Lavoro e Previdenza

Tuesday 08 July 2003

INAIL il rapporto annuale 2002 sugli infortuni sul lavoro I parte.

INAIL il rapporto annuale 2002 sugli infortuni sul lavoro I parte (area lavoro cz)

Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro

Direzione Centrale Comunicazione

00144 Roma – Piazzale Giulio Pastore, 6

Tel. 0654872293 – Fax 0654872050

www.inail.it

Finito di stampare nel mese di luglio 2003

dalla Tipolitografia INAIL – Milano

Rapporto Annuale 2002

Direttore Centrale Comunicazione: Marco Stancati

Coordinamento del Gruppo redazionale: Paolo Niccolai

Segreteria di Redazione: Claudia Urbini

Eva Laura Sanfilippo

Hanno collaborato:

Adelina Brusco

Claudio Calabresi

M. Luisa Calamita

Paola Camillucci

Alberto Cassanelli

Massimo Cesarini

Franco D’Amico

Ciro Danieli

M. Giuseppina De Luca

M. Rosaria Fizzano

Daniela Gallieri

A. Rita Iugoli

Riccardo Lancia

Mario Maci

M. Ludovica Malgrande

Margherita Manfredi

Carla Manunta

Giuseppe Mazzetti

Silvia Mochi

Pino Morinelli

Ernesto Nobili

Gianfranco Ortolani

Cristina Paoletti

Armando Rizzi

Alessandro Salvati

Luisa Silva

Luigi Sorrentini

Liana Veronico

Indice

Introduzione

Sezione 1 – Il fenomeno infortunistico nel 2002

1.1 Il contesto macroeconomico 3

1.1.1 La situazione economica generale 3

1.1.2 La struttura e l’evoluzione dell’occupazione in Italia nel 2002 4

1.2 L’andamento degli infortuni e delle tecnopatie 7

1.2.1 Gli infortuni sul lavoro nel 2002: un confronto con l’anno precedente 7

1.2.2 Il trend infortunistico di medio periodo (1998-2002) 12

1.2.3 Gli indicatori strutturali di rischio territoriali e settoriali 14

1.2.4 Le malattie professionali nel quinquennio 1998-2002 16

1.2.5 Mezzo secolo di malattie professionali: denunce e indennizzi

nel periodo 1951-2000 18

1.3 Il quadro internazionale 21

1.3.1 Gli infortuni sul lavoro nell’Unione Europea 21

1.3.2 Le stime OIL sugli infortuni nel mondo 23

Sezione 2 – La presa in carico del lavoratore e dell’azienda

La presa in carico per i servizi assicurativi

2.1 Il contesto normativo e le linee di sviluppo 27

2.2 La revisione della procedura informativa per i rapporti con le Aziende 29

2.3 I servizi telematici 31

2.4 Le sinergie 33

2.4.1 L’INAIL e la Pubblica Amministrazione 33

2.4.2 L’INAIL e i Clienti 33

2.4.3 Il Casellario Centrale Infortuni 34

La presa in carico per i servizi per la prevenzione

2.5 La funzione prevenzionale per il lavoratore ed il datore di lavoro 37

2.6 Prospettive di sviluppo delle interazioni e sinergie 40

2.7 La sfida delle malattie professionali 43

2.8 Un progetto integrato tra Istituzioni e Parti Sociali:

l’indagine sugli infortuni mortali e di elevata gravità 46

III

2.9 Prospettive di sviluppo delle misure finanziarie di sostegno

alle imprese 48

2.10 Le scelte di “investimento” sui giovani, lavoratori e datori

di lavoro di domani 50

Sezione 3 – La presa in carico del lavoratore dopo l’infortunio

La presa in carico assicurativa e indennitaria

3.1 La tutela globale del lavoratore infortunato o invalido

come “nuova/antica” missione dell’assicurazione sociale

antinfortunistica 53

3.2 Il passaggio da una assicurazione obbligatoria autarchica

ad un “sistema di tutela pubblico aperto” 54

3.3 Il danno biologico come fattore di ulteriore apertura e di impulso

dinamico del sistema di tutela 56

3.3.1 L’osmosi tra mondo pubblico e mondo privato 56

3.3.2 L’osmosi tra l’assicurazione sociale e gli altri settori del

sistema previdenziale 57

3.4 La tutela del danno alla salute e delle sue conseguenze patrimoniali.

Verso una possibile forma di “risarcimento in forma specifica” 59

3.5 La presa in carico dell’infortunato durante il periodo di inabilità

temporanea assoluta 61

3.6 Un processo di trasformazione da completare 63

La presa in carico sanitaria

3.7 La funzione sanitaria dell’INAIL e l’evoluzione della normativa

in materia di tutela della salute 64

3.8 Il monitoraggio “Prime Cure” per l’anno 2002 67

3.9 Evoluzione dell’attività sanitaria 70

3.10 Problematiche di natura medico-legale 73

3.10.1 Il danno alla persona a carattere permanente 73

3.10.2 Il danno alla persona a carattere temporaneo 74

3.11 Erogazioni di prestazioni di assistenza protesica e riabilitativa 75

Sezione 4 – La presa in carico della persona disabile

4.1 La presa in carico della persona disabile e l’attività delle Équipes

Multidiscilpinari 79

4.2 Prospettive di sviluppo per l’attività delle Équipes Multidisciplinari 81

4.3 Le prestazioni protesiche e l’erogazione di ausili informatici per il

reinserimento sociale e lavorativo 83

4.4 Interventi per il reinserimento lavorativo 84

IV

Sezione 5 – Il contenimento della spesa e il sistema del welfare

5.1 Le politiche INAIL per il contenimento della spesa 89

Appendice

A.1 Le misure di intervento finanziario alle imprese 95

A.1.1 La fase sperimentale 95

A.1.2 La formazione finanziata 97

A.1.3 Le valutazioni emerse dal progetto di ricerca dell’Università

Bocconi 98

A.1.4 Gli investimenti finalizzati al miglioramento dell’organizzazione

del lavoro e dei processi produttivi in materia di sicurezza

sul lavoro 108

A.2 I “Nuovi flussi informativi” dal 2002 113

A.3 Il danno biologico – Allegati tecnici 117

A.3.1 Linee guida per l’applicazione della Tabella dei coefficienti

(di cui al D.M. 12 luglio 2002) 117

A.3.2 Il Comitato scientifico per il monitoraggio del danno biologico 128

Indice delle tavole

Tavola n. 1 Le principali variabili macroeconomiche – anno 2002 3

Tavola n. 2 Forze di lavoro per condizione, ripartizione geografica e occupati

per posizione nella professione – Anni 2001 e 2002 4

Tavola n. 3 Occupati per ramo di attività e sesso-media 2002 5

Tavola n. 4 Occupati per settore di attività economica e posizione nel lavoro

negli anni 2001-2002 5

Tavola n. 5 Occupati dipendenti per carattere dell’occupazione

e tipologia di orario. Media 2002 6

Tavola n. 6 Mappa del lavoro atipico in Italia 6

Tavola n. 7 Occupati totali in Agricoltura, Industria e Servizi

negli anni 2001-2002 7

Tavola n. 8 Infortuni sul lavoro avvenuti negli anni 2001-2002 e

denunciati all’INAIL 7

Tavola n. 9 Infortuni mortali sul lavoro avvenuti negli anni 2001-2002

e denunciati all’INAIL 7

Tavola n. 10 Infortuni sul lavoro avvenuti negli anni 2001-2002 e denunciati

all’INAIL per sesso e classe di età 9

Tavola n. 11 Infortuni sul lavoro avvenuti negli anni 2001-2002 e denunciati

all’INAIL per regione 10

Tavola n. 12 Infortuni sul lavoro avvenuti negli anni 2001 – 2002 e denunciati

all’INAIL per settore di attività economica 11

Tavola n. 13 Infortuni sul lavoro avvenuti nel periodo 1998-2002

Valori assoluti 12

Tavola n. 14 Infortuni sul lavoro avvenuti nel periodo 1998-2002

Indici di incidenza 12

V

VI

Tavola n. 15 Frequenza infortunistica per regione – Media triennale

1998-2000 15

Tavola n. 16 Frequenza infortunistica per settore di attività economica – Media

triennale 1998-2000 16

Tavola n. 17 Malattie professionali tabellate e non tabellate denunciate nel

periodo 1998-2002 17

Tavola n. 18 Malattie professionali tabellate e non tabellate denunciate e

indennizzate nel periodo 1951-2000 – Industria e Servizi 19

Tavola n. 19 Infortuni sul lavoro nell’Unione Europea – Anno 2000 – Distribuzione

per settore di attività 23

Tavola n. 20 Tassi di incidenza standardizzati x 100.000 occupati negli Stati

membri dell’Unione Europea

(9 sezioni NACE comuni) – Anno 2000 23

Tavola n. 21 Distribuzione geografica dei morti per patologie professionali

e incidenti sul lavoro 24

Tavola n. 22 Portafoglio per settore di attività economica al 31 dicembre 2002 30

Tavola n. 23 Incremento percentuale del portafoglio per l’anno 2002 rispetto

all’anno 2001 30

Tavola n. 24 Autoliquidazione 2001/2002 e 2002/2003 – Raffronto percentuale

tra le modalità di acquisizione (manuale o telematica) 32

Tavola n. 25 Prestazioni sanitarie effettuate nell’anno 2002 67

Tavola n. 26 Monitoraggio Prime Cure – Anno 2002 68

Indice dei grafici

Grafico n. 1 Il trend infortunistico nel periodo 1998-2002 – Industria e Servizi 13

Grafico n. 2 Il trend infortunistico nel periodo 1998-2002 – Agricoltura 13

Grafico n. 3 Malattie professionali tabellate e non tabellate denunciate

all’INAIL nel periodo 1951-2000 – Industria e Servizi 20

Grafico n. 4 Malattie professionali tabellate e non tabellate indennizzate

dall’INAIL nel periodo 1951-2000 – Industria e Servizi 20

Grafico n. 5 Malattie professionali tabellate e non tabellate – Industria e Servizi

Raffronto fra casi denunciati e casi indennizzati dall’INAIL

nel periodo 1951-2000 20

Grafico n. 6 Prestazioni sanitarie effettuate nell’anno 2002 per tipologia 69

Introduzione

Il Rapporto 2002 a sostegno della

proposta strategica

Introduzione

Il Rapporto 2002 a sostegno della proposta strategica

Lo scenario complessivo del sistema della tutela per i rischi professionali, come

si evince dalla lettura di questo Rapporto 2002, presenta ancora zone d’ombra

e alcune carenze che possono essere superate solo con un progetto ampio,

aperto ed equilibrato, che sia capace di rinnovare le molte componenti critiche

dell’attuale regime assicurativo senza, peraltro, mettere in discussione l’obbligatorietà

della tutela pubblicistica.

Un rinnovato, realistico impianto di tutela dovrà anzitutto integrarsi, senza contraddizioni

e senza attriti normativi e di processo produttivo del servizio, nell’assetto

dello stato sociale e nel disegno che va costruendosi con l’impulso della

riforma del welfare.

Fra i principi ispiratori di questo progetto evolutivo andrà posta la conferma della

missione sociale dell’INAIL, orientata verso la duplice funzione di tutela verso i

lavoratori, e di garanzia di servizio e assistenza verso le imprese, sia sotto il profilo

tecnicamente assicurativo, sia per il prezioso contributo di informazioni e di

conoscenza trasferito a chi avrà il compito di orientare la messa a punto degli

attributi primari, produttività/competitività, della filiera, nel rispetto assoluto delle

condizioni d’igiene e di sicurezza in azienda.

La vera e più delicata area d’intervento passa per lo snodo cruciale dell’equilibrio

economico-finanziario da rimodulare nel complesso e nelle singole gestioni

con stabili condizioni strutturali, eque e solidali, garanti della continuità nell’erogazione

delle prestazioni a infortunati e tecnopatici.

Il filo conduttore del Rapporto 2002 si è sviluppato senza soluzione di continuità

nel tempo, rispetto a quelli precedenti ed in particolare a quello del 2001: dal

tema “il lavoro che cambia, il rischio che cambia, la tutela che cambia” dell’edizione

dello scorso anno si è passati a quello “dal lavoro al lavoro”, che analizza

l’intero ciclo del servizio INAIL attraverso i vari “modi” del welfare attivo.

Un passaggio del testimone, della capacità di servizio dell’Istituto, dalla prima

frazione della presa in carico del lavoratore e dell’azienda rispetto al rischio, alle

frazioni successive della presa in carico dell’infortunato rispetto alla lesione,

della presa in carico dell’invalido e, infine, all’ultimo segmento della qualificante

restituzione al mondo del lavoro e alla società delle potenzialità del disabile.

La complessità del compito così delineato impone di affidare la definizione del

nuovo sistema all’iniziativa legislativa del Parlamento che dovrà disciplinare in

modo esaustivo anzitutto le “zone” primarie d’intervento, per ricondurre il tutto a

un definitivo riordino della normativa vigente. Occorre attualizzare il Testo Unico

del 1965 e la sia pure importante, ma parziale, riforma del D.Lgs. 38/2000, per

restituire, con il coinvolgimento diretto delle Parti Sociali, organicità e coerenza

a un quadro normativo ancora troppo disarticolato.

IX

1. La collocazione dell’INAIL nel welfare

Il processo evolutivo innescato dal D.Lgs. 38/2000 ha riqualificato profondamente

il ruolo sociale dell’Istituto ampliandone il versante tradizionale di ente

erogatore di prestazioni indennitarie e protesiche a quello di co-garante, in sinergia

con gli altri attori del welfare, di una tutela articolata anche sui versanti della

prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento. L’INAIL è interessato anche dai

processi di riforma costituzionale in senso federativo essendo soggetto alla

legislazione nazionale per gli aspetti previdenziali e alle legislazioni regionali per

gli interventi negli altri settori appena citati.

Il nuovo impianto normativo dovrà eliminare i persistenti elementi d’incertezza

sul ruolo dell’INAIL e definire la rete dei rapporti funzionali e finanziari dell’Ente

con gli altri soggetti istituzionali di riferimento nel sistema.

a) La generalizzazione della tutela

Nel rispetto del concetto di “rischio” a fondamento della tutela, ridefinito e generalizzato

in modo esaustivo, l’intero quadro del lavoro dipendente, ivi compresi

i dipendenti pubblici e altre categorie assicurate da Enti diversi, va ricondotto

all’interno della tutela INAIL.

La ridefinizione del campo d’applicazione soggettivo nei termini indicati avrebbe

riflessi positivi per:

• tutelare tutte le attività soggette a rischio connesso a prestazione lavorativa;

• uniformare sia le prestazioni, sia il premio in funzione dell’entità del rischio;

• semplificare, sul piano gestionale, l’individuazione dei soggetti protetti per

dare certezza sulla copertura assicurativa e sui diritti al lavoratore;

• semplificare, sul versante delle aziende, gli adempimenti per il rispetto dell’obbligo

assicurativo.

Il superamento della gestione in conto Stato, per i dipendenti pubblici, oltre ai

notevoli riflessi sull’ampiezza della tutela, renderebbe operativa la funzione di

servizio in ottica prevenzionale, fornendo anche preziosi ritorni di conoscenza

sui rischi specifici del comparto.

E su questo tema centrale del “conoscere per prevenire”, l’iniziativa legislativa

dovrà prevedere meccanismi che garantiscano l’interscambio istituzionalizzato

delle informazioni, pur nel rispetto delle rispettive funzioni dell’assicurazione

sociale e di quelle, anche obbligatorie, di mercato.

In analogia a quanto già realizzato con il Casellario Centrale Infortuni per il raccordo

informativo tra assicurazione infortuni e l’assicurazione r.c.a., il salto di

qualità riguarda la possibilità di aggregare ogni segnalazione, per una stessa

persona, su fatti che ne possano aver compromesso l’integrità psico-fisica. Un

patrimonio di dati da “restituire” in termini di conoscenza aggiuntiva ai settori

interessati e al S.S.N., segnatamente per coloro che svolgono la funzione di tutela

della salute della popolazione.

b) La razionalizzazione del sistema assicurativo: nei confronti dei lavoratori.

Il percorso verso questo obiettivo si segmenta in diverse linee d’intervento,

ognuna di pari dignità e di pari rilevanza.

In primo luogo la razionalizzazione, nella sua accezione più ovvia, passa per la

X

XI

conferma del ruolo e della funzione dell’INAIL rispetto al concetto chiave di “presa

in carico” dell’infortunato per una tutela globale, con un’esatta delimitazione, nota

e condivisa, delle competenze di ogni soggetto che operi nei campi della prevenzione,

della cura, della riabilitazione e del reinserimento lavorativo e sociale.

Nello specifico campo della prevenzione è opportuno e urgente, per non vanificare

il processo di sviluppo avviato con indubbio successo nei luoghi di lavoro con

il D.Lgs. 38/2000, rendere istituzionale lo strumento degli incentivi economici. Si

potrà, così, consolidare la stretta correlazione che lega un rischio, la sua prevenzione

specifica e il costo dell’assicurazione, e impostare a regime un sistema su

basi perfezionate grazie al triennio di sperimentazione appena concluso.

In materia di cura, riabilitazione e reinserimento, come detto, vanno parimenti definiti

ruoli e rapporti reciproci con il S.S.N., le Regioni e gli altri Enti competenti. Il

legislatore, nel confermare l’integrazione delle funzioni dell’INAIL nella programmazione

sanitaria centrale e territoriale, da sancire anche attraverso una convenzione

quadro con la Conferenza Stato-Regioni, dovrà attribuire all’Istituto la

responsabilità esclusiva delle strategie di intervento per i propri assistiti, anche

redistribuendo le quote di oneri che oggi gravano su ciascun Ente. I flussi di finanziamento

che provengono dal sistema produttivo, dopo attenta verifica, dovranno

essere riconsiderati nell’ottica di favorire un saldo aggancio fra politiche di intervento

sociale e politiche di investimento immobiliare a fini sanitari o di pubblica

utilità, ma sempre più orientati alla realizzazione delle politiche istituzionali.

Su questi, e altri temi, l’INAIL è impegnato nella messa a punto di proposte di

soluzione, basate su analisi accurate anche dal punto di vista finanziario.

La razionalizzazione, come accennato, è un’operazione a tutto campo che tocca

anche aspetti organizzativi come quello della riconduzione della funzione di

valutazione medico-legale, oggi segmentata fra diversi Enti del welfare, a un’unica

struttura pubblica che potrebbe assumere tutte le competenze finalizzando

le professionalità specifiche all’erogazione di prestazioni e servizi sociali.

Più complesso e articolato è il compito del legislatore sul versante dell’indennizzo,

per rendere equo e coerente l’intero sistema degli interventi di sostegno

economico mediante:

• l’aggiornamento dei livelli attuali di indennizzo del danno biologico, con la

dovuta gradualità e in base alle reali compatibilità finanziarie;

• l’adeguamento del sistema normativo dell’assicurazione infortuni, in complesso,

ai principi innovativi propri del concetto di danno biologico, con nuove

disposizioni per la valutazione delle invalidità ai fini del godimento delle provvidenze

accessorie per gli invalidi del lavoro;

• la revisione del sistema delle erogazioni per “assistenza personale continuativa”,

al fine di regolare al meglio l’intervento sulla effettiva necessità di assistenza

correlata alla menomazione.

c) La razionalizzazione del sistema assicurativo: nei confronti dei datori di lavoro.

Su un altro fronte, va riconsiderato l’ambito dell’istituto del regresso, dilatatosi in

modo abnorme rispetto agli adempimenti burocratici a carico delle aziende, con

la conseguenza inoltre di vedere progressivamente ridotta la sfera dell’esonero

da responsabilità civile del datore di lavoro. E ciò in netto contrasto con la ratio

che da sempre ha ispirato il sistema della tutela assicurativa antinfortunistica. Il

risultato atteso è quello di riequilibrare le posizioni reciproche delle parti contraenti

il rapporto assicurativo, con incisivi criteri atti a ridimensionare l’ambito di

operatività del regresso.

