Enti pubblici

Thursday 30 October 2003

Secondo la Banca centrale Europea la ripresa economica tarderà ancora. Previsioni economiche d’autunno della Commissione 2003 – 2005 per l’area dell’euro, l’Unione europea e i paesi candidati e in via di adesione. Bruxelles, 29 ottobre 2003. IP/03/1471

Secondo la Banca centrale Europea la ripresa economica tarderà ancora

Previsioni economiche d’autunno della Commissione 2003 – 2005 per l’area dell’euro, l’Unione europea e i paesi candidati e in via di adesione. Bruxelles, 29 ottobre 2003. IP/03/1471

Lo scarso rendimento economico registrato nell’area dell’euro e nelle economie dell’UE alla fine del 2002 è proseguito per tutto il primo semestre di quest’anno. Ne consegue che per il terzo anno consecutivo il tasso di crescita risulterà probabilmente deludente: si prevede, in media, soltanto uno 0,4% nel 2003 nell’area dell’euro (0,8% nell’UE). Tuttavia, grazie a condizioni di politica macroeconomica confortanti, alla disinflazione persistente, alle condizioni finanziarie di sostegno, all’evoluzione delle riforme strutturali, nonché alla minore incertezza geopolitica, gli operatori economici stanno riacquistando fiducia e si assiste ad un miglioramento dello scenario internazionale. In tale contesto, si individua nel secondo semestre del 2003 il momento cruciale della ripresa economica che si intensificherà durante tutto il 2004. Per il prossimo anno è previsto un incremento dei tassi medi di crescita dell’1,8% per l’area dell’euro e del 2% per l’UE, fino a raggiungere il 2,5% nel 2005. Tale previsione è corroborata da una ripresa delle spese per il consumo, sostenuta dall’aumento della domanda esterna e dalla conseguente ripresa nel settore degli investimenti. Nonostante la ripresa pronosticata, il prolungato periodo di scarsa crescita ha avuto ripercussioni sul mercato del lavoro, per cui si prevede una crescita dell’occupazione molto limitata, che farà registrare soltanto lo 0,3% nel 2004 per poi raggiungere un tasso comunque migliore, pari allo 0,8%, nel 2005.

Ripresa globale incipiente

Dopo il calo del commercio mondiale nel 2001 e la crescita debole del 2002, si può guardare al futuro con maggiore ottimismo. L’esigua crescita degli scambi con l’estero prevista per quest’anno è fuorviante, in quanto subisce le ripercussioni degli scarsi risultati economici del primo semestre dell’anno. Dovrebbe aumentare dal 4,4% circa del 2003 al 7-8% nel 2004-2005.

La previsione di crescita del PIL mondiale è del 3,3% nel 2003, in crescita rispetto al 2,8% dell’anno precedente. Dovrebbe aumentare ad un solido 4,1% nel 2004 e nel 2005. Sono numerosi i fattori alla base di questa accelerazione, tra cui delle politiche macroeconomiche confortanti e condizioni finanziarie di sostegno legate in parte al prosieguo della disinflazione ed una rinnovata fiducia dovuta sia alle minori tensioni nel panorama geopolitico che alla solidità del mercato delle attività.

Guardando al 2004, le basi per la crescita mondiale si stanno ampliando, con forti e crescenti contributi dall’Asia (in particolare dalla Cina), dagli Stati Uniti, dall’Australia e dai paesi in via di adesione.

Negli USA, grazie agli incentivi derivanti dalla politica monetaria e di bilancio e ad una solida crescita della produttività sottostante, la ripresa dovrebbe continuare con un tasso di crescita pari al 2,8% circa nel 2003, per raggiungere quindi il 3,8% nel 2004. Ciò determinerà una crescita del PIL superiore al potenziale. Pur tuttavia, per il 2004 il disavanzo pubblico e il disavanzo delle partite correnti dovrebbero lievitare, rispettivamente, al 5,5% e al 5,6% del PNL.

