziendali e intersettoriali.

Lapplicazione delle nuove tecnologie postula una riqualificazione delle forze di lavoro, levoluzione delle relazioni industriali.

In Europa e in Italia le riforme debbono ridurre le rigidità delleconomia; costituiscono un passaggio necessario per utilizzare efficacemente le nuove tecnologie, per accrescere il tasso di sviluppo potenziale.

Perché le flessibilità non diventino, alla lunga, precarietà, occorre agire su tutte le rilevanti variabili macroeconomiche e sistemiche, la spesa pubblica, il prelievo fiscale, le infrastrutture, la legislazione.

In particolare nel Mezzogiorno vi è l’opportunità di realizzare un salto tecnologico.

Nel nuovo secolo non si è verificata la preconizzata fine del lavoro, come qualcuno aveva previsto, con leggerezza. Si assiste, invece, a una trasformazione delle modalità di prestazione della propria opera in economie che sempre più assumono caratteri postindustriali; mutuando la terminologia di Colin Clark, una sorta di quarto stadio del progresso economico.

Se nella rivoluzione industriale si è potuta verificare agli inizi “unestraniazione” dei prestatori dopera “nei confronti dei loro strumenti”, linformatica, a certe condizioni, consente di fare riacquisire ai lavoratori un dominio della propria attività.

La società della conoscenza è di per sé una società proiettata a investire nel futuro, che punta sui giovani, sulla famiglia, nucleo fondamentale della comunità e della sua coesione, sui saperi: una società che, con il concorso di tutte le sue parti, dovrà sempre più darsi carico di sviluppare apprendimento e lavoro produttivo, fondato, a sua volta, su di una crescita economica costante e sostenuta.

È la via, nellattuale contesto storico, per inverare il diritto, costituzionale, al lavoro.