Non meno importante è l’obiettivo di semplificare la gestione dei rapporti con le

aziende con una normativa che consenta loro, dal punto di vista finanziario e

contabile, di mensilizzare il pagamento del premio, di compensare le spese anticipate

per indennità di temporanea con gli importi dovuti per l’intera gamma dei

versamenti da effettuare nel sistema unificato di riscossione delle entrate pubbliche,

di gestire in forma semplificata la tenuta dei libri regolamentari. Il tutto in

un quadro di crescente e diffuso utilizzo dell’innovazione tecnologica nell’ottica

di e-government.

In vista del progressivo snellimento del processo burocratico, occorre formulare

nuovi meccanismi per la risoluzione del contenzioso tariffario, costituendo un organismo

rappresentativo di tutte le categorie che, con carattere di terzietà, svolga una

azione finalizzata alla composizione bonaria delle controversie.

Per altro verso va considerato il disposto della Legge 14.2.2003, n. 30, che delega

al Governo la materia dell’occupazione e del mercato del lavoro e che, per

l’ambito specifico del coordinamento operativo dei servizi di vigilanza da parte

del Ministero del Lavoro sembra condizionare l’autonomia organizzativa degli

Enti. A un giusto e opportuno coordinamento delle azioni ispettive, di cui all’art.

8 della legge citata, si associa la previsione del conferimento della gestione dei

servizi di vigilanza alle Direzioni territoriali del lavoro con esiti che appaiono contraddittori

e non funzionali. Infatti le strutture di vigilanza dovranno rispondere

alle Direzioni del lavoro piuttosto che agli organi degli enti di appartenenza, perdendo

così tutta la collaudata specializzazione di ciascun corpo ispettivo, che

per l’INAIL è il mezzo d’elezione per classificare il rischio, applicare una tariffa

equa e sostenere la cultura d’impresa finalizzata alla conoscenza dei processi

produttivi per scopi di prevenzione.

Da queste ultime considerazioni emerge con chiarezza la necessità di sviluppare

in modo sempre più ampio e condiviso, con un impianto legislativo mirato, la

politica delle sinergie per elidere ridondanze e duplicazioni di competenze, per

ridurre il dispendio di risorse e realizzare le auspicate buone pratiche per economie

di scala e miglioramento del servizio. Questo a livello dell’intera Pubblica

Amministrazione, ma segnatamente per promuovere forme di stretta collaborazione

fra gli enti previdenziali, al fine di creare valore aggiunto per tutti beneficiari

della tutela sociale.

2. Le problematiche finanziarie e gestionali

I profili finanziari pongono all’Istituto due aree problematiche distinte, la prima

delle quali trova collocazione nell’ambito delle tematiche assicurative generali e

quindi, per certi versi, fisiologiche. Nella seconda area, invece, i problemi hanno

ben altra dimensione, come nel caso della gestione agricoltura, o di quella “in

conto Stato”, che non possono essere risolte con interventi meramente correttivi.

L’iniziativa legislativa che si propone in questa sede, già richiamata nei Rapporti

precedenti e più volte, con maggiore valenza, nelle linee di indirizzo degli Organi

dell’Istituto, dovrà tener conto di alcuni ineludibili punti di riflessione, in base ai

quali si potrà:

• ricondurre il settore agricolo alle logiche assicurative che correlano rischio e

contribuzione;

• procedere gradualmente alla normalizzazione della gestione, per ristabilire sia

l’equilibrio economico corrente, sia per impostare il risanamento del debito

pregresso, con l’essenziale e congruo apporto della fiscalità generale;

XII

• introdurre un equo sistema di polizze flessibili per i lavoratori autonomi agricoli;

• ricondurre il settore agricolo nella gestione ordinaria delle entrate, in una logica

di semplificazione che unifichi i versamenti fiscali e previdenziali;

• verificare il campo di applicazione dell’assicurazione contro gli infortuni in

agricoltura, anche per il possibile allargamento che potrebbe derivarne alla

luce della riformulazione dell’art. 2135 c.c e dei Decreti Legislativi nn. 226, 227

e 228/2001 che ampliano la nozione di impresa agricola, con sostanziali modifiche

della disciplina dell’inquadramento a fini previdenziali e assicurativi nei

settori agricolo, forestale, della pesca e dell’acquacoltura.

In un quadro di compiuto riordino del sistema di tutela vanno riconsiderati anche

i rapporti fra l’INAIL e lo Stato, oltre che per il superamento, più volte sollecitato,

della “Gestione per conto”, per ripristinare con piena effettività la funzione di

garanzia che le riserve tecniche assolvono nei confronti dei titolari di rendita. Si

ripropongono, al riguardo, interventi legislativi:

• per rimuovere la “non redditività” derivante dall’obbligo di deposito infruttifero

in Tesoreria;

• per rimuovere, o rivisitare, i vincoli normativi sulla tipologia e destinazione

degli investimenti, consentendo all’Istituto di partecipare alle scelte, soprattutto

in direzione, come detto, di investimenti a fini sanitari;

• per eliminare le contribuzioni ex ENPI ed ex ENAOLI, destinandone l’utilizzo

all’incentivazione economica per la prevenzione;

• per escludere ulteriori iniziative di cartolarizzazione degli immobili, ed evitare

il circuito “vizioso” e antieconomico delle vendite agevolate e degli acquisti a

prezzo di mercato, per garantire la copertura delle riserve tecniche;

• per ricondurre in limiti fisiologici i residui attivi verso la P.A., ovvero per riconoscere

una loro equa remunerazione, in analogia con i depositi in Tesoreria.

* * *

La lettura del Rapporto 2002 confermerà che le attuali linee di sviluppo dell’INAIL

sono la naturale prosecuzione di quelle declinate nelle precedenti edizioni, sia in

conseguenza della mancata evoluzione del quadro legislativo, sia per l’impatto

esercitato sulla vita dell’Istituto dalla modifica contingente dell’assetto gestionale.

Un supporto strategico per la divulgazione degli elementi di conoscenza forniti

con il Rapporto è rappresentato dal “sistema comunicazione” dell’Istituto, di cui

il presente documento è ormai un’espressione stabile, attesa dall’interno e dal

pubblico esterno, anche per la ricchezza di dati e di informazioni riportati nel

volume “Le statistiche”, arricchito quest’anno da nuove tavole per le malattie

professionali.

La comunicazione interna e istituzionale, che si propone di veicolare il messaggio

di un Ente affidabile e impegnato a superare gradualmente tutti gli snodi critici

dell’attuale momento gestionale, dovrà realizzare un flusso informativo

costante per coinvolgere tutto il personale interno e informare sulle prospettive

di miglioramento della tutela e del servizio per i lavoratori e per le aziende.

La scommessa gestionale, ancora una volta, da programmare accuratamente

evitando soluzioni superficiali ed estemporanee è sempre quella di condividere

con tutti gli attori del servizio pubblico la necessità di provare a fare di più, fare

meglio, fare a minor costo finanziario e organizzativo e, nell’auspicio della clientela,

fare l’intero.

XIII

Sezione 1

Il fenomeno infortunistico

nel 2002

1.1 Il contesto macroeconomico

1.1.1 La situazione economica generale

L’Unione Europea si trova attualmente ad affrontare, così come altre parti del mondo, un

rallentamento della crescita economica e della creazione dei posti di lavoro. Le difficoltà

interne e i rischi politici globali hanno condizionato pesantemente le prospettive di una

ripresa economica a breve termine. Si consolida il rafforzamento dell’euro sul dollaro

creando nuovi problemi di competitività alle economie europee, in particolare all’Italia,

che sconta ancora le storiche debolezze strutturali legate all’elevato debito pubblico, al

basso numero degli occupati rispetto alle persone in età attiva, alla frammentazione

delle attività produttive.

Nel 2002 la crescita dell’economia italiana è stata pari allo 0,4%, inferiore a quello dell’anno

precedente (+1,8%) in presenza di una sostanziale stabilità dell’inflazione pari al

2,5% rispetto all’anno precedente. Un incremento del PIL così modesto è dovuto in gran

parte all’indebolimento complessivo della domanda totale, salita appena dello 0,6% (era

stata +1,6% nel 2001) e, in misura minore, all’aumento dell’offerta proveniente dall’estero.

Dal punto di vista della formazione del prodotto interno lordo, a sostenere la crescita

in termini reali sono stati i settori dei servizi e delle costruzioni, mentre sia l’industria

in senso stretto sia l’agricoltura hanno fatto registrare una diminuzione del valore

aggiunto. In termini reali, oltre al rallentamento nella dinamica dei consumi e degli investimenti,

il punto di maggiore criticità è stato il calo delle esportazioni (– 1%). Le cause

sono ascrivibili anzitutto alla sensibile caduta della domanda mondiale, alla concorrenza

indotta delle aree a basso salario, ma anche all’introduzione della moneta unica che

ha bloccato il ricorso a svalutazioni competitive.

A fronte della stagnazione economica, tuttavia, l’indagine campionaria dell’ISTAT sulle

forze di lavoro nel 2002 ha segnalato un aumento dell’occupazione dell’1,5%, una concomitanza

che raramente si è presentata nel passato. Le possibili concause suggerite

dagli analisti sono:

• la maggiore flessibilità contrattuale che ha reso più semplice creare posti di lavoro

“atipici” (temporanei, interinali, part-time) e l’espansione delle collaborazioni coordinate

e continuative, che spesso assumono i connotati del lavoro dipendente, ma

senza doverne subire i vincoli;

• gli accordi salariali sulla base del tasso di inflazione programmata con ricadute positive

sulla domanda di lavoro e gli incentivi fiscali per nuove assunzioni a carattere permanente.

3

Tavola n. 1 – Le principali variabili macroeconomiche – anno 2002

Aggregati Variazione % rispetto all’anno 2001

P.I.L. +0,4

Importazioni +1,5

Consumi +0,7

Investimenti fissi lordi +0,5

Esportazioni -1,0

Occupazione +1,5

Inflazione +2,5

Fonte: ISTAT

1.1.2 La struttura e l’evoluzione dell’occupazione in Italia nel 2002

La dinamica espansiva dell’occupazione in Italia, secondo l’indagine ISTAT appena citata,

è in controtendenza rispetto a quanto registrato nell’area dell’euro.

Approfondendone le componenti si rileva che l’aumento nel 2002 dell’occupazione totale

è stata di 315mila unità (+1,5%, come detto) che è la sintesi di un potenziamento sia

dell’occupazione femminile (+2,2%, pari a 177mila unità) sia di quella maschile (+1%

con 138 mila unità).

Mezzogiorno e Centro sono state le ripartizioni territoriali a maggiore sviluppo occupazionale,

rispettivamente +1,9% e 1,8%, quasi il doppio rispetto al Nord dove l’occupazione

risulta aumentata solo dell’1,1%.

4

Tavola n. 2 – Forze di lavoro per condizione, ripartizione geografica e occupati per posizione

nella professione – Anni 2001 e 2002

ITALIA

Valori assoluti Variazioni

2001 2002 Assolute %

Forze di lavoro 23.781 23.993 211 0,9

Occupati 21.514 21.829 315 1,5

Dipendenti 15.517 15.849 333 2,1

Indipendenti 5.998 5.980 -18 -0,3

Persone in cerca di occupazione 2.267 2.163 -104 -46

Tasso di disoccupazione 9,5 9,0 -0,5 –

NORD

Occupati 11.090 11.213 123 1,1

Dipendenti 8.049 8.185 136 1,7

Indipendenti 3.041 3.028 -13 -0,4

Persone in cerca di occupazione 463 462 -1 -0,3

Tasso di disoccupazione 4,0 4,0 -0,1 –

CENTRO

Forze di lavoro 4.693 4.737 44 0,9

Occupati 4.345 4.424 79 1,8

Dipendenti 3.111 3.172 61 2,0

Indipendenti 1.234 1.253 18 1,5

Persone in cerca di occupazione 348 313 -35 -10,2

Tasso di disoccupazione 7,4 6,6 -0,8 –

MEZZOGIORNO

Forze di lavoro 7.535 7.581 46 0,6

Occupati 6.079 6.192 112 1,9

Dipendenti 4.357 4.492 135 3,1

Indipendenti 1.722 1.699 -23 -1,3

Persone in cerca di occupazione 1.456 1.389 -67 -4,6

Tasso di disoccupazione 19,3 18,3 -1,0 –

Fonte: Rilevazione forze di lavoro ISTAT – media 2002

L’occupazione dipendente registra una dinamica espansiva sostenuta in ragione del

2,1%, con un incremento di 333mila unità, a fronte di una sostanziale stagnazione dell’occupazione

autonoma che viceversa si riduce dello 0,3% con una flessione di 18mila

unità.

A livello nazionale, sia l’occupazione dipendente a tempo pieno e durata indeterminata

sia quella a termine e/o a tempo parziale sono cresciute rispettivamente di 218mila e di

115mila unità, rispetto al 2001. Diminuisce il tasso di disoccupazione anche nel

Mezzogiorno, dove tuttavia rimane su un livello doppio di quello medio nazionale.

Analizzando il numero degli occupati per settore economico e per sesso, si evince che

oltre il 75% delle donne lavoratrici opera nel settore terziario contro una quota nettamente

inferiore per gli uomini (55,7% del totale degli occupati maschi); la situazione si

inverte nell’industria dove opera il 38,8% dei maschi e solo il 20,1% delle donne.

In estrema sintesi si rileva il calo strutturale dei posti di lavoro nel settore agricolo, specialmente

nei lavoratori autonomi che registrano una flessione del 4,4%. Il settore industriale

segnala, in complesso, un trend in aumento intorno all’1%, trainato dal settore

delle costruzioni (2,4%).

L’andamento complessivo, comunque, è sostenuto dai servizi con un incremento intorno

al 2%.

Un’analisi più in dettaglio dell’andamento occupazionale è svolta nei capitoli dedicati al

fenomeno infortunistico.

5

Tavola n. 3 – Occupati per ramo di attività e sesso – media 2002

(dati assoluti in migliaia)

Settore di attività

Valori assoluti Valori %

Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale

Agricoltura 746 350 1.096 5,5 4,2 5,0

Industria 5.277 1.655 6.932 38,8 20,1 31,8

Altre attività 7.570 6.231 13.801 55,7 75,7 63,2

Totale 13.593 8.236 21.829 100,0 100,0 100.0

Fonte: Rilevazione forze di lavoro ISTAT

Tavola n. 4 – Occupati per settore di attività economica e posizione nel lavoro negli anni

2001-2002

Settore di attività 2001 2002 Variazione %

AGRICOLTURA

Dipendenti 464 462 -0,3

Autonomi 663 634 -4,4

Totale 1.126 1.096 -2,7

INDUSTRIA IN SENSO STRETTO

Dipendenti 4.271 4.310 0,9

Autonomi 862 874 1,3

Totale 5.133 5.184 1,0

COSTRUZIONI

Dipendenti 1.040 1.085 4,2

Autonomi 667 663 -0,5

Totale 1.707 1.748 2,4

COMMERCIO

Dipendenti 1.635 1.723 5,3

Autonomi 1.781 1.733 -2,7

Totale 3.416 3.456 1,2

ALTRI SERVIZI

Dipendenti 8.106 8.270 2,0

Autonomi 2.025 2.076 2,5

Totale 10.131 10.346 2,1

IN COMPLESSO

Dipendenti 15.517 15.849 2,1

Autonomi 5.998 5.980 -0,3

Totale 21.514 21.829 1,5

Fonte: Rilevazione forze di lavoro ISTAT

Nella tabella sono evidenziati i diversi contributi dell’occupazione dipendente “stabile” e

di quella “a termine” sul dato complessivo.

In sintesi, il contributo del lavoro dipendente a carattere permanente e a tempo

pieno risulta prevalente in termini assoluti (+217 mila unità) e pari all’1,7%. Più elevato,

in termini relativi, risulta l’incremento degli occupati a termine +4,7%.

Complessivamente i lavoratori con contratto permanente rappresentano l’84% del

totale dei lavoratori dipendenti, ma i dati confermano la crescente diffusione dei contratti

cosiddetti “atipici” che hanno ormai assunto un ruolo di rilievo nella dinamica

occupazionale. Il segnale più evidente di tale tendenza risulta dalla crescita costante

dei collaboratori coordinati e continuativi, quasi 2,5 milioni di unità pari all’11%

degli occupati.

Il ruolo dei rapporti di lavoro “flessibili” è particolarmente significativo nel settore terziario,

la cui dinamica risente del forte impulso nel variegato comparto dei servizi alle imprese

e alle famiglie, a cominciare dalle attività del terziario avanzato fino ai servizi professionali.

Analizzando i dati disponibili relativi agli anni 2000 e 2001 si evince che l’incremento più

evidente è quello del lavoro interinale dove si passa da poco più di 50.000 unità a oltre

70.000, con un aumento dell’incidenza sull’occupazione totale dell’1%, mentre diminuisce

il peso degli apprendisti e dei contratti di formazione lavoro, che scendono rispettivamente

da 18,8% a 18,2%, e da 13,8% a 11,8%. Stabili, o quasi, sia i lavoratori a tempo

determinato sia i part-time, mentre è in calo il numero degli addetti ai lavori socialmente

utili a causa della riduzione dei budget disponibili.

6

Tavola n. 5 – Occupati dipendenti per carattere dell’occupazione e tipologia di orario.

Media 2002 (migliaia di unità)

Valori assoluti Variazioni

Carattere dell’occupazione e

Media Media Media 2002 su Media 2001

Tipologia di orario 2001 2002 Assolute Percentuali

Permanente a tempo pieno 13.083 13.300 217 1,7

A termine e/o a tempo parziale 2.434 2.549 115 4,7

permanenti a tempo parziale 920 986 66 7,2

a termine a tempo pieno 1.045 1.104 59 5,6

a termine a tempo parziale 469 459 -10 -2,1

Totale dipendenti 15.517 15.849 332 2,1

Fonte: Forze di lavoro, ISTAT – Media 2001-2002

Tavola n. 6 – Mappa del lavoro atipico in Italia

Tipologia Anni

2000 2001

Tempo determinato1 153.000 151.400

Part-time1 177.900 181.600

Apprendisti2 446.025 430.068

Contratto di formazione lavoro2 328.379 277.337

Lavori socialmente utili2 125.789 104.992

Lavoro interinale3 51.214 74.629

1 Fonte: ISTAT, Rilevazione delle Forze di Lavoro

2 Fonte: INPS dati primo semestre

3 Fonte: Elaborazioni del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali su dati INPS- lavoratori equivalenti full-time

1.2 L’andamento degli infortuni e delle tecnopatie

1.2.1 Gli infortuni sul lavoro nel 2002: un confronto con l’anno precedente

Una sintetica premessa sull’andamento occupazionale, anche in questa sede, è necessaria

se si vuole inquadrare nel suo contesto naturale un’analisi di tipo quantitativo sul

fenomeno degli infortuni sul lavoro. E questo serve anche a sottolineare le prime basi di

un concetto esemplare, che si amplierà nei paragrafi seguenti, sulla opportunità di tenere

costantemente presente il nesso, inscindibile quanto ovvio in un’ottica di valutazione

dimensionale, tra infortuni e forza lavoro.

L’anno 2002, caratterizzato da una fase economica di sostanziale stagnazione, con le

connotazioni e per le motivazioni già illustrate in precedenza, ha fatto comunque registrare

una buona crescita dell’occupazione che ha riguardato esclusivamente le attività

dell’Industria e Servizi (+ 1,7%), con particolari accentuazioni nei settori delle Costruzioni

(+2,4%) e dei Servizi alle famiglie e alle imprese (+ 2,1%); l’Agricoltura, proseguendo nel

suo storico trend negativo, ha segnato una perdita di occupati pari al 2,7%.