Le prospettive economiche per l’Asia permangono vivaci, con un tasso di crescita del 6,7% nel 2004-2005. Sono migliorate anche le previsioni per il Giappone, con una sensibile crescita modificata al 2,6% nel 2003, nonostante la deflazione sia destinata a continuare, sebbene ad un ritmo inferiore, e nonostante un disavanzo pubblico che dovrebbe superare il 7% del PIL nell’arco del periodo di riferimento delle previsioni. Dopo il ristagno registrato nel 2002, l’America latina dovrebbe beneficiare di una leggera ripresa grazie al deprezzamento delle valute, al miglioramento dell’economia mondiale ed alla graduale risoluzione delle crisi finanziarie che hanno colpito diversi paesi nella regione. In Canada la crescita dovrebbe riprendere vigore verso la fine del 2003. Anche nei paesi che aderiranno all’Unione europea il 1°maggio 2004 persisterà per tutto il periodo di riferimento una forte crescita, trainata dalla domanda interna e dai cambiamenti strutturali.

Calo dei prezzi del petrolio e ripresa dei mercati azionari

Secondo le previsioni, i prezzi del petrolio dovrebbero diminuire gradualmente passando da 31 USD al barile (greggio Brent) nella metà di ottobre ad un prezzo medio di 28,3 USD al barile per l’anno considerato nella sua totalità. Nell’arco dei prossimi due anni è prevista un’ulteriore discesa, fino a 25,6 USD al barile nel 2004 e a 24,1 USD nel 2005.

Dalla metà di giugno i prezzi azionari risultano stabili e i rendimenti delle obbligazioni di Stato sono ripresi a un ritmo molto sostenuto, pur rimanendo bassi considerando i livelli registrati in passato. Grazie ai ridotti premi di rischio nonché ai tassi di interesse confortanti, le condizioni finanziarie nell’economia globale sono migliorate rispetto all’anno scorso. Ciò dovrebbe consentire di promuovere la ripresa, facilitando soprattutto un ridimensionamento del settore societario sia negli Stati Uniti che nell’Unione europea.

L’area dell’euro e le economie dell’UE non sono riuscite a decollare nel primo semestre del 2003

A causa dello scarso rendimento del 2002, si è registrato un ristagno dell’economia dell’area dell’euro nel primo semestre del 2003, mentre nell’UE vi è stato un lieve scatto verso l’alto.

Dopo un promettente incremento nel primo trimestre di quest’anno, la crescita delle spese per il consumo privato ha subito un regresso nel secondo trimestre. Gli investimenti sono continuamente diminuiti durante il primo semestre dell’anno, mentre il calo delle scorte è progressivamente diminuito. Le esportazioni nette hanno frenato considerevolmente la crescita per tre trimestri, fino alla metà del 2003. Nel secondo trimestre di quest’anno, sono stati i consumi pubblici a contribuire alla crescita nella misura maggiore.

Sono numerose le ragioni che hanno determinato questo rendimento economico così deludente come pure un ritardo nella ripresa, che era prevista per gli inizi di quest’anno. La fiducia sia da parte dei consumatori che da parte delle imprese a livello globale è stata messa a dura prova dalle tensioni geopolitiche dovute alla guerra in Iraq, che hanno creato un clima di insicurezza intorno ai prezzi del petrolio.

Per i consumatori dell’area dell’euro, ciò è stato ulteriormente aggravato dalle preoccupazioni per l’andamento futuro dei salari e delle pensioni e per gli effetti patrimoniali sfavorevoli del prolungato declino del mercato azionario. La pressione sulla redditività delle imprese, dovuta a fattori diversi quali l’eccesso di investimenti della fine degli anni ’90, il prolungato rallentamento, l’attuale compensazione delle voci di bilancio nonché l’aumento dei prezzi dei fondi esterni in seguito al declino del mercato azionario, ha probabilmente determinato un differimento dei programmi di investimento.

Prospettive di svolta nel secondo semestre del 2003 fino a raggiungere una crescita potenziale nel 2004

Dall’aprile di quest’anno emergono dalle indagini compiute alcuni segnali incoraggianti in prospettiva di una probabile ripresa, soprattutto per quanto riguarda il settore dei servizi, ove il ripristino della fiducia è più graduale nel commercio al dettaglio. L’indice dei responsabili degli acquisti ha iniziato a lievitare a luglio e ha ora riguadagnato gli alti livelli degli inizi del 2002. La fiducia dei consumatori sta, lentamente ma gradualmente, evidenziando segnali di miglioramento, anche se i nuclei familiari rimangono relativamente cauti ove si tratti di effettuare acquisti di valore notevole.

In base agli indicatori di produzione, sembra che la ripresa sia meno sicura in questo settore. Nonostante ciò, si è registrato un miglioramento dei principali indicatori, quali ad esempio quelli relativi al clima imprenditoriale e ai responsabili degli acquisti per il settore manifatturiero. Considerati complessivamente, questi indicatori segnalano che la recessione è stata evitata e che ci si trova attualmente nel processo di svolta.

Dati i bassi tassi di interesse ed un tasso di cambio rafforzato, la fonte di crescita dovrebbe essere il versante interno piuttosto che quello esterno. Parte della ripresa prevista nei prossimi mesi nelle spese dei nuclei familiari e delle imprese, è dovuta ai tassi di interesse tradizionalmente bassi, sia a breve che a lungo termine. Ciò ha contribuito ad un allentamento delle restrizioni di bilancio imposte ai nuclei familiari e alle imprese grazie al calo dei costi del servizio del debito. L’impennata dei mercati azionari da marzo di quest’anno e la vivacità del mercato dell’edilizia abitativa in alcuni Stati membri hanno da parte loro contribuito a recuperare in parte il patrimonio perduto a causa dello scoppio della bolla speculativa che ha coinvolto il mercato azionario.

Il reddito di cui dispongono realmente i nuclei familiari ha ricevuto un forte impulso dall’inflazione più ridotta ed è destinato ad accrescere ulteriormente in parallelo al calo dell’inflazione. L’effetto positivo del reddito reale è sostenuto sia dall’apprezzamento dell’euro che dal susseguente effetto sulle ragioni di scambio, che dovrebbe risultare più tangibile a medio termine.

Mentre il tasso medio di crescita nell’area dell’euro resta limitato allo 0,4% nel 2003, si prevede un aumento fino all’1,8% nel 2004 e al 2,3% nel 2005 (i corrispondenti valori per l’UE sono rispettivamente 0,8%, 2% e 2,4%). La tendenza al rialzo è dovuta alla ripresa della domanda interna, sostenuta dalla crescente domanda estera a partire dal secondo semestre del 2003, che, a sua volta, dovrebbe determinare un’accelerazione della formazione di capitale nel corso del 2004.

Un mercato del lavoro in cattiva salute

Nella fase iniziale di crescita modesta, l’occupazione si è mantenuta ad un discreto livello e l’incremento del tasso di disoccupazione è stato contenuto. La relativa stabilità dell’occupazione nel settore dei servizi ne spiega in parte le ragioni. Altri fattori potrebbero essere la costituzione di una riserva di manodopera come anche i contratti di lavoro più flessibili.

Tuttavia, a causa del persistere di questa fase discendente, si sta delineando un quadro che desta qualche preoccupazione. Nel 2003 è prevista la perdita di circa 200.000 posti di lavoro (in termini netti) nell’area dell’euro, che rappresenta il primo calo dal 1994. Il tasso di disoccupazione dovrebbe aumentare all’8,9% (8,1% nell’UE). Considerate la ripresa molto lenta e le persistenti rigidità, si prevede per il prossimo anno la creazione di pochissimi posti di lavoro. Poiché, secondo i pronostici, la crescita della forza lavoro dovrebbe superare la crescita dell’occupazione, il tasso di disoccupazione nell’area dell’euro continuerà a salire fino al 9,1% nel 2004 (8,2% nell’UE), per poi registrare una tendenza al ribasso nel 2005.