7

Tavola n. 7 – Occupati totali in Agricoltura, Industria e Servizi negli anni 2001-2002

(migliaia di unità)

Settore economico 2001 2002 Variazione

Assoluta %

Agricoltura 1.126 1.096 -30 – 2,7

Industria e servizi 20.388 20.733 +345 +1,7

Totale occupati 21.514 21.829 +315 +1,5

Fonte: ISTAT

Tavola n. 8 – Infortuni sul lavoro avvenuti negli anni 2001-2002 e denunciati all’INAIL

Gestione 2001 2002 Variazione

Assoluta %

Industria e servizi 923.743 894.653 -29.090 -3,1

– di cui in itinere 50.333 58.309 7.976 15,8

Agricoltura 80.637 73.132 -7.505 -9,3

– di cui in itinere 946 1.009 63 6,7

Totale infortuni 1.004.380 967.785 -36.595 -3,6

– di cui in itinere 51.279 59.318 8.039 15,7

Tavola n. 9 – Infortuni mortali sul lavoro avvenuti negli anni 2001-2002 e denunciati all’INAIL

Tipologia di infortunio Industria e servizi Agricoltura Totale

2001 2002 2001 2002 2001 2002

– in occasione di lavoro 1.052 956 145 128 1.197 1.084

– in itinere 232 298 9 15 241 313

Totale infortuni mortali 1.284 1.254 154 143 1.438 1.397

Alla rilevazione del 23 maggio 2003 risultano denunciati all’INAIL 967.785 infortuni sul

lavoro avvenuti nell’anno 2002; di questi 894.653 si sono verificati nell’Industria e Servizi

e 73.132 in Agricoltura. Rispetto al 2001 si registra complessivamente una diminuzione di

36.595 casi, pari a -3,6%, quale sintesi di una riduzione del 3,1% nell’Industria e Servizi e

di una molto più marcata in Agricoltura (-9,3%). Cresce la quota di infortuni in itinere passati,

complessivamente, da 51mila circa a quasi 60mila nel 2002.

Allo stato attuale il dato 2002, ancorché non definitivo, si può ritenere sufficientemente

consolidato per confermare le previsioni e le stime fatte nei mesi precedenti su un calo

complessivo del fenomeno valutabile nell’ordine del 2%, con una flessione ancora più

drastica (stimata tra il 5% e il 7%) in Agricoltura.

Alla stessa data di rilevazione risultano complessivamente denunciati, per il 2002, 1.397

casi mortali, dei quali 1.254 sono di competenza dei settori dell’Industria e Servizi e 143

dell’Agricoltura.

Rispetto all’anno precedente si registra una diminuzione complessiva di 41 casi di infortunio

mortale (rispettivamente di 30 nell’Industria e Servizi e di 11 casi in Agricoltura),

anche in presenza di un sensibile incremento degli infortuni mortali avvenuti in itinere, che

sono passati complessivamente dai 241 casi del 2001 ai 313 del 2002.

Anche nel campo degli infortuni mortali sembra dunque confermarsi la tendenza alla flessione

che era stata indicata dalle precedenti rilevazioni. La particolare natura e delicatezza

del fenomeno, tuttavia, impongono di tener conto, per una valutazione più puntuale e

definitiva degli andamenti e delle tendenze, di un periodo di consolidamento temporale

più congruo. Queste grandezze numeriche, infatti, sono caratterizzate da una dimensione

che sotto il profilo strettamente statistico è da considerare relativamente limitata.

Poche decine di casi, in ingresso o in uscita per successivi aggiornamenti, possono

determinare spostamenti percentualmente significativi.

Su questo argomento, di natura squisitamente statistica, è doveroso e opportuno esporre

con chiarezza alcune considerazioni di ordine tecnico, alle quali è dedicato il riquadro

che ne riassume in sintesi gli aspetti più significativi.

8

DATI CORRENTI E DATI CONSOLIDATI

Gli “anni statistici” 2001-2002 sono stati interessati da una profonda rivoluzione operata

nell’intero sistema degli archivi informatici dell’INAIL. Questo, se da un lato contribuirà a

determinare un indubbio salto di qualità sul piano tecnologico, dall’altro ha necessariamente

creato, nella fase di transizione, rallentamenti nei normali livelli di operatività con

qualche situazione di criticità sul versante informativo.

Con le recenti operazioni di completo e definitivo riassetto degli archivi, finalizzate all’aggiornamento

della Banca dati statistica, si è proceduto da parte informatica ad alcuni

aggiustamenti tecnici nei criteri di estrazione dati che hanno determinato variazioni, di entità

comunque limitate, nelle denunce di infortunio per casi verificatisi negli anni 2001 e

2002.

Allo stato attuale, la base statistico informativa derivata dagli archivi informatici gestionali,

può ritenersi definitivamente assestata, ma come detto occorrerà tenere conto di possibili

eventuali “code” per l’anno 2002, connesse ai tempi tecnici di trasmissione e acquisizione

nel circuito “archivi periferici–archivi centrali”. Tali operazioni, che rappresentano i passi

necessari della filiera che porta alla formazione del dato statistico, potranno comportare, in

successive fasi di consolidamento, qualche limitato ritocco nelle statistiche relative appunto

all’anno 2002.

Questa circostanza, di cui peraltro viene tenuto debito conto attraverso opportune operazioni

previsionali di stima, è del resto assolutamente inevitabile in un sistema informativo

complesso come quello dell’Istituto. Il valore aggiunto è garantire, per un fenomeno articolato

come quello degli infortuni sul lavoro, standard di tempestività che sono difficilmente

riscontrabili nel panorama statistico nazionale e internazionale1.

1 L’ISTAT, che pure dispone di cospicue risorse e tecnologie dedicate all’attività statistica, sta diffondendo in questi giorni i

primi dati, per l’anno 2001, sugli incidenti stradali, un fenomeno per molti versi assimilabile a quello trattato in questa sede.

Scendendo ad una analisi più dettagliata del confronto 2002/2001 si può rilevare come il

calo infortunistico nell’Industria e Servizi abbia riguardato in particolare gli uomini (-4%),

mentre per le donne si registra una sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente. E’

anzi prevedibile che il dato 2002 consolidato determini un lieve incremento in termini

assoluti, ampiamente compensato, in termini relativi, dal notevole incremento occupazionale

registrato nel 2002 dalla componente femminile (+2,2%), più che doppio rispetto

a quello maschile.

Sia per i maschi sia per le femmine, la classe di età giovanile fino a 34 anni è quella che

registra le flessioni più elevate, con la classe più anziana, 65 anni e oltre, che ha consistenze

numeriche scarsamente significative.

In Agricoltura, la diminuzione degli infortuni risulta sensibile e generalizzata sia per quanto

riguarda il sesso sia le classi di età.

9

Tavola n. 10 – Infortuni sul lavoro avvenuti negli anni 2001 – 2002 e denunciati all’INAIL

per sesso e classe di età

INDUSTRIA E SERVIZI

Sesso / Classi di età 2001 2002 Variazione

assoluta %

MASCHI

fino a 34 344.424 324.014 -20.410 -5,9

35 – 49 261.073 257.358 -3.715 -1,4

50 – 64 102.828 99.762 -3.066 -3,0

65 e oltre 5.828 4.466 -1.362 -23,4

Totale 714.153 685.600 -28.553 -4,0

FEMMINE

fino a 34 99.888 96.975 -2.913 -2,9

35 – 49 79.347 81.494 2.147 2,7

50 – 64 29.197 29.765 568 1,9

65 e oltre 1.158 819 -339 -29,3

Totale 209.590 209.053 -537 -0,3

Tavola n. 10 – Infortuni sul lavoro avvenuti negli anni 2001 – 2002 e denunciati all’INAIL per

sesso e classe di età

AGRICOLTURA

Sesso / Classi di età 2001 2002 Variazione

assoluta %

MASCHI

fino a 34 16.003 14.260 -1.743 -10,9

35 – 49 20.073 18.840 -1.233 -6,1

50 – 64 17.640 15.584 -2.056 -11,7

65 e oltre 6.652 6.288 -364 -5,5

Totale 60.368 54.972 -5.396 -8,9

FEMMINE

fino a 34 3.435 3.017 -418 -12,2

35 – 49 7.282 6.790 -492 -6,8

50 – 64 8.709 7.561 -1.148 -13,2

65 e oltre 843 792 -51 -6,0

Totale 20.269 18.160 -2.109 -10,4

Sul piano territoriale, nell’Industria e Servizi si segnala un calo abbastanza diffuso nelle

varie aree geografiche del Paese, con maggiori accentuazioni nelle regioni del Sud e del

Centro: in particolare Molise, Campania, Basilicata, Puglia e Lazio. Incrementi di entità

relativamente modesta si registrano, invece, in Valle d’Aosta, Liguria, Emilia Romagna e

Calabria.

In Agricoltura la flessione risulta generalizzata su tutto il territorio nazionale.

10

Tavola n. 11 – Infortuni sul lavoro avvenuti negli anni 2001 – 2002 e denunciati all’INAIL

per regione

REGIONI

Industria e Servizi Agricoltura

2001 2002 Var. % 2001 2002 Var. %

Piemonte 77.247 74.550 -3,5 6.756 6.085 -9,9

Valle d’Aosta 2.539 2.587 1,9 242 202 -16,5

Lombardia 163.243 159.125 -2,5 6.987 6.474 -7,3

Liguria 31.427 31.659 0,7 1.250 1.216 -2,7

Trentino Alto Adige 25.544 24.171 -5,4 3.986 3.529 -11,5

Veneto 124.070 117.489 -5,3 7.384 6.503 -11,9

Friuli Venezia Giulia 30.703 29.545 -3,8 1.228 1.104 -10,1

Emilia Romagna 128.157 128.672 0,4 11.782 10.631 -9,8

Toscana 72.237 71.396 -1,2 6.036 5.672 -6,0

Umbria 18.922 18.351 -3,0 2.441 2.351 -3,7

Marche 34.612 33.998 -1,8 4.698 4.119 -12,3

Lazio 52.144 48.706 -6,6 3.510 3.101 -11,7

Abruzzo 20.724 20.458 -1,3 3.327 3.190 -4,1

Molise 3.692 3.317 -10,2 1.310 1.207 -7,9

Campania 32.011 29.102 -9,1 4.143 3.686 -11,0

Puglia 42.585 39.235 -7,9 5.152 4.558 -11,5

Basilicata 6.832 6.245 -8,6 1.634 1.425 -12,8

Calabria 12.178 12.313 1,1 1.929 1.909 -1,0

Sicilia 30.210 29.225 -3,3 3.888 3.506 -9,8

Sardegna 14.666 14.509 -1,1 2.954 2.664 -9,8

ITALIA 923.743 894.653 -3,1 80.637 73.132 -9,3

NORD-OVEST 274.456 267.921 -2,4 15.235 13.977 -8,3

NORD-EST 308.474 299.877 -2,8 24.380 21.767 -10,7

CENTRO 177.915 172.451 -3,1 16.685 15.243 -8,6

SUD 118.022 110.670 -6,2 17.495 15.975 -8,7

ISOLE 44.876 43.734 -2,5 6.842 6.170 -9,8

I rami di attività economica dell’Industria e Servizi mostrano un generale e spesso consistente

calo degli infortuni; contrazioni più significative nelle Industrie Manifatturiere e nel

settore delle Costruzioni, che pure ha conosciuto nel 2002 una consistente crescita occupazionale.

In aumento gli infortuni nei settori della Sanità, del Commercio e delle attività di servizio

in generale, sostanzialmente in linea con l’incremento occupazionale rilevato dall’ISTAT

(+2,1% nei Servizi) e l’ampliamento della base assicurata INAIL in questi settori.

11

Tavola n. 12 – Infortuni sul lavoro avvenuti negli anni 2001 – 2002 e denunciati all’INAIL

per settore di attività economica

INDUSTRIA E SERVIZI

Settore di attività economica 2001 2002 Variazione

Assoluta %

A Agrindustria 4.251 4.150 -101 -2,4

B Pesca 426 353 -73 -17,1

C Estrazioni di Minerali 2.164 1.979 -185 -8,5

DA Industria Alimentare 20.379 19.580 -799 -3,9

DB Industria Tessile 16.970 15.334 -1.636 -9,6

DC Industria Conciaria 5.459 5.136 -323 -5,9

DD Industria Legno 12.336 11.648 -688 -5,6

DE Industria Carta 10.225 9.451 -774 -7,6

DF Industria Petrolio 555 533 -22 -4,0

DG Industria Chimica 7.160 6.629 -531 -7,4

DH Industria Gomma 14.010 13.277 -733 -5,2

DI Industria Trasformazione 19.155 18.089 -1.066 -5,6

DJ Industria Metalli 66.601 61.285 -5.316 -8,0

DK Industria Meccanica 38.271 34.894 -3.377 -8,8

DL Industria Elettrica 14.595 13.239 -1.356 -9,3

DM Industria Mezzi Trasporto 18.427 16.851 -1.576 -8,6

DN Altre Industrie 16.773 15.203 -1.570 -9,4

D Totale Industrie Manifatturiere 260.916 241.149 -19.767 -7,6

E Elettricità, Gas, Acqua 5.420 5.036 -384 -7,1

F Costruzioni 102.214 99.247 -2.967 -2,9

G50 Commercio riparazione auto 16.939 16.234 -705 -4,2

G51 Commercio all’ingrosso 21.935 22.344 409 1,9

G52 Commercio al dettaglio 30.078 31.792 1.714 5,7

G Totale Commercio 68.952 70.370 1.418 2,1

H Alberghi e Ristoranti 27.629 28.411 782 2,8

I Trasporti 62.485 63.215 730 1,2

J Intermediazione Finanziaria 5.704 5.869 165 2,9

K Attività Immobiliari 50.422 52.584 2.162 4,3

L Pubblica Amministrazione 28.591 29.180 589 2,1

M Istruzione 3.199 3.220 21 0,7

N Sanità 29.288 32.268 2.980 10,2

O Servizi Pubblici 26.839 26.184 -655 -2,4

Totale 678.500 663.215 -15.285 -2,3

X Non determinato 245.243 231.438 -13.805 -5,6

In Complesso 923.743 894.653 -29.090 -3,1

1.2.2 Il trend infortunistico di medio periodo (1998-2002)

L’analisi congiunturale che ha posto a confronto i casi di infortunio del 2002 con quelli

avvenuti nell’anno precedente, ha evidenziato, pur nei limiti di un ulteriore necessario

consolidamento dei dati, una significativa e generalizzata riduzione del fenomeno in termini

assoluti.

Se si allarga il campo di osservazione ad un arco temporale più ampio, si può rilevare

come proprio nel 2002, per la prima volta nel corso dell’ultimo quinquennio, si registri una

contrazione nel numero complessivo di infortuni denunciati, tale da ricondurre sostanzialmente

il dato del 2002 alla consistenza numerica di inizio periodo.

Va fatto notare, a tale proposito, che l’andamento crescente degli infortuni registrato fino

al 2001 ha rispecchiato la positiva dinamica occupazionale rilevata dall’ISTAT nello stesso

periodo: tra il 1998 e il 2001 vi è stato un aumento complessivo di oltre un milione di

occupati. Il punto di rottura avviene appunto nel 2002, laddove ad una consistente crescita

dell’occupazione, seppure attenuata rispetto all’anno precedente, fa riscontro una

flessione del fenomeno infortunistico.

12

Tavola n. 13 – Infortuni sul lavoro avvenuti nel periodo 1998-2002 – Valori assoluti

Gestione 1998 1999 2000 2001 2002

Industria e Servizi 866.052 893.523 907.017 923.743 894.653

variazione % su anno prec. +2,5 +3,2 +1,5 +1,8 -3,1

Agricoltura 96.904 90.872 85.345 80.637 73.132

variazione % su anno prec. -6,7 -6,2 -6,1 -5,5 -9,3

Totale infortuni 962.956 984.395 992.362 1.004.380 967.785

variazione % su anno prec. +1,5 +2,2 +0,8 +1,2 -3,6

Tavola n. 14 – Infortuni sul lavoro avvenuti nel periodo 1998-2002 – Indici di incidenza

(totale infortuni x 1000 occupati ISTAT – dati elaborati)

Gestione 1998 1999 2000 2001 2002*

Industria e Servizi 44,7 45,4 45,1 45,0 43,7

var. % su anno prec. +1,0 +1,6 -0,7 -0,2 -2,9

Agricoltura 85,8 85,3 81,9 77,6 74,4

variazione % su anno prec. -2,9 -0,6 -4,0 -5,3 -4,1

Totale infortuni 47,1 47,6 47,1 46,7 45,3

variazione % su anno prec. +0,3 +1,0 -1,1 -0,8 -3,0

* valore stimato in base alla previsione del dato 2002 consolidato

Tradotto in termini di incidenza relativa, rapportando cioè i valori assoluti ad una base di

riferimento rappresentativa della forza lavoro impegnata, si vede che la tendenza al ribasso

iniziata già a partire dall’anno 2000 si rafforza significativamente nel 2002. La flessione,

che nel biennio 2000-2001 era attestata su valori complessivi vicini al punto percentuale,

passa nel 2002 ad un valore pari al 3%.

In particolare, nell’arco dell’intero periodo (dal 1998 al 2002) l’Industria e Servizi ha conosciuto

una crescita degli infortuni di circa il 3% in valore assoluto, mentre in termini relativi

segna una diminuzione del 2,3%.

In Agricoltura la flessione degli indici di incidenza, intorno al 13%, risulta invece sensibilmente

più contenuta di quella espressa dai valori assoluti, che è di circa il 25%, a seguito

del parallelo calo dell’occupazione nel settore agricolo.

13

B

B

B

B

B

J

J

J J

J

1998 1999 2000 2001 2002

92

94

96

98

100

102

104

106

108

Numeri indice

Anni

B Valori assoluti J Indici di incidenza

Grafico n. 1 – Il trend infortunistico nel periodo 1998-2002 – Industria e Servizi

(n. indice 1998 = 100)

B

B

B

B

B B

J

J

J

J

J J

1998 1999 2000 2001 2002 2002

60

65

70

75

80

85

90

95

100

105

Numeri indice

Anni

B Valori assoluti J Indici di incidenza

Grafico n. 2 – Il trend infortunistico nel periodo 1998-2002 – Agricoltura

(n. indice 1998 = 100)

Come prassi ormai consolidata, per una prima indicazione sull’andamento del fenomeno

in termini relativi sono stati utilizzati, come denominatore degli indici di incidenza, i dati

ISTAT sugli occupati opportunamente elaborati e razionalizzati per ragioni di omogeneità

classificatoria.

Questo denominatore, derivato da rilevazioni campionarie periodiche, è disponibile con

maggiore tempestività rispetto al denominatore “addetti/anno” elaborato dall’INAIL sui

propri dati, relativi alle imprese assicurate. Gli addetti/anno rappresentano, infatti, il parametro

abitualmente utilizzato quale denominatore del rapporto dell’indice di frequenza

infortunistica che, in assoluto, è l’indicatore che istituzionalmente presenta i necessari

requisiti di significatività ed attendibilità statistica.

Va sottolineato, quindi, che il contesto valutativo così delineato è da considerarsi indicativo

e, soprattutto, cautelativo in quanto, adottando come riferimento gli occupati ISTAT

non si tiene conto del recente e notevole ampliamento della base assicurata INAIL2. Dati

i tempi tecnici di rilevazione e di elaborazione, i dati ufficiali sugli “addetti INAIL”, non sono

ancora consolidati e pienamente disponibili per gli anni 2001 e 2002. Tuttavia, il sensibile

incremento che si è registrato sulle retribuzioni dichiarate per l’anno 2001 (il consuntivo,

in corso di ultimazione, parla di un aumento di oltre un milione di addetti rispetto

all’anno precedente), consente di stimare che per questi stessi anni verrà confermato un

ulteriore miglioramento della situazione infortunistica, con indicatori INAIL ancora più contenuti

rispetto agli indici di incidenza calcolati sulla base degli occupati di fonte ISTAT.

1.2.3 Gli indicatori strutturali di rischio territoriali e settoriali

E’ importante ricordare che una lettura più corretta e significativa del fenomeno infortunistico

deve sempre prendere in considerazione, accanto ai dati assoluti, anche i corrispondenti

valori relativi che esprimono il reale rapporto che esiste tra infortuni avvenuti e

forza lavoro che li produce. Si tratta, in concreto, di adottare appropriate misure dimensionali

che sgombrino il campo da possibili equivoci interpretativi derivanti da una lettura

semplicistica del dato numerico.

E’ vero che ogni fenomeno deve essere conosciuto, anzitutto, nella sua reale consistenza

numerica, una grandezza che può essere utile ad analisi per scopi e interessi di varia natura.