L’inflazione comincia a rallentare

Nonostante il rallentamento dell’economia, l’inflazione apparente è rimasta ad un livello basso nel 2003 a seguito della combinazione di fattori temporanei quali il passaggio degli aumenti dei prezzi del petrolio petroliferi, dei rincari dei prezzi dei prodotti alimentari a causa di fattori meteorologici e degli aumenti delle imposte indirette. Rispetto al 2,3% del 2002, nell’area dell’euro l’inflazione apparente dovrebbe attestarsi in media al 2,1% quest’anno, prima di scendere al 2% nel 2004 e all’1,7% nel 2005. Si è registrata inoltre una viscosità dell’inflazione nel corso del 2003, a seguito di una bassa crescita della produttività e della lenta trasmissione degli effetti dell’apprezzamento dell’euro ai prezzi alla produzione e al consumo. Tuttavia, sia il calo dei costi unitari del lavoro, in un momento in cui si assiste ad un incremento della produttività del lavoro, che la moderazione salariale dovrebbero da parte loro determinare una riduzione dell’inflazione di fondo nel medio termine.

Peggioramento ulteriore del disavanzo pubblico nell’area dell’euro, con differenze sostanziali tra Stati membri

Dal 2,2% del 2002, il disavanzo pubblico nell’area dell’euro (1,9% nell’UE) dovrebbe lievitare al 2,8% del PIL nel 2003 (2,7% nell’UE). Rispetto alle previsioni economiche di primavera della Commissione (2,5% per l’area dell’euro), ciò implica un peggioramento del bilancio delle amministrazioni pubbliche in tutti i paesi dell’UE ad eccezione di Belgio, Spagna, Austria e Portogallo.

In relazione al 2002, si prevede un saldo di bilancio delle amministrazioni pubbliche inferiore in tutti i paesi dell’UE, tranne che in Belgio. In questo quadro generalmente sconfortante, si possono distinguere alcuni gruppi di paesi. Il primo è composto da due paesi – Germania e Francia -, che dovrebbero superare il valore di riferimento del 3% nel 2003, essendosi già trovati in questa posizione nel 2002. Il secondo gruppo comprende quei paesi il cui disavanzo è deteriorato quest’anno e/o dovrebbe risultare vicino al valore di riferimento: Italia, Paesi Bassi, Portogallo e Regno Unito. Il terzo gruppo è composto da quei paesi nei quali si prevede che il deficit rimanga al di sotto dell’1¾% del PIL nel 2003: Grecia, Irlanda, Lussemburgo ed Austria. L’ultimo gruppo è infine costituito da quei paesi che dovrebbero registrare un’eccedenza nel 2003: Belgio, Danimarca, Spagna, Finlandia e Svezia.

Nel 2004, si prevede un lieve miglioramento per l’area dell’euro, con una diminuzione al 2,7% del PIL del disavanzo pubblico (2,6% per l’UE). Pur tuttavia, si prevede che tre paesi (Germania, Francia e Portogallo) supereranno il valore di riferimento del 3%. Nel 2005, il disavanzo dell’area dell’euro dovrebbe attestarsi al 2,7% del PIL (2,4% per l’UE). Si tratta della conseguenza della prevista accelerazione della crescita del PIL, in quanto le previsioni economiche per il 2005 si basano sull’ipotesi dell’”invarianza delle politiche”. Tenendo quindi presente tale ipotesi, quattro paesi supererebbero il valore di riferimento nel 2005: Germania, Francia, Italia e Portogallo.