Si pensi, a titolo d’esempio, al dato relativo agli infortuni sul lavoro avvenuti in una determinata

area territoriale, ovvero, in tutt’altro campo, al dato sul parco autoveicoli circolante:

in entrambi i casi, dare ad un valore assoluto più significato di quanto esso rappresenti può

fornire una visione quantomeno limitata, se non distorta, del fenomeno da indagare.

Tanto per restare nell’esempio, è noto che la Lombardia ha un numero di veicoli circolanti

o di infortuni sul lavoro enormemente superiore a quello della Val d’Aosta, e questo può

avere un suo interesse informativo. Tuttavia non è sulla base di tali valori che si può stilare

una graduatoria che abbia la pretesa di rappresentare i livelli di “motorizzazione” o di

“infortunosità” delle due regioni italiane.

Non si può, infatti, non tenere conto del fatto che in Lombardia vivono oltre 9 milioni di

abitanti e che la Val d’Aosta ne conta appena 120 mila. Allora, già rapportando le due

grandezze regionali prese come esempio, numero di autoveicoli e numero di infortuni,

alle rispettive popolazioni, si avrebbero due primi indicatori, molto grossolani, sulla effettiva

incidenza dei fenomeni nelle rispettive realtà territoriali.

E’ naturale, poi, che il buon senso associato ad alcune elementari cognizioni in materia

statistica inducono a ricercare la via per costruire indicatori più raffinati attraverso l’utilizzo

di denominatori più mirati, espressi cioè da grandezze che siano più significative e

coerenti con quelle poste a numeratore.

E così se l’oggetto dell’analisi fossero gli autoveicoli circolanti, si potrebbe rapportarli,

sempre in relazione all’obiettivo che ci si propone, al numero di famiglie: il valore ottenuto

(n. autoveicoli per famiglia) potrebbe essere usato come indicatore del “benessere”;

se al denominatore, invece di un dato demografico, si ponesse una grandezza rappresentativa

della rete stradale regionale, il rapporto (n. autoveicoli per Km/strada) avrebbe

ben altro significato e potrebbe valere come indicatore di “congestione ambientale”.

Ne discende, quindi, che per analizzare correttamente e in modo articolato il fenomeno

infortunisco, si devono prendere in considerazione tutti quei parametri che rappresentano

l’unità di misura del lavoro.

In questo senso, nelle sintetiche analisi sul fenomeno infortunistico svolte nei precedenti

paragrafi, si è ravvisata l’opportunità di affiancare ai numeri assoluti degli infortuni denunciati

anche gli “indici di incidenza”, ottenuti rapportando gli infortuni agli occupati ISTAT,

che esprimono meglio la tendenza temporale del fenomeno stesso depurandola, in

sostanza, dalle variazioni connesse a quelle della base occupazionale di riferimento.

Altre informazioni, più significative e sostanziali sulla struttura territoriale e settoriale del

fenomeno infortunistico, espressa in termini di frequenza rispetto alla effettiva esposizione

al rischio, possono desumersi dalle due serie di “indici di frequenza” riportati nelle

tavole che seguono.

Si tratta, in questo caso, di veri e propri indicatori di rischio, elaborati dall’INAIL con rigorosi

criteri statistici sulla base degli infortuni indennizzati, statisticamente più solidi rispetto

a quelli denunciati, e rapportati ai già citati “addetti INAIL” che sono ottenuti a calcolo

14

2 La base degli assicurati INAIL si è ampliata a seguito delle disposizioni stabilite dal D.Lgs. 38/2000 relative ai lavoratori dell’area

dirigenziale, agli sportivi professionisti e, soprattutto, ai parasubordinati.

dalle retribuzioni dichiarate dai datori di lavoro e rappresentano le unità di lavoro/anno

che esprimono correttamente la misura dell’esposizione al rischio di infortunio.

Gli indicatori ottenuti, riferiti alla media dell’ultimo triennio disponibile per garantire la

necessaria congruità e stabilità alla base statistica, sono stati opportunamente trattati ed

integrati per tenere conto dei casi di infortunio di competenza del periodo di riferimento

non ancora definiti.

L’indice di frequenza complessivo di ciascuna unità territoriale o settoriale, inoltre, è stato

rapportato al valore medio nazionale, posto pari a 100, per ottenere i “numeri indice” che

permettono una lettura più agevole dei diversi livelli di rischio e danno la possibilità di

misurarne immediatamente le distanze dallo stesso valore medio nazionale.

Sulla base di tali indicatori, si può dunque rilevare facilmente come i più alti tassi di frequenza

infortunistica complessiva si riscontrino in Umbria (indice superiore del 42%

rispetto alla media nazionale), Marche (+31,7%) ed Emilia Romagna (+29,4%).

Il rischio di incorrere in un infortunio mortale risulta mediamente più elevato nelle regioni

del Sud e nelle Isole.

Le frequenze più basse in assoluto si registrano, invece, nel Lazio (-31,6% rispetto alla

media nazionale), in Campania (-30,0%) e in Sicilia (-28,6%).

In Lombardia e in Liguria si registrano i più bassi tassi di infortunio mortale e nel Lazio

quello di infortunio con postumi permanenti.

Naturalmente, valutazioni così schematiche del fenomeno a livello territoriale, che in questa

sede vengono fatte al solo scopo esemplificativo, richiedono un attento approfondimento

per tenere conto di tutta una serie di fattori connessi alle differenti condizioni socioeconomiche

delle varie aree geografiche, con particolare riferimento alla struttura occupazionale

esistente in ciascuna regione. Né si può prescindere da eventuali situazioni congiunturali

di particolare rilevanza quali, ad esempio, quelle di Umbria e Marche che sembrano

in qualche misura scontare l’impegno nella ricostruzione del dopo terremoto.

Per quanto riguarda il tipo di attività economica esercitata, i settori che presentano il più

alto rischio di infortunio sono quelli della Metallurgia, dell’Industria di trasformazione, del

Legno e delle Costruzioni.

Gli infortuni mortali sono nettamente più frequenti nei settori dell’Estrazione di minerali,

dei Trasporti e delle Costruzioni. In generale, le attività meno rischiose risultano essere

quelle dell’Intermediazione finanziaria e dell’Istruzione.

Va ricordato, infine, che gli indici di frequenza che vengono qui esposti e che danno una

rappresentazione molto generale del rischio lavorativo, rappresentano soltanto un piccolissimo

estratto dalla Banca dati statistica dell’Istituto dove gli stessi indicatori ed altri di

analogo interesse sono riportati con una amplissima gamma di articolazioni e dettagli.

15

Tavola n. 15 – Frequenza infortunistica per regione

(casi indennizzati x 1000 addetti INAIL – dati elaborati) – Media triennale 1998-2000

INDUSTRIA E SERVIZI

Tipo di definizione In complesso Regioni

Temporanea Permanente Morte Frequenze Numero indice

relative (Italia = 100)

Umbria 52,76 5,24 0,10 58,10 142,0

Marche 49,50 4,27 0,10 53,87 131,7

Emilia Romagna 49,37 3,46 0,09 52,93 129,4

Friuli Venezia Giulia 48,05 3,29 0,08 51,42 125,7

Veneto 47,38 3,18 0,09 50,64 123,8

Basilicata 45,84 3,91 0,14 49,89 122,0

Abruzzo 44,26 3,61 0,13 47,99 117,3

Puglia 43,19 4,21 0,14 47,54 116,2

Liguria 42,38 4,12 0,06 46,56 113,8

Toscana 41,56 3,65 0,08 45,29 110,7

Trentino Alto Adige 41,25 2,66 0,07 43,97 107,5

ITALIA 37,94 2,88 0,09 40,91 100,0

Molise 37,05 3,47 0,18 40,70 99,5

Sardegna 35,16 3,66 0,12 38,95 95,2

Piemonte 34,18 2,51 0,08 36,77 89,9

Lombardia 33,07 2,37 0,06 35,51 86,8

Valle d’Aosta 32,64 2,60 0,13 35,37 86,5

Calabria 28,98 3,45 0,13 32,56 79,6

Sicilia 26,60 2,50 0,10 29,20 71,4

Campania 24,41 4,10 0,12 28,63 70,0

Lazio 25,70 2,23 0,07 27,99 68,4

16

Tavola n. 16 – Frequenza infortunistica per settore di attività economica

(casi indennizzati x 1000 addetti INAIL – dati elaborati) – Media triennale 1998-2000

INDUSTRIA E SERVIZI

Tipo di definizione In complesso Settore di attività

Temporanea Permannte Morte Frequenze Numero indice economica

relative (tutti i settori = 100)

DJ Industria Metalli 71,53 4,64 0,09 76,26 186,4

DI Industria Trasformazione 68,48 5,05 0,15 73,68 180,1

DD Industria Legno 64,28 7,64 0,11 72,03 176,1

F Costruzioni 60,34 7,26 0,24 67,85 165,9

DH Industria Gomma 60,32 3,16 0,06 63,54 155,3

DM Industria Mezzi Trasporto 58,78 2,69 0,04 61,51 150,4

C Estrazione Minerali 53,23 6,96 0,38 60,57 148,1

DN Altre Industrie 50,73 3,86 0,07 54,65 133,6

DK Industria Meccanica 51,89 2,61 0,06 54,56 133,4

I Trasporti 47,29 4,75 0,30 52,34 127,9

DA Industria Alimentare 44,47 3,24 0,08 47,79 116,8

H Alberghi e Ristoranti 40,09 2,37 0,06 42,52 103,9

G50 Commercio Riparazione Auto 38,51 3,17 0,08 41,76 102,1

TUTTI I SETTORI 37,94 2,88 0,09 40,91 100,0

A Agrindustria 36,39 3,82 0,11 40,33 98,6

E Elettricità Gas Acqua 33,14 2,09 0,02 35,25 86,2

DE Industria Carta 32,64 2,11 0,06 34,81 85,1

O Servizi Pubblici 28,33 1,88 0,05 30,25 73,9

G52 Commercio Dettaglio 28,04 1,99 0,05 30,08 73,5

DB Industria Tessile 26,41 1,58 0,04 28,03 68,5

DC Industria Conciaria 25,59 1,78 0,04 27,40 67,0

G51 Commercio Ingrosso 25,11 1,80 0,09 27,01 66,0

N Sanità 25,33 1,34 0,02 26,68 65,2

K Attività Immobiliari 24,95 1,63 0,06 26,64 65,1

B Pesca 26,59 – – 26,59 65,0

DL Industria Elettrica 23,81 1,30 0,04 25,15 61,5

DG Industria Chimica 20,95 1,17 0,06 22,18 54,2

L Pubblica Amministrazione 20,24 1,41 0,02 21,67 53,0

DF Industria Petrolio 14,15 1,24 0,11 15,49 37,9

M Istruzione 11,50 0,88 0,02 12,40 30,3

J Intermediazione Finanziaria 6,08 0,37 0,01 6,47 15,8

1.2.4 Le malattie professionali nel quinquennio 1998-2002

Nell’anticipare fin d’ora che nel paragrafo seguente verrà fornito, per una panoramica di

lungo periodo, l’andamento cinquantennale (1951-2000) dei casi di malattia professionale

denunciati e indennizzati nell’ambito della gestione assicurativa Industria e Servizi, si

sottolinea che tale andamento, oggi, deve essere letto anche in rapporto a quanto avviene

a livello europeo. Infatti, per una corretta interpretazione delle tendenze pluriennali,

non si può prescindere dal quadro complessivo del fenomeno negli altri Paesi a economia

avanzata, che fornisce alcune indicazioni in parte contraddittorie. La constatazione

che in Europa le denunce per malattia professionale vanno riducendosi progressivamente

secondo un trend quasi uniforme potrebbe essere archiviata come un elemento positivo

e tranquillizzante: un’analisi più attenta, invece, segnala che il calo a livello numerico

è, in parte, un sintomo evidente della divaricazione tra la dimensione reale del fenomeno

e la sua immagine rappresentata dai dati statistici disponibili, nonché come il segno della

difficoltà tecnica e culturale di ricollegare i sintomi con l’attività lavorativa.

Limitando ora il discorso agli anni più recenti, e più precisamente al quinquennio 1998-

2002, ci si può rendere conto che il numero di denunce presentate all’INAIL in ciascun

anno sta registrando un andamento sostanzialmente stabile, intorno alle 26mila unità.

A tal riguardo va sottolineato come il vistoso calo del 2001 è di natura solo apparente in

quanto, a seguito dei problemi tecnico-informatici di rilevazione di cui si è già detto, un

cospicuo numero di patologie manifestatesi negli ultimi mesi dell’anno in questione, circa

4mila, è stato acquisito in ritardo dal sistema informativo centrale e, quindi, risulta attribuito

all’anno successivo.

Entrando più specificamente tra le cifre, ma il dubitativo è d’obbligo in presenza di dati

che, per gli anni più recenti, sono ancora contraddistinti da quote di casi indeterminati

così elevate, sembra che la tendenza ad una progressiva flessione del numero di malattie

tabellate a tutto vantaggio delle non tabellate vada proseguendo secondo una logica

che appare fisiologicamente in linea con il quadro complessivo della situazione. A tal

proposito, si sottolinea come le denunce per malattia non tabellata abbiano ormai raggiunto

oltre il 60% del totale.

17

Tavola n. 17 – Malattie professionali tabellate e non tabellate denunciate nel periodo 1998-2002

Distribuzione per tipo di malattia ed anno denuncia

1998 1999 2000 2001 2002

INDUSTRIA E SERVIZI

Malattie tabellate 11.442 10.362 9.602 7.830 6.734

di cui

50 Ipoacusia e sordità 6.271 5.723 5.359 3.972 3.239

42 Malattie cutanee 1.308 1.230 1.019 830 763

91 Asbestosi 707 625 624 737 526

90 Silicosi 821 721 680 491 407

56 Neoplasie da asbesto 312 345 367 436 550

52 Malattie osteoarticolari 420 320 308 275 308

40 Asma bronchiale 273 243 249 195 178

43 Pneumoconiosi da silicati 286 232 212 136 114

99 Malattie non tabellate 13.907 13.675 14.760 13.307 11.341

di cui

Ipoacusia 6.788 6.248 6.018 4.713 2.015

Malattie dell’apparato respiratorio 1.256 1.181 1.178 960 852

Sindrome del tunnel carpale 766 719 815 754 371

Tendiniti 468 508 654 753 586

Tumori 331 368 366 387 195

Indeterminate 30 51 439 923 8.251

TOTALE INDUSTRIA E SERVIZI 25.379 24.088 24.801 22.060 26.326

AGRICOLTURA

Malattie tabellate 295 320 292 151 175

di cui

26 Ipoacusia e sordità 82 120 94 59 81

24 Asma bronchiale 110 84 91 47 44

25 Alveoliti allergiche 60 77 64 25 21

99 Malattie non tabellate 641 627 636 619 526

di cui

Ipoacusia 289 287 272 185 104

Bronchite cronica 61 39 28 28 11

Sindrome del tunnel carpale 20 29 27 25 30

Tendiniti 13 21 19 41 33

Artrosi 10 15 21 23 25

Dermatite da contatto ed altri eczemi 29 18 12 14 4

Indeterminate – 1 2 30 239

TOTALE AGRICOLTURA 936 948 930 800 940

TOTALE IN COMPLESSO 26.315 25.036 25.731 22.860 27.266

Scendendo all’analisi delle singole tecnopatie, va sottolineato che negli ultimi anni, pur

continuando le ipoacusie e le sordità da rumore ad occupare la posizione di vertice nella

graduatoria sia in campo tabellare che in quello opposto, altre patologie sono andate progressivamente

affermandosi. E questo trova giustificazione anche nella accresciuta attenzione

alla salute del lavoratore, con riferimento soprattutto alle patologie complessivamente

indicate come “lavoro-correlate”. Da un punto di vista puramente numerico va

assumendo grande rilievo, per il suo costante incremento, la “sindrome del tunnel carpale”,

una patologia che occupa ormai, in campo industriale e terziario, uno dei primi

posti tra le malattie non tabellate insieme a quelle dell’apparato respiratorio, alle tendiniti

e ai tumori. Un’analoga classifica in campo agricolo, vede le bronchiti croniche, le tendiniti,

le artrosi e le dermatiti da contatto, occupare i primi posti.

Ovviamente al di là del rilievo puramente numerico è la prognosi di ogni affezione a fare

la differenza: da qui l’attenzione meticolosa che INAIL applica alla crescente casistica dei

tumori professionali e dei mesoteliomi3.

Per quanto riguarda, le malattie tradizionali, a parte l’ipoacusia che comunque fa registrare

nel quinquennio 1998-2002 una flessione consistente, si confermano come malattie

maggiormente denunciate:

• l’asma bronchiale e l’alveolite allergica in campo agricolo,

• le malattie cutanee, la silicosi, l’asbestosi, le neoplasie da asbesto e le malattie osteoarticolari

in area industriale e terziaria.

Di particolare rilievo, in quest’ultimo settore, la diminuzione ormai assai accelerata della

silicosi e delle malattie cutanee, mentre sostanzialmente stabili appaiono ancora i dati

riguardanti l’asbestosi.

1.2.5 Mezzo secolo di malattie professionali: denunce e indennizzi nel periodo

1951-2000

A completamento del discorso già intrapreso e riepilogativo di un’epoca di grande complessità

e sviluppo sotto il profilo della tutela dei danni da lavoro, si offre qui un quadro

sinottico della serie storica relativa al numero di casi di malattia professionale denunciati

all’INAIL e da questo indennizzati. Il quadro riguarda soltanto i settori industriale e dei servizi,

poiché il fenomeno delle malattie professionali in agricoltura è rappresentato, almeno

nella dimensione evidenziata dalle cifre INAIL, da numeri sostanzialmente esigui.

Già nello scorso anno il Rapporto Annuale aveva riportato le serie cinquantennali relative

agli infortuni sul lavoro denunciati e indennizzati e alla quota di essi che purtroppo si

erano conclusi con la morte del lavoratore. Le serie storiche qui riportate completano un

discorso rimasto aperto e non concluso.

Da un punto di vista metodologico occorre avvertire che per il periodo 1951-1976 le cifre

riguardano i casi indennizzati entro il 31 dicembre dell’anno successivo a quello di manifestazione

mentre, per gli anni successivi, esse esprimono il numero di casi indennizzati

dal momento della denuncia a tutt’oggi.

Sotto un profilo più strettamente attinente all’analisi critica dei dati, va sottolineato che i

dati riportati non hanno la caratteristica di una forte continuità temporale come si registra

nel campo degli infortuni.

I dati sulle M.P., anzitutto, sono l’espressione della trasformazione del rischio nel tempo:

a un primo periodo di supremazia delle malattie di origine chimica e della silicosi si è progressivamente

sostituita una fase che ha visto ipoacusia e sordità da rumore ai vertici

delle cifre. Oggi si va sempre più aprendo una nuova fase che vede il ripiegamento dei

danni auditivi e il contemporaneo affermarsi, oltre alle malattie collegate all’uso dell’asbesto,

di una complessa nebulosa di malattie da lavoro che ha nelle malattie muscoloscheletriche

un raggruppamento numericamente importante.

In secondo luogo occorre tener conto delle modifiche strutturali legate all’adeguamento

nel tempo della “tabella” delle malattie professionali (1965, 1975, 1994), nonché dell’introduzione

del sistema misto (1989). Si può notare subito, anche dai grafici che seguono,

che le denunce tendono ad una più rapida ripresa immediatamente a valle delle

ristrutturazioni della “tabella” avvenute nel 1965 e nel 1975. Assai meno visibile, nel solco

della tendenza al regresso numerico che contraddistingue gli anni successivi al 1988, è

il mutamento tabellare intervenuto nel 1994. Fortissimo è invece il progresso, in questo

caso rilevabile meglio dalla serie espressa in termini numerici anziché dai grafici, delle

18

3 Si veda, sul tema delle ricerche in corso su queste patologie, il paragrafo 2.7, pag. 45.

malattie professionali “non tabellate” che, in poco più di un decennio sono arrivate a rappresentare

oltre la metà delle denunce.

Una nota che non può essere omessa è quella che riguarda la forte divaricazione tra il

numero di malattie professionali denunciate all’INAIL e quello dei casi con indennizzo. Va

sottolineato, a tale proposito, che la serie storica relativa ai casi indennizzati include soltanto

quelli per i quali si è avuto un indennizzo effettivo. Ne sono esclusi, invece, quei casi

che pur essendo stati riconosciuti dall’INAIL non hanno avuto questo epilogo, come

accade quando il danno valutato è inferiore al minimo indennizzabile.