Rischi calcolati per le previsioni

Dalle economie dell’America del nord e dell’Asia emergono segnali incoraggianti di una ripresa della crescita mondiale. La simultanea accelerazione della crescita in tutte le principali regioni del mondo scatenerebbe una crescita molto dinamica che tutte contribuirebbero vicendevolmente ad alimentare. Tuttavia, gli squilibri macroeconomici di lunga durata potrebbero frenare un’espansione sostenuta dell’economica statunitense. L’economia giapponese si trova ancora nella fase primordiale di ripresa dalla prolungata recessione sofferta. Il contesto internazionale potrebbe dunque rivelarsi meno favorevole del previsto.

Un ulteriore apprezzamento sostenuto del tasso di cambio dell’euro potrebbe insidiare l’attività in particolare nel settore manifatturiero dell’area dell’euro, soprattutto negli Stati membri che negli ultimi tempi hanno dovuto dipendere dalla domanda esterna per produrre crescita economica.

Il carattere prolungato che caratterizza questa tendenza al ribasso, le incertezze dovute alla guerra in Iraq e la compensazione delle voci di bilancio nel settore societario, hanno frenato la fiducia e determinato un differimento dei progetti di consumo ed investimento. Con il ripristino della fiducia potrebbe liberarsi questo arretrato potenziale di domanda, grazie al quale verrebbe accelerato il ritorno alla crescita potenziale.

La fiducia delle imprese potrebbe trarre grande beneficio dai progressi tangibili delle riforme strutturali, come pure il rispetto dei principi del patto di stabilità e crescita. Infine, nonostante il persistere di inquietudini di natura geopolitica, negli ultimi mesi si è osservato un calo delle tensioni, che ha ridotto l’incertezza a livello globale.

Paesi in via di adesione: in media, la crescita si è relativamente attestata&

Nonostante il difficile contesto internazionale, la crescita nei paesi in via di adesione è rimasta solida alla fine del 2002 e agli inizi del 2003. La crescita è stata determinata dalle esportazioni e dall’incremento della produzione industriale, mentre i consumi privati continuavano ad essere consistenti e i tassi di interesse più ridotti fornivano un aiuto supplementare. Riflettendo tale situazione a livello mondiale, gli investimenti sono stati scarsi.

La crescita media del PIL dovrebbe essere pari al 3,1% nel 2003, quindi invariata rispetto alle previsioni di primavera della Commissione, e che fa registrare un incremento rispetto al 2,3% dell’anno scorso. Ciò è positivo rispetto alla deludente crescita economica nell’UE, tale aggregato maschera però tendenze diverse a livello nazionale.

Per molti paesi, le previsioni di crescita sono state rivedute verso il basso e la crescita sarà più lenta rispetto allo scorso anno. Il tasso invariato di crescita globale è dovuto principalmente alla Polonia, che sta a poco a poco recuperando da due anni di crescita rallentata. Per quest’anno, le previsioni di crescita variano dallo 0,8% di Malta, particolarmente colpita dal calo del turismo dovuto al clima di incertezza mondiale, al 6,6% della Lituania, in cui si registra una forte tendenza all’investimento.

& e si prevede un incremento grazie all’allargamento dell’UE, resta tuttavia bassa la creazione di nuovi posti di lavoro

Incentivata dalla ripresa nell’UE e dalla prospettiva dell’allargamento, si prevede che la crescita media nei paesi in via di adesione aumenti al 3,8% nel 2004 e al 4,2% nel 2005. Si prevede tale scenario in tutti i paesi in via di adesione, ad eccezione delle Repubbliche baltiche, dove si pronostica un rallentamento dagli alti livelli. I principali motori della crescita sono l’incremento delle esportazioni e i consistenti consumi privati, cui va aggiunta la spinta agli investimenti.

Dato il legame con il processo di ristrutturazione in corso, nel 2003 l’occupazione registra un calo nella Repubblica ceca, in Polonia e in Slovenia, e la creazione di nuovi posti di lavoro è stata piuttosto bassa negli altri paesi, tranne che in Slovacchia e in Lituania. Il contesto è complessivamente destinato a migliorare, tuttavia il tasso medio di creazione dell’occupazione resta contenuto allo 0,6% nel 2004 e all’1,1% nel 2005. Ne consegue che il tasso di disoccupazione resterà elevato (circa il 15%) nel 2005.