Infine va sottolineato come il forte calo degli indennizzi negli anni più recenti rappresenti

un effetto apparente, soggetto a incrementarsi nel tempo, dovuto all’ancora incompleto

iter amministrativo della generazione di appartenenza.

19

Tavola n. 18 – Malattie professionali tabellate e non tabellate denunciate

e indennizzate nel periodo 1951-2000 – Industria e Servizi

Anno

Tabellate

Denunciate Indennizzate

1951 4.053 1.432

1952 4.866 1.583

1953 9.189 3.459

1954 11.617 4.935

1955 13.102 6.009

1956 17.834 8.020

1957 18.073 7.813

1958 19.476 8.882

1959 22.998 10.395

1960 24.177 11.525

1961 25.752 12.715

1962 28.111 13.690

1963 34.192 16.014

1964 38.083 17.903

1965 40.271 15.881

1966 50.277 19.287

1967 51.852 17.383

1968 51.229 16.501

1969 53.477 15.982

1970 50.420 13.538

1971 52.667 14.262

1972 58.754 13.539

1973 61.257 13.783

1974 51.630 13.277

1975 61.609 13.403

1976 74.404 17.263

1977 74.374 25.202

1978 73.187 27.078

1979 70.208 25.324

1980 67.596 24.257

1981 62.577 22.684

1982 51.986 18.837

1983 46.572 16.451

1984 48.544 17.577

1985 48.867 16.988

1986 48.326 16.091

1987 47.706 15.149

1988 61.305 16.534

1989 56.695 14.480

1990 53.900 14.619

1991 50.289 14.878

1992 51.519 16.500

Anno In complesso Tabellate Non tabellate

Denunciate* Indennizzate Denunciate Indenn. Denunc. Indenn.

1993 41.483 8.126 30.097 7.157 11.386 969

1994 33.433 5.129 25.031 4.768 8.402 361

1995 29.475 4.271 18.521 3.648 10.954 623

1996 29.210 4.240 17.213 3.518 11.997 722

1997 26.875 3.987 14.149 3.040 12.726 947

1998 25.379 3.807 11.442 2.928 13.907 1.011

1999 24.088 3.689 10.362 2.679 13.675 1.010

2000 24.801 2.417 9.602 1.746 14.760 671

* comprese le indeterminate

20

1951

1952

1953

1954

1955

1956

1957

1958

1959

1960

1961

1962

1963

1964

1965

1966

1967

1968

1969

1970

1971

1972

1973

1974

1975

1976

1977

1978

1979

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

0

10000

20000

30000

40000

50000

60000

70000

80000

Grafico n. 3 – Malattie professionali tabellate e non tabellate denunciate all’INAIL nel

periodo 1951-2000 – Industria e Servizi

1951

1952

1953

1954

1955

1956

1957

1958

1959

1960

1961

1962

1963

1964

1965

1966

1967

1968

1969

1970

1971

1972

1973

1974

1975

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1977

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1981

1982

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1987

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1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

0

5000

10000

15000

20000

25000

30000

Grafico n. 4 – Malattie professionali tabellate e non tabellate indennizzate dall’INAIL nel

periodo 1951-2000 – Industria e Servizi

1951

1952

1953

1954

1955

1956

1957

1958

1959

1960

1961

1962

1963

1964

1965

1966

1967

1968

1969

1970

1971

1972

1973

1974

1975

1976

1977

1978

1979

1980

1981

1982

1983

1984

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

0

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20000

30000

40000

50000

60000

70000

80000

Denunciate Indennizzate

Grafico n. 5 – Malattie professionali tabellate e non tabellate – Industria e Servizi

Raffronto fra casi denunciati e casi indennizzati dall’INAIL nel periodo 1951-2000

1.3 Il quadro internazionale

1.3.1 Gli infortuni sul lavoro nell’Unione Europea

Gli infortuni sul lavoro rappresentano una calamità mondiale, sia in termini umani, sia per

la ricchezza perduta. L’attività dell’uomo produce, infatti, come corollario peraltro largamente

evitabile, una mole di infortuni e di malattie professionali inaccettabile che ha molteplici

e pesanti riflessi sociali, ma anche un costo economico decisamente rilevante.

I livelli infortunistici sono elevatissimi nei paesi del terzo mondo, anche se spesso non

appaiono nella loro interezza a causa di sistemi di raccolta dei dati parziali o inaffidabili.

Al contrario, nei paesi avanzati i numeri degli infortuni, più ridotti, appaiono comunque

considerevoli perché migliori sono, appunto, i sistemi di raccolta e di elaborazione.

Eppure, anche qui le maglie della rete sono senz’altro ampie, e per motivi diversi.

Fino a pochi anni fa era quasi una regola, consolidata e universalmente accettata, quella

relativa all’impossibilità di confrontare correttamente i dati infortunistici prodotti anche da

paesi tra loro assimilabili come quelli della vecchia Europa. A tale impossibilità, che aveva

le sue radici nelle diverse regole assicurative, nelle differenti metodologie di raccolta, di

elaborazione e di rappresentazione dei dati utilizzate in ciascun paese, ha cercato di far

fronte EUROSTAT nell’ultimo decennio, avviando un grande programma di normalizzazione

statistica contraddistinto da un acronimo ben noto agli addetti ai lavori (ESAW =

European Statistics on Accidents at Work). Un progetto scadenzato, nel suo progredire

temporale, in tre passi successivi di crescente complessità ed impegno.

Oggi si è giunti alla svolta applicativa della terza fase, quella relativa alla normalizzazione

delle statistiche relative alle modalità di accadimento degli infortuni, ed è già disponibile

una piccola serie di indicatori europei e nazionali che parte dal 1993 e si arresta, per ora,

al 2000, ultimo anno consolidato.

I tempi di elaborazione internazionale, è inevitabile, si sommano a quelli nazionali e creano

ancora un certo differimento nella pubblicazione delle informazioni.

I dati per il 2000 della serie indicano che in Europa, ogni anno, vengano notificati poco

meno di cinque milioni di infortuni con esiti di inabilità superiore a tre giorni4 e quindi, in

sintesi, un infortunio all’incirca ogni 25 lavoratori. Un dato che negli anni ha mostrato una

tendenza complessiva ad un lento, ma continuo ridimensionamento.

Se è vero che il processo di normalizzazione ha fatto ormai molti passi in avanti e si è

andato sufficientemente rafforzando, è altrettanto vero che molte trappole metodologiche

sono ancora possibili, anche se appaiono ben occultate, come quelle connesse al “sistema”

assicurativo e alla raccolta dei dati infortunistici.

Nei paesi che dal punto di vista delle assicurazioni sociali si rifanno agli schemi tedeschi

e cioè quelli, come l’Italia, la Germania, la Francia ed in genere i paesi non anglosassoni

d’Europa, nei quali la denuncia di infortunio è collegata ad un risvolto di natura assicurativa,

i dati elaborati sono sufficientemente completi e confrontabili, pur con le dovute cautele.

Altrettanto non si può dire per i dati prodotti da quei paesi, per lo più quelli di estrazione

anglosassone, in cui il collegamento denuncia-assicurazione non esiste o è più

labile. In queste aree la significatività dei dati è fortemente compromessa, soprattutto per

l’esistenza di livelli di sottodenuncia non identificabili con sicurezza: per tali sistemi

EUROSTAT stima un valore dichiarato che rappresenta tra il 30% e il 50% del totale infortuni

che si verificano.

Va anche sottolineato che i dati EUROSTAT sono stati progressivamente calcolati su una

rosa di comparti lavorativi via via più ampia ed esaustiva. La stessa metodologia di normalizzazione

dei dati ha compiuto, nel tempo, notevoli passi in avanti.

21

4 Il dato scende a quattro milioni se si considerano solo i settori di attività relativi alle nove sezioni NACE comuni, su cui è

effettuata l’indagine normalizzata.

I settori a più alta incidentalità, sotto il profilo del rischio, sono quelli delle Costruzioni

(17% del numero totale dei casi e 24,5% di casi mortali) dell’Agricoltura e dei Trasporti. Il

settore delle Costruzioni, che da solo esprime appena l’8% del lavoro complessivo, registra

un quarto del totale dei casi mortali.

La situazione italiana, in questo contesto, non corrisponde a quella gravissima che viene

spesso riportata nei titoli dalla stampa nazionale, né è lontana da quella espressa dai più

importanti paesi d’Europa. L’indice di frequenza italiano, al contrario, si attesta ad un livello

assolutamente prossimo alla media dei Quindici con 4.046 casi d’infortunio con inabilità

superiore a tre giorni per 100.000 lavoratori, vicino ai 4.037 casi della media UE.

Il livello italiano appare poi nettamente migliore della media calcolata solo sui dodici paesi

aderenti all’euro (UE12 = 4.679), gruppo che tende a coincidere con quello dei paesi in

cui la denuncia di infortunio è collegata al meccanismo assicurativo e con cui, in fondo,

è realizzabile un confronto fondato su una base più corretta.

Se però si restringe il campo d’indagine ai soli infortuni mortali il quadro subisce una

modifica considerevole. Intanto, sotto tale profilo, la distinzione tra paesi che si rifanno

alle regole assicurative tedesche o anglosassoni ha un peso assai inferiore; in secondo

luogo, il dato medio per l’anno 2000 indica che in Europa, ogni anno, muore un lavoratore

ogni 37.000. In questa angolazione, il dato italiano si pone al disopra della media dei

Quindici, con un caso mortale ogni 30.300 lavoratori.

A questo proposito, allora, è lecito chiedersi come mai un paese più “virtuoso” della

media, rispetto al totale degli infortuni, non sia più tale se si restringe l’ottica alla sola

fascia degli infortuni mortali.

L’INAIL ha sottoposto a seria analisi questa situazione, indagando su tutti i possibili motivi

di questa apparente contraddizione che non nasce improvvisamente nel 2000 ma che,

anzi, contraddistingue i dati dell’intera serie storica a disposizione.

La più elevata frequenza italiana degli infortuni mortali non è da collegare all’uso di mezzi

di trasporto (in occasione di lavoro e in itinere), eventi questi, contraddistinti sì da una elevatissima

gravità media, ma che EUROSTAT non considera nella statistica degli infortuni

mortali. Non dipende neanche dalla diversa composizione per settore del quadro produttivo

italiano rispetto a quello medio europeo, effetto sterilizzato nelle statistiche EUROSTAT

mediante un opportuno processo di standardizzazione statistica.

La motivazione più attendibile va piuttosto fatta risalire alla componente del lavoro “nero”,

particolarmente presente in alcune attività a forte tasso infortunistico come l’Agricoltura e

le Costruzioni e alla luce di questa considerazione causale occorre stabilire se l’Italia si

colloca nel novero dei paesi al di sopra o al di sotto della media europea.

Rinviando ad altra sede per più approfondite spiegazioni troppo tecniche, la risposta

deve essere espressa in termini piani anche se inevitabilmente un po’ semplicistici.

Certamente la posizione internazionale del nostro paese è quella positiva indicata dal

tasso riferito al complesso dei casi. Infatti, anche quel rapporto complessivo è inficiato, in

diminuzione, ma in entrambi i termini: il numeratore non tiene conto della quota di casi

lievi non denunciati; il denominatore non comprende la quota attribuibile ai lavoratori in

“nero”.

Il rapporto dei casi mortali, invece, è chiaramente distorto solo al denominatore: il numeratore

è, senza alcun dubbio, sufficientemente completo, mentre al denominatore ancora

manca la componente di lavoro in “nero”, come nel rapporto precedente, ma qui con

il risultato che il valore è evidente sovrastimato.

Va ricordato, infine, che accanto a ESAW sta muovendo i primi passi EODS (European

Occupational Deseases Statistics), il programma di normalizzazione delle statistiche relative

alle malattie professionali. E’ questo un campo in cui ci si muove con grandi difficoltà,

perché si tratta di un settore in cui non ci sono uniformità e certezze nell’acquisizione

dei dati e dove anche i metodi di analisi metodologica non sempre sono adeguati alle

necessità concettuali.

Ad esempio, mentre si propongono, in base a stima, numeri assolutamente enormi

riguardo ai tumori professionali e alle malattie da lavoro, per altro verso le statistiche ufficiali

rappresentano un quadro di casi denunciati molto più esiguo, ma non per questo

rassicurante. Queste grandezze, infatti, sia a livello italiano sia continentale, sono soggette

a un costante ridimensionamento nei loro numeri complessivi.

E’ pur vero, e se ne parla ampiamente in altra parte di questo Rapporto, che i ragionamenti

e l’attenzione al mondo delle malattie da lavoro vanno crescendo di anno in anno

e ciò rappresenta una nuova occasione per conoscere e contrastare il fenomeno alla

radice.

22

1.3.2 Le stime OIL sugli infortuni nel mondo

Il quadro complessivo, le problematiche e gli orizzonti quantitativi sono completamente

diversi se, abbandonando i confini della vecchia Europa, si allarga il confronto al mondo

intero. L’agenzia specializzata delle Nazioni Unite, OIL, da anni dedica una sezione del

suo annuario agli infortuni sul lavoro fornendo dati non normalizzati, ma ben descritti e

connotati mediante un amplissimo uso di note a piè di pagina. Al presente OIL sta lanciando

SAFEWORK, un programma che ha, tra i suoi obiettivi principali, la sensibilizza-

23

Tavola n. 20 – Tassi di incidenza standardizzati x 100.000 occupati negli Stati membri

dell’Unione Europea – (9 sezioni NACE comuni)

Anno 2000

INFORTUNI IN COMPLESSO CASI MORTALI 1

Spagna 7.047 Lussemburgo 6,7

Portogallo 5.196 Portogallo 6,1

Francia 5.026 Austria 5,1

Lussemburgo 4.885 Spagna 4,7

Germania 4.752 Francia 3,4

UE-12 4.679 ITALIA 3,3

Belgio 4.210 Belgio 3,1

Olanda* 4.096 UE-12 3,1

ITALIA 4.046 UE-15 2,7

UE-15 4.037 Grecia 2,7

Austria 3.052 Irlanda* 2,3

Finlandia 3.043 Olanda* 2,3

Danimarca* 2.866 Germania 2,1

Grecia 2.592 Finlandia 2,1

Gran Bretagna* 1.683 Danimarca* 1,9

Svezia* 1.474 Gran Bretagna* 1,4

Irlanda* 1.027 Svezia* 1,1

* Paesi in cui i dati non provengono dal sistema assicurativo

1 Esclusi incidenti stradali e a bordo di qualsiasi mezzo di trasporto nel corso del lavoro

Fonte: EUROSTAT

Tavola n. 19 – Infortuni sul lavoro nell’Unione Europea – Anno 2000 – Distribuzione per

settore di attività

Settore di attività (sez. NACE)

Infortuni Casi

in complesso Mortali

Totale 4.846.720 5.052

(9 sezioni NACE comuni) 4.088.054 4.489

A Agricoltura 341.652 637

D Industria Manifatturiera 1.334.681 941

E Elettricità, Gas e Acqua 17.356 41

F Costruzioni 841.924 1.236

G Commercio e Riparazioni 546.867 445

H Alberghi e Ristoranti 214.551 65

I Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 444.620 855

J e K Intermed. Finanziaria e Attività Immobiliari 346.403 269

Fonte: EUROSTAT

zione al problema, la promozione delle politiche di prevenzione e l’ideazione di programmi

di protezione effettiva dei lavoratori.

Analizzando le cifre, e in questo caso si tratta di stime perché le cifre ufficiali sono chiaramente

incomplete, lo scenario che si delinea è francamente impressionante: 270 milioni

di infortuni l’anno, di cui circa la metà in agricoltura, con 355 mila morti rispetto a 2

miliardi e 165 milioni di occupati. Ciò vuol dire che, a livello mondiale, il rapporto è di un

infortunio l’anno ogni otto lavoratori, con un caso mortale ogni 6.000 lavoratori: dati, dunque,

assai distanti da quelli esibiti dai quindici paesi europei. Se dai dati medi si scende

in profondità, articolando le cifre per quadrante geografico, al caso mortale medio annuo

su 24.000 lavoratori dei paesi ad economia di mercato va a contrapporsi il caso su 9.500

lavoratori della realtà cinese, il caso ogni 8.700 del subcontinente indiano, il caso su 7.600

dei paesi ex socialisti. E non è tutto: nei restanti paesi asiatici ed in quelli dell’America centro-

meridionale si registra un caso mortale per poco meno di 4.000 lavoratori e la lista può

continuare fino al caso mortale ogni 1.700 lavoratori del Medio Oriente e, addirittura, se

le cifre fossero confermate, al caso mortale ogni 192 lavoratori espresso dall’Africa subsahariana.

Un quadro che pur variegato e discontinuo, segnala drammaticamente che a livello planetario

muoiono per infortunio sul lavoro un migliaio di persone al giorno.

Il contesto delle malattie professionali non è certo più tranquillizzante, con 160 milioni di

casi ogni anno ed un numero di morti situabile oltre il milione e seicentomila. In questo

campo, il cancro rappresenta il 40% del totale dei decessi, mentre il 21% di essi è ricollegabile

all’uso di sostanze tossiche: l’amianto da solo è responsabile di circa 100.000 vittime

l’anno.

Un cenno, infine, al costo complessivo degli eventi lesivi da lavoro.

Infortuni e malattie professionali rappresentano anche una perdita economica tutt’altro

che trascurabile per l’economia mondiale. Si stima, infatti, che il loro costo complessivo

rappresenti annualmente il 4% del prodotto mondiale vale a dire, 1.250 miliardi di dollari

USA: venti volte la cifra che il mondo stanzia per lo sviluppo.

24

Tavola n. 21 – Distribuzione geografica dei morti per patologie professionali e incidenti sul

lavoro

AREE Popolazione Totale Totale casi Di cui Incidenti mortali

attiva occupazione mortali incidenti mortali comunicati

(stime globali) (stime globali) ufficialmente

all’OIL

Paesi con economia

di mercato 409.141.496 380.833.643 297.534 16.170 14.608

Paesi ex-socialisti 184.717.127 162.120.341 166.265 21.425 8.665

India 458.720.000 419.560.000 310.067 48.176 211

Cina 708.218.102 699.771.000 460.260 73.615 17.804

Altri Paesi dell’Asia 404.487.050 328.673.800 246.720 83.048 5.631

Africa

sub-Sahariana 260.725.947 10.540.604 257.738 54.705 1.675

America Latina

e Caraibi 193.426.602 114.604.962 137.789 29.594 6.998

Medio Oriente 112.906.300 48.635.240 125.641 28.019 1.876

Totale Mondiale 2.732.342.624 2.164.739.590 2.001.717 354.753 57.468

Stime OIL-Safework riferite all’anno 2000

Sezione 2

La presa in carico del lavoratore

e dell’azienda

La presa in carico per i servizi assicurativi

La presa in carico per i servizi per la prevenzione

La presa in carico per i servizi assicurativi

2.1 Il contesto normativo e le linee di sviluppo

L’evoluzione normativa

L’ultimo quinquennio è stato caratterizzato da numerose innovazioni che – partendo dal

decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, recante norme di semplificazione degli adempimenti

a carico dei contribuenti, attraverso la riforma dell’assicurazione obbligatoria contro

gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (decreto legislativo 28 febbraio 2000,

n. 38), fino agli interventi finalizzati ad incidere sul mercato del lavoro e sulla competitività

delle imprese (parasubordinati, lavoro interinale, sgravi, agevolazioni e sospensioni, part

time, lavoro sommerso, regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari, …) – hanno determinato

profondi mutamenti nelle modalità di gestione dei rapporti tra l’INAIL e le Aziende.

Agli interventi legislativi direttamente riferibili ai rapporti con le Aziende, devono essere

aggiunte le disposizioni dirette alla riduzione delle spese di funzionamento delle amministrazioni

pubbliche e al miglioramento della qualità dei servizi resi dalle amministrazioni

stesse.

Appare evidente, anche facendo riferimento solo agli obblighi di attuazione delle norme,

l’esigenza di avere a disposizione uno strumento in grado di:

• risolvere i bisogni operativi, con l’adeguamento in tempi brevi ad un quadro normativo

in continua evoluzione;

• supportare il conseguimento dei nuovi standard richiesti, in tema di semplificazione,

trasparenza, efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa;

• sostenere le esigenze interne ed esterne di miglioramento continuo del servizio reso.

Le aspettative del cliente

Le indagini effettuate negli ultimi anni restituiscono un quadro che mostra un cittadino

sempre più interessato e coinvolto nel processo di cambiamento della Pubblica amministrazione,

ma ancora insoddisfatto del proprio rapporto con le amministrazioni. Con specifico

riferimento alle imprese, alla storica richiesta di efficacia ed efficienza, considerata

elemento indispensabile per la competitività del sistema economico, si è aggiunta negli

ultimi anni la domanda di servizi avanzati sotto il profilo qualitativo e tecnologico. L’azione

richiesta alla pubblica amministrazione deve rispondere ai seguenti requisiti:

• brevità dei tempi di espletamento delle pratiche;

• semplicità degli iter procedurali;

• facilità dell’accesso alle informazioni in linea.

Una ulteriore, pressante, aspettativa da parte delle imprese è la personalizzazione del servizio.

L’esigenza primaria dell’impresa riguarda, in concreto, la certezza di ottenere risposte

professionali e tempestive, rispetto all’andamento dei cicli produttivi, di avere l’accesso

ai servizi a distanza, di veder ridurre sia gli adempimenti, sia i costi di intermediazione.

La capacità di personalizzazione non può, ovviamente, prescindere dall’adozione di

nuove tecnologie che rendano possibile la gestione delle relazioni in modo virtuale.

Le linee di sviluppo per la Pubblica Amministrazione

Le strategie per l’innovazione del Dipartimento della Funzione Pubblica sono orientate ad

ottenere, nella erogazione dei servizi pubblici: semplicità, qualità, attenzione costante ai

bisogni del cittadino e delle imprese, capacità di cambiamento rispetto al mutare dei

bisogni dei fruitori dei servizi, trasparenza, gestione ottimale delle risorse economiche.

Il cammino di innovazione richiesto alle amministrazioni pubbliche viene sostenuto dal

27

Dipartimento della Funzione Pubblica non solo con provvedimenti di legge, ma anche

attraverso iniziative dirette a stimolare il consolidamento delle condizioni necessarie ad

affrontare il cambiamento e, più in generale, a consentirne una interpretazione strategica

che anticipi, allo stesso tempo, i nuovi indirizzi della missione istituzionale.

Il percorso proposto alle amministrazioni prevede:

• la valutazione delle condizioni esistenti;

• l’individuazione delle priorità rispetto alle quali intervenire;

• la pianificazione dei cambiamenti in modo integrato e funzionale rispetto alle proprie

esigenze.

Le strategie di promozione e sostegno al cambiamento, se per un verso non hanno il

carattere cogente della norma, per altro verso non possono e non devono essere disattese.

In questo modo il quadro si compone con un altro elemento sostanziale, sia in termini

metodologici, sia rispetto ai contenuti.

Le politiche di prodotto dell’INAIL

A fronte della crescente domanda di razionalizzazione e semplificazione degli adempimenti,

trasparenza dell’azione amministrativa e accessibilità dei servizi l’INAIL si è posto

come meta finale, attraverso la revisione dei processi amministrativi e procedurali, la definizione

di una struttura assicurativa flessibile in grado di:

• rispondere alle mutate esigenze creando i presupposti per gestire le innovazioni intervenute

e quelle che verranno successivamente determinate dall’evolversi del contesto

sociale;

• realizzare, rispetto alle attese dell’utenza, un modello di erogazione dei servizi condiviso,

fondato sulla collaborazione tra amministrazione e cittadini ai diversi livelli della

struttura organizzativa;

• favorire l’integrazione tra i diversi soggetti della Pubblica Amministrazione.

La priorità, nella situazione illustrata, non poteva che essere attribuita al ridisegno complessivo

degli aspetti strutturali, operativi e organizzativi dei processi istituzionali. L’intera

revisione è stata finalizzata a:

• soddisfare le esigenze di sviluppo delle nuove aree di intervento;

• predisporre forme flessibili di articolazione della presenza dell’Ente sul territorio;

• migliorare la qualità dei servizi;

• adottare strumenti operativi trasparenti;

• rinnovare il sistema dei rapporti con gli utenti/clienti orientando lo stesso su logiche di

verifica preventiva delle motivazioni di eventuali inadempienze;

• rivisitare nell’ottica della semplificazione e della trasparenza tutte le procedure in uso.

In questo contesto ha assunto particolare rilievo, e carattere di urgenza, la ristrutturazione

del sistema dei rapporti con i datori di lavoro, la cui architettura necessitava di un pronto

adeguamento alle mutate esigenze normative e organizzative.

La complessità del quadro appena descritto è evidente. L’intervento richiesto, e voluto,

dall’INAIL, non è stato focalizzato, in modo riduttivo, alla sola “messa a norma” del sistema.

L’adeguamento normativo, la revisione procedurale, l’innovazione tecnologica, sono

stati strumenti per conseguire il vero obiettivo di fondo: l’impianto di una nuova metodologia

di gestione del rapporto assicurativo.

La procedura informativa, quindi, come strumento indispensabile non solo per conseguire

una gestione del rapporto assicurativo coerente con gli obiettivi prefissati, ma anche

per rilevare, comprendere, interpretare, le esigenze emergenti dalla realtà sociale e tradurle,

attraverso la flessibilità dello strumento, in prodotti modulati e progettati in coerenza

con le esigenze delle imprese.

Proprio il consolidamento e lo sviluppo dello strumento procedurale, presupposto per

realizzare la presa in carico delle aziende e dei loro intermediari, ha rappresentato il più

significativo impegno dell’anno 2002.

28

La nuova gestione

del rapporto

assicurativo

2.2 La revisione della procedura informativa per i rapporti con le

Aziende

I criteri di intervento

L’intervento di revisione della procedura informativa per i rapporti con le aziende è stato

basato sui seguenti principi:

• riconduzione ad unitarietà delle relazioni con le aziende, economiche e di processo

operativo, sostituendo l’articolazione per singole posizioni con la gestione per cliente;

• ridefinizione della competenza territoriale, con previsione della gestione del rapporto

assicurativo da una qualsiasi Unità contattata dal cliente;

• revisione del sistema dei controlli interni;

• miglioramento della qualità dei servizi e dei tempi di erogazione degli stessi.

La struttura della procedura

La procedura consente di coniugare le esigenze di unitarietà del rapporto con l’azienda

con quelle, per l’Istituto, di acquisizione delle informazioni di dettaglio relative ai singoli

insediamenti produttivi. Il sistema prevede:

• la Posizione Cliente, che gestisce in maniera unitaria i dati anagrafici di carattere generale,

gli eventi che riguardano l’azienda nel suo complesso (inizio attività, sospensioni,

cessazioni, procedure concorsuali, agevolazioni non territoriali, ecc.), e tutti i rapporti

economici e contabili;

• le Posizioni Assicurative Territoriali, inserite all’interno della Posizione Cliente, che gestiscono

le informazioni riferibili al singolo punto di attività (dati sul rischio assicurato,

agevolazioni locali, …);

• le Polizze, inserite all’interno della singola Posizioni Assicurative Territoriali, che consentono

la gestione delle varie tipologie di assicurazione per dipendenti, artigiani e altri

soggetti assicurati attraverso il trattamento dei dati classificativi e retributivi. Nell’ambito

delle Polizze vengono gestiti i contributi associativi mediante l’elaborazione di una specifica

richiesta, contestuale a quella dei premi.

La gestione Cliente

Con riferimento alle specifiche esigenze del Cliente la nuova architettura, con il superamento

della gestione per posizioni assicurative e dei vincoli legati alla competenza territoriale,

garantisce:

• semplificazione dei rapporti tra l’azienda Cliente e l’INAIL;

• fruibilità dei servizi dell’Istituto da ogni punto sul territorio;

• univocità dei rapporti economici, per incassi e rimborsi;

• massima possibilità di compensazione debiti/crediti;

• radicale riduzione del numero delle richieste di premio, degli incassi e delle rateazioni

di pagamento da gestire;

• incremento della efficacia delle azioni di recupero crediti.

La struttura modulare e le intrinseche caratteristiche di flessibilità del sistema consentono,

infine, di personalizzare l’assicurazione in relazione al rischio e rendono possibile l’introduzione

delle Polizze flessibili, che prevedono diversi gradi di copertura a fronte di

diversi livelli di contribuzione.

29

Il ridisegno dei flussi amministrativi e procedurali e la revisione dell’architettura del sistema

informativo, nel determinare indubbi vantaggi interni per l’INAIL, dalla razionalizzazione

delle attività e snellimento dei processi alla facilitazione e qualificazione dell’attività

delle risorse umane, si traducono anche all’esterno con l’incremento di qualità del servizio

reso al Cliente.

Analizzando quei riflessi qualitativi immediatamente percepibili e apprezzabili dal Cliente,

si rileva che la creazione di un canale unico di comunicazione, con un interfaccia facilitato,

ha determinato la semplificazione di molti segmenti operativi, quali:

• l’apertura di nuovi rapporti assicurativi per le aziende già clienti;

• le registrazioni anagrafiche, con aggiornamento unico dei dati;

• la cessazione delle posizioni;

• la gestione delle agevolazioni non territoriali;

• la gestione contabile, con particolare riguardo alla compensazione contestuale debiti/

crediti di tutte le posizioni riferibili al medesimo Cliente e alla richiesta unica di pagamento

in caso di contestazioni.

I vantaggi conseguiti con la nuova architettura devono essere anche valutati alla luce

delle dimensioni del portafoglio clienti e degli indici di incremento delle posizioni, sintetizzati

nelle tavole che seguono.

30

Tavola n. 22 – Portafoglio per settore di attività economica al 31 dicembre 2002

Settore di attività

Clienti Posizioni Assicurative

Polizze

Territoriali

Industria 298.296 504.898 590.738

Artigianato 1.323.769 1.586.477 2.973.388

Terziario 1.052.295 1.362.116 1.485.249

Altre attività 32.431 77.467 88.113

Speciali 33.625 66.176 67.130

Aziende con inquadr. plurisettoriale 224.627 – –

Totale 2.965.043 3.957.134 5.204.618

Tavola n. 23 – Incremento percentuale del portafoglio per l’anno 2002 rispetto all’anno 2001

Settore di attività

Clienti Posizioni Assicurative

Polizze

Territoriali

Industria + 5,71 +6,47 +2.68

Artigianato + 4,78 +6,98 +0,81

Terziario +7,45 +8,50 +5,66

Altre attività +4,98 +2,73 +2,07

Speciali +3,08 +2,47 +2,52

Aziende con inquadr. plurisettoriale +1,21 – –

Totale +5,51 +7,29 +2,40

2.3 I servizi telematici

La prima home page dell’INAIL risale al 1997. Il sito forniva in rete le informazioni di base

sulla missione aziendale, sulla struttura organizzativa dell’Istituto, sulle norme e sui regolamenti

dell’assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali.

Un sito vetrina, quindi, a bassa interazione con il cliente in quanto la tecnologia disponibile

nel periodo, il livello di sviluppo dei modelli di comunicazione, il grado di informatizzazione

dell’utenza clienti, non consentivano, nella quasi generalità dei casi, di andare

oltre la comunicazione via posta elettronica.

Punto cliente

La costante azione di adeguamento rispetto all’evoluzione tecnologica e ai nuovi bisogni

del cliente ha consentito all’INAIL di sviluppare la presenza in rete con un livello di interattività

sempre maggiore.

Il sito dell’INAIL ha progressivamente aumentato l’offerta di informazioni e istruzioni operative

sui processi amministrativi che sono confluite nel nuovo servizio di accoglienza e

di relazione con la clientela denominato “Punto cliente”.

Il Punto cliente rappresenta il concreto approccio dell’INAIL all’e-goverment ed il passaggio

obbligato verso il completamento di un Portale capace di garantire la gestione

completa del rapporto assicurativo tramite uno sportello virtuale, a disposizione 24 ore su

24, da ogni postazione in rete.

Il servizio si pone l’obiettivo di mettere in grado il cliente di instaurare un dialogo attivo

con l’Istituto e, per via telematica, di assolvere agli obblighi di legge riducendo i tempi e

semplificando modi e procedure. Un’evoluzione che ha il suo fondamento nella intervenuta

revisione della procedura informativa per i rapporti con le aziende che è integrata e

integrabile, sia sotto il profilo logico, sia per gli aspetti tecnici, nel sistema di comunicazione

telematica.

L’impianto del servizio ha consentito, per quanto riguarda la gestione dei rapporti con le

aziende, di effettuare una prima segmentazione della clientela in due aree:

• Aziende;

• Grandi Utenti, che include le Associazioni di categoria e gli intermediari delle aziende:

Consulenti del lavoro, Dottori commercialisti, Ragionieri professionisti, ecc..

La segmentazione, come valore aggiunto, ha consentito di personalizzare le modalità di

erogazione del servizio in base alle specifiche esigenze delle singole categorie di clienti.

I servizi “on line”

Attualmente sono disponibili “on line” i seguenti servizi:

• consultazione Azienda, per i dati anagrafici, classificativi e contabili;

• basi di calcolo per l’autoliquidazione;

• invio telematico della dichiarazione salari;

• autoliquidazione on line;

• denuncia nominativa assicurati;

• gestione dell’assicurazione dei lavoratori interinali.

Per questi servizi, i dati trasmessi dai Clienti transitano automaticamente nella procedura

31

informativa per i rapporti con le aziende eliminando, in tal modo, le attività manuali di

imputazione dati degli operatori dell’INAIL, dai supporti cartacei alla procedura informatica.

In tal modo si riducono gli errori nell’acquisizione dei dati, si riducono i tempi dell’iter

amministrativo e si migliora la qualità del servizio. Sono attualmente nella fase dei test

finali altri importanti servizi, quali:

• denuncia di esercizio;

• denuncia di variazione;

• denuncia di cessazione;

• simulatore per il calcolo dei premi;

• visualizzazione stato della pratica;

• servizi per le Associazioni di categoria.

La disponibilità dei nuovi strumenti, procedura e i canali telematici, consente di dare

impulso alle attività finalizzate a completare il percorso di e-government intrapreso

dall’Istituto.

Un sintetico indicatore del gradimento espresso dall’utenza verso le nuove soluzioni tecnologiche

può essere ricavato, sia pure in via indiretta, dal raffronto tra le autoliquidazioni

degli anni 2001/2002 e 2002/2003 e, per altro verso, dalla pressante richiesta di nuovi

servizi telematici da parte delle aziende e dei grandi utenti.

La qualità dei dati, il loro tempestivo aggiornamento, l’accesso agli stessi in via telematica

consente, in prospettiva, di perfezionare le modalità di scambio e la condivisione delle

informazioni tra l’INAIL e gli altri soggetti della P.A. e di favorire il consolidamento e l’avvio

a regime dei progetti di integrazione in atto.

32

Tavola n. 24 – Autoliquidazioni 2001/2002 e 2002/2003 – Raffronto percentuale tra le modalità

di acquisizione (manuale o telematica)

Tipo di Autoliquidazione Autoliquidazione Variazione nel

acquisizione 2001/2002 2002/2003 2002/2003 rispetto

al 2001/2002

Fogli salari

acquisiti manualmente 59,05 % 47,11 % –

11,94 %

Fogli salari acquisiti

In via telematica 40,95 % 52,89 % +

2.4 Le sinergie

2.4.1 L’INAIL e la Pubblica Amministrazione

Le politiche di sviluppo dei servizi in rete telematica vedono l’INAIL impegnato in molteplici

progetti insieme ad altri soggetti della Pubblica Amministrazione. Tra le iniziative rivolte

alle aziende, particolare rilievo assumono il Portale per i servizi integrati alle imprese e

la sperimentazione degli Sportelli unici.

Il Portale per i servizi integrati alle imprese, promosso dall’Autorità per l’Informatica nella

Pubblica Amministrazione, il Dipartimento per l’innovazione e le tecnologie e il Ministero

delle attività produttive, è finalizzato, nell’ambito delle azioni tese a semplificare i rapporti

tra la Pubblica Amministrazione e le imprese, a favorire l’erogazione delocalizzata di

servizi amministrativi e informativi.

Alla iniziativa partecipano il Dipartimento per le politiche fiscali, l’Agenzia delle entrate,

l’INAIL, l’Inps e Unioncamere.

Il Portale realizza una infrastruttura tecnologica che, attraverso la cooperazione e la condivisione

di servizi fruibili in rete, permette di agevolare e razionalizzare le modalità di

scambio di informazioni tra le imprese e gli enti amministrativi che esercitano l’attività normativa

e procedurale, nonché quella inter-enti. Attraverso il Portale è possibile effettuare,

tra l’altro, l’iscrizione, la variazione e la cessazione di attività produttive.

La sperimentazione degli Sportelli unici in materia di regolarità contributiva è stata motivata,

in primo luogo, dall’esigenza di semplificare la serie di adempimenti che vengono

richiesti alle imprese per ottenere la concessione della regolarità, ma anche per attivare

un contestuale e più efficace controllo sul fenomeno del lavoro nero.

Le iniziative avviate sul territorio sono promosse dagli Uffici territoriali del Governo e svolte

in collaborazione tra l’Inps e l’INAIL che, in alcuni casi, si avvalgono della collaborazione

delle Casse edili e degli Enti locali.

L’aspetto di forte innovazione del progetto è rappresentato dal rilascio di un certificato

unico di regolarità che viene richiesto, via internet, direttamente dalle stazioni appaltanti

e non più dalle imprese. Una semplificazione che si pone a sostegno, inoltre, dell’azione

di rilancio degli investimenti pubblici avviata nell’anno 2002.

2.4.2 L’INAIL e i Clienti

La Pubblica Amministrazione per comprendere, soddisfare e tenere sotto controllo le esigenze

e le aspettative presenti e future del Cliente deve:

• identificare la sua clientela, attuale e potenziale;

• effettuare una categorizzazione dei clienti per classi di utenza;

• individuare e comprendere le esigenze per ciascuna classe di utenza;

• tradurre in requisiti di servizio le esigenze e le aspettative individuate.

Questa politica di attenzione al cliente viene realizzata dall’INAIL attraverso una sistematica

serie di confronti con le Organizzazioni di categoria e con i rappresentanti degli

Intermediari delle aziende. La segmentazione dell’utenza rende così possibile la rilevazione

dei bisogni dei singoli comparti produttivi, attraverso le prime, e l’analisi complessiva

delle modalità di erogazione del servizio assicurativo tramite i secondi.

Le Associazioni di categoria

I confronti con le Associazioni di categoria rendono possibile la verifica degli ambiti di

33

Il Portale per i

servizi alle

imprese

Lo Sportello

Unico

miglioramento relativamente all’obbligo assicurativo, alle attività tutelate e soggetti assicurabili,

alla classificazione del rischio, al regime delle agevolazioni. In tal modo è possibile:

• monitorare la conformità del prodotto assicurativo rispetto al continuo evolversi delle

realtà produttive;

• assicurare che le attività di sviluppo, compresi gli interventi di produzione normativa e

regolamentare, siano coerenti con i bisogni e le attese dei clienti;

• garantire la condivisione delle innovazioni di prodotto.

Le relazioni con le Associazioni di categoria sono finalizzate, inoltre, alla verifica della qualità

del servizio di esazione dei contributi associativi che l’INAIL svolge per conto di tali

strutture. Proprio attraverso il confronto costruttivo con le Associazioni, che sono state

coinvolte sia nella fase di progettazione, sia nella sperimentazione, è stato realizzato il

servizio telematico di gestione dei contributi associativi.

Le Associazioni che prestano anche servizi di intermediazione in favore delle aziende

iscritte vengono coinvolte, ovviamente, anche nelle attività di verifica delle modalità di erogazione

del servizio assicurativo al pari degli altri intermediari.