Aumento contenuto dell’inflazione apparente

L’inflazione, ad un tasso medio di circa il 2,5%, è scesa drasticamente nel 2002 e in alcuni paesi in via di adesione si è anche avuto per un certo periodo un ribasso dei prezzi in conseguenza di un forte aumento della produttività. Per il 2003 si prevede che l’inflazione media resti vicina ai livelli registrati nell’area dell’euro, ma successivamente dovrebbe aumentare al 3,5% nel 2004 e al 3,1% nel 2005. Quest’evoluzione è determinata dal ritorno ad un contesto più normale, caratterizzato dal rincaro dei prezzi, dalla liberalizzazione dei prezzi calmierati e dall’aumento delle imposte indirette. L’inflazione sottostante dovrebbe restare contenuta, in quanto le pressioni causate da aumenti salariali alquanto rilevanti risultano compensate dall’incremento della produttività.

Resta elevato il disavanzo delle partite correnti

Il disavanzo medio delle partite correnti dovrebbe attestarsi a circa il 4¾% del PIL durante il periodo di riferimento: è il risultato della correzione di un gravissimo disavanzo in Estonia e Slovacchia e di un disavanzo in lieve crescita in Polonia e Lettonia. I disavanzi permangono piuttosto elevati, con qualche lieve aggiustamento nella Repubblica ceca e in Ungheria.

Il disavanzo pubblico di sei paesi sarà probabilmente superiore al 3% del PIL nel 2003

La media del disavanzo pubblico dei paesi in via di adesione è valutata al 5% del PIL per il 2003. Si prevede che Cipro, la Repubblica ceca, l’Ungheria, Malta, la Polonia e la Slovacchia registreranno disavanzi superiori al 3% del PIL. Con un migliorato contesto economico ed una politica di bilancio più rigorosa, il disavanzo pubblico dovrebbe calare nel 2004 nella maggioranza dei paesi. Si prevede un ulteriore peggioramento del disavanzo soltanto in Polonia (dal 4,3% al 5,9% del PIL), in Lituania (dal 2,6% al 3,1%) e in Estonia (dallo 0,0% allo 0,4%). Nel 2005, il saldo di bilancio delle amministrazioni pubbliche migliorerà in tutti i paesi in via di adesione.

Gli altri paesi candidati: ulteriore stabilizzazione

Gli altri paesi candidati assisteranno ad un’ulteriore stabilizzazione dei propri risultati macroeconomici. Il tasso di crescita dovrebbe avvicinarsi al 4,5% – 5% all’anno nei tre paesi candidati durante il periodo di riferimento. Per quanto concerne la Turchia, ciò significherebbe un rallentamento rispetto alla forte crescita del 2002, per quanto questa sia stata tuttavia contrassegnata dall’uscita del paese dalla profonda crisi che lo aveva investito nel 2001. Ne consegue che, durante il periodo di riferimento, la crescita seguirà un modello più stabile e sostenibile. La lieve flessione che si registrerà in Romania nel 2005 farà seguito alla forte spinta alla crescita prevista per il 2004, anno di elezioni. In Turchia e Romania la disinflazione dovrebbe continuare, a causa dell’apprezzamento reale tendenziale in questi paesi, come anche si dovrebbe rafforzare il versante dell’offerta delle economie, grazie ai forti investimenti e, in parte, a politiche monetarie e di bilancio più accorte. Per avviarsi alla fine dell’orizzonte di riferimento delle previsioni, i tassi d’inflazione nei due paesi sono previsti ad una sola cifra, mentre per quanto riguarda la Bulgaria, l’inflazione è già alquanto bassa ma sta lentamente aumentando.

Nei tre paesi, le bilance delle partite correnti dovrebbero aumentare in seguito alla forte domanda interna e ad un lieve peggioramento della competitività dei prezzi delle loro esportazioni sui mercati mondiali.