Gli Intermediari delle aziende

La qualità delle relazioni con gli Intermediari delle aziende, che comprendono, oltre alle

Associazioni di categoria, i Consulenti del lavoro, i Dottori commercialisti, i Ragionieri professionisti,

ecc., assume una valenza strategica per l’INAIL.

La grande maggioranza dei Clienti dell’INAIL si avvale, infatti, della consulenza di

Associazioni e Intermediari nella gestione delle relazioni con l’Istituto. L’opportunità di

governare un elevato numero di rapporti assicurativi attraverso il confronto con un numero

ristretto di soggetti qualificati e organizzati sul territorio, appare uno strumento di grande

rilievo per l’attuazione delle politiche dell’Istituto.

Il successo delle iniziative più innovative, dal Contact Center, alle potenzialità in ambito di

e-government, alla revisione del modello di presidio del territorio, sono fortemente condizionati

dall’efficacia nei processi relazionali con gli intermediari dei datori di lavoro.

Processi che sul piano strettamente operativo influenzano la qualità degli input, la correttezza

procedurale e la conseguente riduzione del contenzioso, con riflessi positivi sul

valore del servizio erogato.

Il confronto con gli intermediari, infatti, è finalizzato a favorire il miglioramento continuo

delle modalità complessive di erogazione dei servizi assicurativi ed è riferito ad ogni

aspetto del rapporto assicurativo. Anche in questo ambito il metodo di confronto adottato

dall’INAIL ne prevede il pieno coinvolgimento, a partire dalla fase di progettazione dei

servizi, per soddisfare le specifiche esigenze della categoria, che non sempre sono omologabili

a quelle del singolo Cliente.

2.4.3 Il Casellario Centrale Infortuni

Il Rapporto Annuale dell’Istituto, in questa sua quarta edizione, presenta per la prima volta

la relazione del Casellario Centrale Infortuni relativa alle attività dell’anno 2002, attività per

le quali l’INAIL rende disponibili: strutture, risorse umane, formative, organizzative e finanziarie,

nonché tecnologie informatiche sulla base delle indicazioni del Comitato di

Gestione del Casellario stesso, ai sensi dell’art.15 del D.Lgs. 38/2000. Il riquadro che

chiude il paragrafo ne sintetizza le funzioni a termini di legge.

Nel 2002 il Casellario ha potenziato, nelle more dell’approvazione Ministeriale del

Regolamento di esecuzione, avvenuta in data 27 settembre 2002, la funzione relativa a

contrastare le frodi con i risultati di seguito esposti:

34

La tecnologia utilizzata consente agli utenti attraverso internet il collegamento contemporaneo

alla Banca dati per alimentarla e consultarla.

Gli Utenti alimentano la Banca dati attraverso il trasferimento di dati telematico (file

transfert).

ALIMENTAZIONE BANCA DATI

Gli accessi alla Banca dati, operati nell’esercizio 2002, vengono così sintetizzati:

35

UTENZE ABILITATE

UTENTI ATTIVATI ON-LINE

Tipo Utente Numero Numero

Strutture Utenti

1 INAIL (Sedi) 236 2.165

2 I.N.P.G.I. 1 3

3 IPSEMA (Sedi) 4 7

4 ENPAIA 1 1

5 ASSICURAZIONI

(Uffici Territoriali) 2.372 3.227

Totale 2.614 5.403

UTENTI ATTIVATI OFF-LINE

Tipo Utente Numero Numero

Strutture Utenti

1 INAIL (Sedi) 1 2

2 I.N.P.G.I. 0 0

3 IPSEMA (Sedi) 0 0

4 ENPAIA 0 0

5 Uffici Territoriali 16 11

Totale 17 13

Tipo Utente Informazioni Consultazioni

inserite* precedenti**

1 INAIL (Sedi) 283.614 15.855

2 I.N.P.G.I. 14 11

3 IPSEMA (Sedi) 208 204

4 ENPAIA 332 218

5 Uffici Territoriali 45.654 29.747

Totale 329.822 46.035

* L’attività di alimentazione delle informazioni è comprensiva di una propedeutica fase di consultazione dei precedenti riferiti

all’infortunato da trattare.

** E’ l’attività di controllo ai fini antifrode, della storia infortunistica del soggetto.

Sembrano significativi soprattutto due dati riguardanti in specie l’INAIL e le Compagnie di

Assicurazioni: l’Istituto ha interpellato la Banca Dati per 15.855 soggetti e le Agenzie

Assicurative per 29.747.

E’ ovvio che questi interpelli riguardano sospetti casi di frodi o attengono alla fornitura di

elementi per una più precisa definizione delle situazioni invalidanti.

IL PATRIMONIO INFORMATIVO

La consistenza della banca dati analitica comprende i dati raccolti dal Casellario dalla sua

costituzione:

• soggetti che hanno subito sul territorio italiano infortunio professionale e non professionale

che ha importato invalidità permanente o morte (5.500.000 circa);

• casi di infortunio mortali o invalidanti in modo permanente (6.000.000 circa), per i quali

ultimi si rileva che il 50% circa ha subito una trattazione successiva alla prima definizione

del grado di invalidità.

Oltre questi dati numerici il Casellario dispone di documenti connessi agli infortuni che

attestano in particolare gli aspetti medico e medico legale degli infortunati che forniscono

elementi indispensabili non solo all’attività antifrode ma anche per una più completa

identificazione dei singoli fatti lesivi, delle capacità psico-fisiche dei singoli infortunati,

nonché della natura degli infortuni stessi e delle rispettive coperture assicurative.

36

Il Casellario Centrale Infortuni svolge con autonomia gestionale una funzione pubblica5,

sotto la vigilanza del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, avvalendosi della struttura

e delle risorse organizzative poste a disposizione dall’INAIL, il quale provvede alle relative

necessità, determinate secondo le indicazioni dell’organo di governo del Casellario.

Il Casellario è titolare della banca dati, relativa agli infortuni professionali e non professionali

ed alle malattie professionali, la quale viene alimentata sia dall’INAIL, istituto che esercita

l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro, sia dagli enti che esercitano

l’assicurazione contro i rischi di infortuni e i rischi derivanti dalla circolazione di automezzi.

I compiti del Casellario sono i seguenti:

• archiviare, conservare, comunicare agli utenti dati relativi a casi d’infortunio professionale

e non professionale e di malattia professionale, i quali importino invalidità permanente

o morte, anche a prescindere da uno specifico evento lesivo;

• elaborare i dati, mediante procedure informatiche, che consentano l’ottimizzazione

della loro utilizzazione anche in forma aggregata da parte dei soggetti autorizzati;

• favorire l’integrazione ed il raccordo della propria banca dati con altre analoghe a livello

nazionale e sovranazionale, nonché con quelle a carattere previdenziale.

Può, altresì, fornire dati in forma aggregata per indagini conoscitive alle istituzioni pubbliche

e private di studi e ricerche.

5 Ai sensi del D.Lgs. 23 febbraio 2000, n. 38, CAP IV, recante disposizioni in materia di riordinamento dei compiti e della

gestione del Casellario Centrale Infortuni.

La presa in carico per i servizi per la prevenzione

2.5 La funzione prevenzionale per il lavoratore e il datore di

lavoro

Nel corso degli ultimi anni è maturato nell’Istituto il passaggio dalla funzione prettamente

assicurativa alla “tutela integrale del lavoro”, in logiche di presa in carico del lavoratore

e del datore di lavoro. Ci si è posti, per certi profili, anche su posizioni anticipative

rispetto all’evoluzione del quadro complessivo di riferimento, orientato a porre in essere

un sistema di protezione sociale “aperto”, in cui tutti gli interlocutori operano in logiche di

interattività, per finalità condivise, in relazione alla propria esperienza e conoscenza del

mondo del lavoro.

Questo passaggio è il risultato di uno sviluppo naturale, graduale e continuo, della mission

dell’INAIL, che consolida al centro della propria attività di servizio, appunto, il lavoratore

e il datore di lavoro.

La collocazione privilegiata dell’Istituto nel sistema del welfare, infatti, consente di interpretare

le aspettative del mondo del lavoro in un’ottica funzionale alle esigenze sia del

lavoratore, sia del datore di lavoro. Esigenze che possono essere espresse e integrate

anche dai loro rappresentanti, attraverso una lettura che assicuri partecipazione e

garanzia ai diritti, rispondenza ai bisogni e alle aspettative e, infine, fornitura di servizi

qualificati.

Il percorso risulta ancor più evidente nel sistema prevenzionale italiano che geneticamente

nasce come un sistema aperto, in cui i datori di lavoro, i lavoratori e le Parti Sociali

sono i protagonisti del sistema di gestione della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro.

Un assetto confermato per volontà del legislatore “626” e che delinea, per gli interlocutori

istituzionali, un ruolo di sostegno in una visione unitaria di intenti, che risulta oggi

ancor più accentuata, se posta in relazione all’assetto costituzionale del Paese che si

muove in senso federalista.

Ed é proprio nella consapevolezza dell’apporto che può dare al sistema prevenzionale,

che l’INAIL si é impegnato costantemente per riallineare la proprie linee di intervento,

coerentemente con la propria visione istituzionale.

Il potenziamento della funzione prevenzionale opera, al proprio interno, in termini di trasversalità

per orientare le azioni operative, verificandole con quanto emerge dal momento

gestionale assicurativo. Nell’ambito del sistema prevenzionale la funzione opera in termini

di intersoggettività, puntando con forza verso scelte di sinergie, di interazioni e di

economie di scala.

Infatti la pluralità di intenti e di interazioni, se viene letta per favorire le possibili sinergie,

rappresenta un valore aggiunto e non un limite di sistema, in quanto consente di rispondere

in modo complementare alle attese, rispetto agli stessi obiettivi di prevenzione, nonché

di assolvere più efficacemente alla propria missione istituzionale, attraverso la condivisione

di risorse professionali ed informative.

Questo convincimento ha permeato le iniziative e le linee di intervento dell’Istituto sul versante

della propria funzione prevenzionale, con l’attivazione di modalità progettuali e operative

interdisciplinari sia al proprio interno, sia quale modalità relazionale con gli interlocutori

esterni. Una ulteriore, fondamentale conferma, la si ritrova nel corso del 2002, nell’impostazione

della rete informativa e relazionale “per la prevenzione” attuata con il

Protocollo d’intesa trilaterale INAIL – ISPESL – Regioni, i cui cardini sono di seguito sintetizzati

in modo grafico.

37

Il protocollo

INAIL-ISPESL-Regioni

L’intesa raggiunta tra INAIL, ISPESL e Regioni pone le basi per attuare concreti passi

avanti verso un sistema informativo integrato per la prevenzione sul lavoro, condiviso da

una base amplissima di potenziali gestori/utenti.

38

Il Protocollo d’intesa

firmato il 25 Luglio 2002

L’accordo e l’impegno comune di INAIL, ISPESL,

Regioni e Province Autonome…

per un programma di collaborazione finalizzato allo sviluppo

di un sistema informativo integrato nazionale per la prevenzione

sul lavoro e con articolazione in tutte le Regioni, basato

su una costante azione di coordinamento tra le reciproche

azioni e iniziative.

Per uno scambio sistematico ed aperto di dati e di informazioni

utili in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro

Quale Sistema Informativo?

• dove sono situati e quali sono i luoghi di lavoro

• quali sono i comparti produttivi per territorio

• quali sono i conseguenti danni alla salute conosciuti (chi e

dove)

• quali sono i cicli lavorativi, le modalità di lavoro e i rischi a

queste collegati.

S.I.

INTEGRATO

PREVENZIONE

REGIONI

INAIL ISPESL

ALTRI

soggetti pubblici

(ISTAT, INPS, ISS,

Camere di Commercio,

mondo scientifico)

MINISTERO

SALUTE

ORGANI

IMPRENDITORI

MINISTERO

WELFARE

ORGANI

SINDACALI

La fattiva collaborazione tra soggetti, ai diversi livelli di intervento, può costituire uno strumento

formidabile, a disposizione delle Istituzioni di governo centrali e regionali nei rispettivi

ruoli, per il definitivo affermarsi di un Sistema Prevenzionale Paese, autorevole, armonico

ed organico.

L’obiettivo di questo impegno è soprattutto la realizzazione di un sistema di conoscenze

che consenta di seguire la “vita” dell’azienda e dei lavoratori all’interno di essa, con l’attivazione

di strumenti informativi e di orientamento di azioni, per le quali la presenza delle

Istituzioni venga percepita dal mondo del lavoro in termini di concreto servizio.

Una tappa fondamentale nel 2002 é stata l’operazione “nuovi flussi informativi INAILISPESL-

Regioni”, che si basa soprattutto su un modello ideale di scambi informativi dal

centro al territorio e viceversa. Il patrimonio informativo, acquisito, realizzato e gestito nell’ambito

dei rispettivi ruoli e finalità, è lo strumento primario che consente di estrarre

conoscenza pregiata “per fare prevenzione”, condivisa e fruibile da parte di tutti gli operatori6.

Una prospettiva che costituisce elemento portante della scelta strategica della “tutela

integrale del lavoro”, in termini di “presa in carico” del lavoratore, ma anche del datore di

lavoro: il primo, che non può e non deve restare solo di fronte al rischio ed al possibile

verificarsi dell’evento infortunistico, come unico responsabile dell’attivazione di processi

finalizzati a fornirgli prodotti e servizi, il secondo per il ruolo che é chiamato a svolgere

nel sistema prevenzionale.

E questo, per l’INAIL, significa “lavorare con il datore di lavoro”:

• nel momento dell’avvio dell’attività dell’azienda e a seguito dei mutamenti dei processi

produttivi, attraverso precise indicazioni;

• nel momento della progettazione, realizzazione e sviluppo del sistema di gestione

della sicurezza del lavoro, attraverso la conoscenza e la conseguente riduzione dei

rischi in relazione all’evoluzione tecnologica, la modulazione dell’organizzazione del

lavoro in termini di sicurezza, l’azione di informazione e formazione nei confronti dei

lavoratori;

• nel momento della denuncia dell’infortunio, attraverso la tempestività e la qualità del

primo intervento volto a segnalare all’INAIL l’evento dannoso.

Un insieme di informazioni dalle quali si estraggono indicazioni sui fattori di rischio presenti

in azienda, sul livello tecnologico e l’efficienza dei processi produttivi, sui metodi di lavoro

utilizzati, sul modello organizzativo adottato e sul livello di sicurezza dell’azienda.

La conoscenza di tali fattori consente di affiancare il datore di lavoro nel modo più efficace

attraverso la fornitura di elementi di orientamento degli interventi prevenzionali negli

ambienti di lavoro, di alimentare il circuito del sistema informativo per la prevenzione, di

indirizzare in modo “mirato” azioni informative e formative di sviluppo della cultura della

prevenzione, nonché gli interventi di sostegno finanziario diretto.

In questo ambito, naturale sviluppo di tali scelte strategiche dell’Istituto é rappresentato

dall’orientamento della competitività in termini di sicurezza, in particolare delle piccole e

medie aziende e dalla possibilità di fornire adeguato sostegno all’adozione di modelli di

esercizio dell’attività di impresa in logiche di responsabilità sociale.

In tali prospettive ed in base ai risultati raggiunti, le linee evolutive si orientano, da un lato,

nel dare continuità di sviluppo, in logiche di potenziamento delle interazioni e delle sinergie

attivate con gli altri Soggetti Pubblici e con le Parti Sociali, al sistema informativo integrato

per la prevenzione sul lavoro e, dall’altro, superata la fase sperimentale, alla definizione

di misure di sostegno strutturali in modo da consentire una programmazione di

proposte di intervento che possano seguire le esigenze prevenzionali dei datori di lavoro

e dei lavoratori.

39

Il nuovo modello

dei flussi

informativi

La conoscenza

allargata sui

fattori di rischio

6 In appendice al presente volume si riportano con maggior dettaglio gli elementi essenziali del progetto congiunto sui “nuovi

flussi informativi” INAIL-ISPESL-Regioni.

2.6 Prospettive di sviluppo delle interazioni e sinergie

Nell’iniziativa dei nuovi Flussi informativi per la prevenzione è connaturato il principio della

dinamicità e dell’aggiornamento dei dati e delle esperienze e progettualità, in un percorso

che non può che essere in continuo divenire “verso” il sistema informativo integrato.

In questa logica, le prospettive nel breve e medio periodo dell’iniziativa – come previsto

dallo stesso Protocollo d’Intesa siglato il 25 luglio 2002 – si articolano secondo le seguenti

direttrici di fondo:

1. stabilizzazione dei flussi annuali con un progressivo miglioramento della qualità dei

dati e con potenziamento dei contenuti informativi di tipo generale e particolare; perfezionamento

dell’allestimento di indicatori utilizzabili quale supporto all’interpretazione

dei dati ed al conseguente utilizzo degli stessi per le attività programmatiche e

gestionali delle Regioni e dei Servizi delle ASL;

2. attivazione delle azioni utili all’allargamento dei soggetti in possesso di informazioni

utili alla prevenzione nei luoghi di lavoro, in particolare sui diversi profili:

• della conoscenza del sistema produttivo e delle imprese,

• dei rischi lavorativi, dei lavoratori occupati esposti/assicurati,

• dei danni alla salute dei lavoratori,

• delle soluzioni (anche in termini di metodologie, buone pratiche, bonifiche, ecc.)

individuabili per i problemi evidenziati;

3. linee di sviluppo sul piano comunicativo e della diffusione delle informazioni e conoscenze.

40

Le direttrici

per lo sviluppo

Stabilizzazione dei flussi annuali

I flussi per l’anno 2003 rappresentano già un significativo adeguamento, nella logica del

“work in progress”, dei precedenti.

L’auspicio ed al tempo stesso l’impegno dell’INAIL per gli anni prossimi si pone nella prospettiva

di incrementare un “circuito virtuoso”, da un lato con i ritorni da parte degli utilizzatori

che sono a loro volta produttori di informazioni, dall’altro con le iniziative interne

finalizzate ad un processo di aggiornamento professionale delle varie figure dell’Istituto

coinvolte nella ricezione, immissione e trattamento dei dati, nell’ambito del processo di

riconsiderazione funzionale ed organizzativa finalizzate ad un’efficace risposta ai nuovi

compiti ed all’evoluzione delle conseguenti strategie; il tutto evidentemente al fine del

sopracitato miglioramento continuo della qualità in una logica di sistema.

Allargamento del sistema ai soggetti possessori di informazioni utili

La prospettiva è di coinvolgere altri soggetti (INPS, ISTAT, …) nell’ipotesi di allargare sempre

più la completezza e la reciprocità delle informazioni sul sistema produttivo e sulle

implicazioni e rapporti tra lavoro e conseguenze in termini di salute e sicurezza.

Da non trascurare l’opportunità di valutare le ricadute dei Flussi sulla pianificazione regionale

e di ASL e sulla EBP (evidenza ed evidenziazione di efficacia), che con le nuove possibilità

informative dovrebbe trovare significativamente maggiori prospettive.

Linee di sviluppo

Le priorità di fondo puntano su due linee, in corso di elaborazione:

• l’Atlante nazionale dei flussi, prospettiva intermedia verso un Rapporto “sinergico”

sullo stato di salute dei lavoratori

Atlante dei flussi 2001

L’Atlante rappresenta una tappa intermedia nell’attesa di veder realizzato un vero e proprio

Rapporto sullo stato di salute dei lavoratori in Italia. Allo stato attuale è possibile ipotizzare

una prima realizzazione nel corso del 2003 che, consolidando quanto consegnato

nei primi flussi, contenga gli indicatori sugli infortuni per Regione e ASL, sviluppati per:

• tabelle di regione per attività economiche e per province

• tabelle di provincia per attività economiche

• tabelle di ASL per attività economiche

accompagnate dalle opportune valutazioni e approfondimenti.

Il graduale arricchimento dell’Atlante negli anni successivi permetterà di procedere verso

l’elaborazione di un Rapporto integrato sullo stato di salute e sicurezza dei lavoratori.

Rapporto sinergico sullo stato di salute e sicurezza dei lavoratori

Il Rapporto dovrebbe consistere soprattutto in un’accurata analisi dei dati, che vada oltre

il quadro descrittivo offerto dagli indicatori forniti annualmente, e che contenga l’approfondimento

di profili di salute e sicurezza, su aspetti generali differenziati per settori produttivi

e ambiti geografici e su aspetti particolari, quali:

• anziani

• giovani e apprendisti

• lavoratori interinali

• infortuni stradali

• infortuni mortali, utilizzando i risultati del progetto

• di studio ad essi dedicato

• tumori attesi

• lavoratori stranieri

41

• l’attivazione di un sito web (box interno ai siti di INAIL e ISPESL) aggiornato sugli sviluppi

in corso e, in prospettiva, mirato all’integrazione delle banche dati dei due Istituti.

Attivazione del sito web (Box interno ai siti d’istituto di INAIL e ISPESL)

Considerate le esigenze di comunicazione che accompagnano il percorso di un Sistema

informativo integrato, diviene quanto mai auspicabile la realizzazione di un sito web che

rappresenti tra l’altro la sede di lavoro virtuale del gruppo flussi, che dia conto del processo

di sinergie in atto e di quanto venga prodotto “in itinere” nell’iniziativa.

Si sta ipotizzando la realizzazione di un “Box” da inserire nelle home page rispettive dei

siti INAIL ed Ispesl, “verso” un’area integrata (una sorta di sito comune all’interno dei due

siti citati).

In una prima fase, in attesa di altri e più vasti sviluppi, nel sito potrebbero essere inseriti i

materiali prodotti dal Gruppo di lavoro INAIL-ISPESL-Regioni o comunque i materiali afferenti

l’iniziativa dei nuovi Flussi informativi oltre ad un indispensabile Forum di discussione

aperto a tutti gli interessati.

42

2.7 La sfida delle malattie professionali

Proprio nell’ambito dei “nuovi flussi informativi” è andata prendendo corpo una condivisa

consapevolezza riguardo al problema delle malattie professionali. Su questo argomento

si è proposta, nelle pagine precedenti1, un’analisi di lungo periodo che, pur in

estrema sintesi, descrive alcune grandezze relative alle malattie professionali denunciate

all’INAIL e indennizzate nel secondo cinquantennio dello scorso secolo. Si completa,

così, un’analisi storica iniziata con il Rapporto Annuale 2001 che disegnava gli snodi

salienti di mezzo secolo di infortuni, dal 1951 al 2000, e la quota di essi conclusasi con la

morte della vittima. L’analisi di quest’anno propone una tabella in qualche misura analoga

a quella sugli infortuni, relativa però alle malattie professionali.

Ma torniamo al ragionamento intrapreso. Le malattie professionali denunciate all’Istituto

assicuratore o all’autorità comunque preposta sono da vari anni in progressivo calo

numerico in quasi tutta Europa, e una recente indagine evidenzia come, in realtà, sia in

controtendenza solamente la Francia.

E’ chiaro a tutti che esiste una grande divaricazione tra le cifre che rappresentano la quota

del fenomeno che viene denunciata e la dimensione reale della nebulosa delle malattie

da lavoro nel loro complesso. Non ci si può quindi rallegrare del calo delle denunce che

viene ad essere in questa situazione un tratto probabilmente alquanto distorcente, tutto

da capire e analizzare. Questo sia per il nostro Paese che per l’Europa tutta.

I dati di cui dispone l’INAIL, di certo, non sono assolutamente esaustivi, ma nessun altro

istituto o istituzione si trova in situazione migliore: si tratta quindi di un fatto generale e

culturale nel quale, per far luce ed orientarsi, c’è bisogno di tutti e di una solida alleanza

in cui tutti entrino con le loro specifiche connotazioni istituzionali.

Ecco, perciò, emergere di nuovo il clima collaborativo instauratosi tra INAIL, ISPESL e

Regioni, una collaborazione che non può che essere centrale in un problema di questa

natura e che nel caso delle malattie professionali va ampliato il più possibile, a tutto il

mondo sanitario. In ambito INAIL, per scopi prettamente istituzionali, si pone il problema

di prestare attenzione sia ai fenomeni denunciati sia a quelli riconosciuti, senza dimenticare

l’osservazione attiva dei fenomeni attesi, di ciò che in base alle conoscenze e stime

epidemiologiche dovrebbe pervenire ed invece rimane “sommerso”.

Si tratta tra l’altro di esplorare la vastità del fenomeno, che ancora oggi risente di una

certa “monotonia” nella denuncia, risolvendosi in pochi quadri patologici tra i quali spicca

ancora, per circa la metà del totale, l’ipoacusia da rumore. Del tutto da sviluppare è

anche la questione della multifattorialità: ancora insufficiente è la lettura dei quadri che

possono esser fatti risalire a più cause, non solo professionali, questione che in prospettiva

è destinata probabilmente a modificare anche in misura rilevante l’interpretazione ed

il riconoscimento delle patologie professionali.

Particolare valore assume, nelle logiche di cui sopra, l’approfondimento sulle neoplasie

di origine professionale. Una ricerca INAIL presentata nei suoi tratti iniziali nel corso di un

Convegno tenutosi a Pisa nel febbraio 2003 (organizzato dalla locale ASL con gli apporti

collaborativi di molti, in particolare Regione Toscana, ISPESL e INAIL) e attualmente in

fase di ulteriore analisi ed approfondimento, ha assunto a campo di indagine i tumori professionali

denunciati all’INAIL nel periodo 1994-2002. Si tratta di oltre 6.000 casi denunciati,

ma va segnalato che negli anni più recenti il numero annuale dei casi denunciati ha

superato quota mille e si mostra in progressivo incremento. Il complesso di casi è stato

studiato per gestione assicurativa, settore morbigeno e per regione territoriale di appartenenza.

L’analisi è stata compiuta per tipo di malattia professionale e codice M, per

quanto riguarda le malattie tabellate, per solo codice M per le malattie non tabellate. Ne

43

La situazione

in Europa

La collaborazione

fra gli attori

principali

La ricerca sulle

neoplasie

1 Si veda, in proposito, il cap. 1.2.5 Mezzo secolo di malattie professionali: denunce e indennizzi nel periodo 1951-2000, a

pag. 18.

è scaturito un quadro, non esiguo numericamente, che ha svelato aspetti sconosciuti

dove il Friuli e la Liguria detengono insieme al Piemonte le prime posizioni per numero di

denunce e di indennizzi mentre il Sud appare, anche in questo caso, notevolmente

distanziato. Un dato che se rispondesse a verità sarebbe una buona notizia, ma che, in

realtà, non lo è. Il box che segue riporta qualche dato emerso dalla ricerca.

Le neoplasie prevalentemente segnalate all’INAIL riguardano dunque l’apparato respiratorio,

nel quale è di gran lunga maggioritario il mesotelioma, seguito dalle neoplasie polmonari

e dall’adenocarcinoma delle fosse nasali. Segue l’apparato urinario, in particolare

con neoplasie vescicali, mentre per quanto riguarda tutti gli altri organi ed apparati, si

tratta di numeri relativamente bassi.

E’ interessante esaminare la distribuzione per regione di tali numeri: il 78% delle neoplasie

riconosciute riguarda 7 Regioni, 6 del Nord Italia: (Piemonte, Lombardia, Friuli,

Veneto, Liguria, Emilia Romagna), cui si aggiunge la Toscana.

Risultano nettamente inferiori i numeri relativi alle altre Regioni del paese.

Da notare che due “piccole” Regioni, il Friuli e la Liguria, spiccano sulle altre, anche in relazione

al minor numero di addetti, per l’elevato numero di riconoscimenti:

– il Friuli è al primo posto con 398 neoplasie riconosciute nel periodo 1994-2002;

– il Piemonte al secondo posto con 383 neoplasie;

– la Liguria al terzo posto con 315 neoplasie riconosciute.

Questa classifica corrisponde del resto direttamente, in parte significativa, alla ben nota

incidenza di mesoteliomi, che rappresentano come detto la maggior quota di neoplasie

professionali riconosciute, nelle due regioni caratterizzate soprattutto dalla cantieristica

navale.

Si evidenzia un trend in aumento costante, anno per anno, fino al 2001. Un trend

complessivo ma che in gran parte riguarda molte regioni, in alcuni casi in misura

alquanto rilevante, pur se con curve ascendenti non costanti. E’ interessante notare

che per quanto concerne le neoplasie la percentuale di riconoscimenti rispetto alle

denunce, che negli ultimi anni è in costante aumento, è di gran lunga più considerevole

di quella esistente per le altre malattie professionali, complessivamente inferiore

al 20%.

Il fenomeno presenta una disomogenea distribuzione lungo la penisola, che attesta le

profonde disomogeneità di fondo, legate non solo alle differenze produttive ma anche

alla diversa attenzione al problema nei vari territori del paese, un aspetto che riguarda

l’intero sistema sanitario e di tutela. Pur con i rilevanti scostamenti, i dati dimostrano

comunque una crescente attenzione alla questione dei tumori di origine professionale,

con la progressiva ricerca dei “tumori perduti”. L’aumento delle denunce e dei ricono-

44

La distribuzione

delle neoplasie

per tipologia

e territorio

Casi di tumore denunciati all’INAIL nel periodo 1994-2002 n. 6.202

di cui indennizzati a tutt’oggi circa 40%

di questi: 84 % all’apparato respiratorio, così ripartiti:

52,0 % mesoteliomi,

23,3 % neoplasie polmonari,

7,3 % neoplasie nasali,

8,7 % neoplasie vescicali,

2,3% neoplasie di peritoneo e apparato digerente,

1,8% neopalsie cutanee,

0,9% leucemie mieloidi.

Settori più colpiti: metalmeccanica, chimica, costruzioni, trasporti.

scimenti delle neoplasie professionali negli ultimi anni costituisce una tendenza apparentemente

anomala rispetto al trend discendente di denunce e riconoscimenti.

Può essere, a questo punto, citata anche un’altra indagine realizzata dalla struttura tecnica

dell’INAIL avente a soggetto il mesotelioma pleurico, e cioè la gravissima affezione

tumorale intimamente legata all’esposizione ad amianto anche per brevi periodi e a

basse dosi. Le denunce relative a tale affezione pervenute all’INAIL, negli ultimi anni

confermano la loro tendenza all’aumento in virtù della lunghissima latenza per cui si

valuta oggi che il picco possa non essersi ancora manifestato.

In tale quadro é stata condotta un’indagine riguardante i casi di mesotelioma pleurico

riconosciuti dall’Istituto nel periodo 1988-1999. Il risultato ottenuto attraverso l’analisi

di dettaglio dell’anamnesi lavorativa degli assicurati ha consentito la definizione del

quadro delle attività professionali che hanno comportato una maggiore esposizione

all’amianto.

In testa a tale classifica sono la cantieristica navale (30% dei casi) e le attività di costruzione,

riparazione e manutenzione dei rotabili ferroviari (14% dei casi).In tali settori produttivi

l’uso diretto e continuativo dell’amianto e la particolare promiscuità degli

ambienti di lavoro, hanno allargato la platea dei lavoratori esposti coinvolgendo un

ampio spettro di mansioni specialistiche (coibentatori, carpentieri, elettricisti, verniciatori,

ecc…).

Diversamente, in altre attività industriali (siderurgia, meccanica,…) che, complessivamente

rappresentano il 28% dei casi riconosciuti dall’INAIL. L’esposizione é limitata,

principalmente, a quei lavoratori che direttamente o indirettamente, erano coinvolti

nelle operazioni di manutenzione degli impianti e delle macchine con amianto come

coibente. Univoca, infine, la relazione tra le manifatture di prodotti contenenti amianto

(cemento-amianto, filati, guarnizioni,…) che ammontano a circa il 10% dei casi, e l’esposizione

degli addetti che operavano in questi settori nelle fasi di produzione. I casi

restanti (18%) si dividono tra utilizzatori, prevalentemente in edilizia, di cemento-amianto,

attività portuali di carico e scarico di amianto e settori produttivi di natura diversa,

per lo più di servizio.

45

Il mesotelioma

pleurico nella

ricerca della

CONTARP

2.8 Un progetto integrato tra Istituzioni e Parti sociali:

l’indagine sugli infortuni mortali e di elevata gravità

Il nuovo clima collaborativo instauratosi tra i tre partners, INAIL, ISPESL e Regioni, in conseguenza

del positivo avvio dei “Nuovi flussi informativi” si è andato rapidamente

ampliando ad altri campi contigui.

Un primo progetto nel quale il nuovo clima ha dato prova dei suoi benefici effetti è stato

quello relativo all’analisi dei casi mortali. Da tempo era sentita la necessità di disporre di

analisi approfondite sul determinismo degli infortuni mortali come altri paesi europei, la

Finlandia e altri, hanno già fatto e come la gravità delle conseguenze e la specificità degli

eventi richiede.

Su questo tema l’INAIL e le Parti Sociali da tempo stavano mettendo a punto un progetto

che avrebbe dovuto avviarsi a partire dal 2003. Nel frattempo, si stava concludendo lo

studio di fattibilità di un altro progetto, analogo nelle finalità, anche se in qualche misura

differente nella metodologia, un progetto nato dalla collaborazione con l’ISPESL e le

Regioni. Sono stati subito evidenti i punti di convergenza negli obiettivi e negli strumenti,

e la valorizzazione che poteva scaturire dalla loro ricongiunzione a un’unica matrice progettuale.

Partendo dalla integrazione delle informazioni acquisite dai soggetti responsabili a

livello territoriale, ovviamente nei rispettivi ambiti di intervento e competenza, e dalla

messa a regime dell’acquisizione delle stesse, si intendeva realizzare una più ampia

base informativa e un concreto ambito di partecipazione, di confronto e di collaborazione

tra Istituzioni e Parti Sociali, per la promozione e realizzazione di azioni di sistema.

Occorreva unificare le due metodologie, assumendo schemi consolidati a livello

internazionale e adottando una griglia unica di riferimento, ricavando il meglio dai due

progetti compatibilmente con le condizioni oggettive in cui ci si trovava ad operare. E,

appunto, il nuovo clima collaborativo ha consentito di raggiungere rapidamente un

accordo che tiene conto delle istanze e delle necessità di ambedue i progetti originari

e dell’obiettiva possibilità di utilizzare le metodologie più opportune in vista di un

risultato utile soprattutto in termini di prevenzione ma che, anche e soprattutto, esprime

il valore aggiunto che scaturisce dal confronto dialettico dei progetti e delle filosofie

ad essi sottese.

Si è avviato, così, un nuovo progetto in cui una griglia di riferimento adatta a raccogliere

i dati ritenuti utili di ciascun caso di infortunio mortale è stata costruita tenendo conto delle

due griglie originarie e di quanto è venuto alla luce proprio dal confronto dei due progetti

originari. La griglia verrà applicata ad una fascia di casi già avvenuti nel 2002 e nella

prima parte del 2003 (fase retrospettiva) e ai casi che, è purtroppo certo, avverranno nella

seconda parte del 2003 e nel 2004 (fase prospettica). Con la fondata apertura di passare,

al termine del periodo, dalla fase sperimentale limitata nel tempo, a una successiva

fase di normale quotidianità. La griglia di raccolta potrà essere ristrutturata e migliorata

alla luce dell’esperienza accumulatasi nel frattempo.

I dati raccolti nel progetto riguardano la vittima, l’impresa, le condizioni di lavoro, le

modalità di accadimento dell’evento lesivo e le sue cause. L’utilizzo dei due progetti

originari ha consentito di mettere a confronto due filosofie e due modelli di analisi delle

modalità di accadimento creati con finalità differenti. L’INAIL utilizza il sistema europeo

ESAW/3 creato da EUROSTAT, per raccogliere, sulla base delle denunce di infortunio

per lo più stilate dal datore di lavoro, informazioni sufficientemente complete ed attendibili.

La rappresentazione dell’evento che ne scaturisce potrà essere positivamente posta a

raffronto con l’analoga ottenuta attraverso un sistema italiano denominato “Sbagliando

s’impara”, fondato su una rosa di variabili diversamente concepita ed orientata.

Un’altra caratteristica del progetto è la sua ampiezza. L’INAIL infatti sarà in grado di

fornire dati utili a istruire l’analisi anche per i casi di infortunio sul lavoro e in itinere

46

Le metodologie

del progetto

Le modalità

del progetto

L’ampiezza

del progetto

avvenuti in ambito stradale, una fascia questa di infortuni in genere trascurati nelle

analisi. Per quanto riguarda la fase prospettica, la rosa dei casi analizzati si arricchirà

di una quota limitata, e tuttavia significativa, di casi che non hanno comportato la

morte della vittima, ma che per la loro meccanica o per gli esiti che ne sono scaturiti

possono essere definiti ad elevata gravità. Un approccio assai ampio, a sottolineare

l’importanza di un problema fortemente avvertito anche dall’opinione pubblica meno

vicina all’argomento.

47

2.9 Prospettive di sviluppo delle misure finanziarie di sostegno

alle imprese

La promozione di forme di agevolazione finanziaria trova motivazione nella consapevolezza

che una efficace attività prevenzionale, sul campo, può ridurre in modo significativo

i costi economici e sociali, e anche assicurativi, imputabili alle carenze di sicurezza

negli ambienti di lavoro.

I costi degli infortuni sul lavoro pesano in maniera rilevante sia sul datore di lavoro, sia

sui lavoratori, sia sulla collettività: investire in sicurezza determina un ritorno economico

per le imprese, un miglioramento per la qualità della vita dei lavoratori, un valore

sociale per la collettività e infine anche un aumento di competitività nei confronti

degli altri Paesi.

E’ ormai indiscutibile che il livello di sicurezza di un’azienda è influenzato dagli stessi fattori

che ne determinano la competitività quali:

– il modello organizzativo adottato,

– il livello di preparazione delle persone,

– il livello tecnologico e l’efficienza di impianti, macchine, attrezzature e metodi di lavoro,

– il monitoraggio continuo dell’organizzazione e verifica dei risultati raggiunti.

Sostenendo gli investimenti in innovazione tecnologica si avvia il processo di modernizzazione

del sistema produttivo e si incide sulla sicurezza sul lavoro in quanto la carenza

di idonee misure determina costi che incidono sulla sua competitività.

L’adozione di misure di prevenzione, quindi, costituisce un investimento che, oltre a ridurre

i costi economici e sociali connessi al fenomeno infortunistico e tecnopatico, migliora

al tempo stesso la qualità dei processi produttivi e dei prodotti.

Il modello di incentivazione attuato sulla base della disposizione legislativa di cui all’articolo

23 del D.Lgs. n. 38/2000, in via sperimentale per il triennio 1999-2001, e che forma

oggetto di specifici approfondimenti in appendice, ha previsto il sostegno finanziario

dell’INAIL a programmi di adeguamento delle strutture e dell’organizzazione delle PMI e

dei settori agricolo ed artigianale alle normative in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro

ed a progetti per favorire l’applicazione degli artt.21 e 22 del D.Lgs. n. 626/94 articolati

in interventi di informazione e formazione e per la produzione di strumenti e prodotti a

supporto delle predette attività.

Il modello realizzato, ha previsto da un lato l’incentivazione agli investimenti in sicurezza

da parte delle imprese attraverso la modernizzazione delle macchine, l’adozione di tecnologie

avanzate, l’introduzione di nuovi mezzi, impianti ed apparecchiature; e ciò per

orientare i processi produttivi e la riprogettazione dell’organizzazione aziendale in termini

di miglioramento delle condizioni di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro.

Tale modello si é indirizzato, al tempo stesso, al sostegno finanziario alla formazione e

all’informazione, come efficace strumento di riduzione del fenomeno infortunistico e tecnopatico,

nella convinzione che sostenere le aziende nei programmi di informazione e

formazione per la prevenzione non ha solo un ritorno nella riduzione dei rischi da infortunio,

ma permette di arrivare al “cuore” del problema: l’acquisizione della “cultura della

prevenzione”, al fine di far comprendere le strette interrelazioni esistenti tra gli obiettivi di

sicurezza, di qualità della produzione e di orientamento della competitività in termini di

responsabilità sociale.

Le fasi conclusive del complessivo Progetto “Incentivi alla Prevenzione”, attivato sulla

base della normativa a carattere sperimentale, consentono di procedere, anche nell’ambito

delle interazioni esistenti con gli altri Soggetti pubblici e con le Parti sociali, ad un’analisi

finalizzata da un lato, a verificare l’efficacia del modello d’incentivazione adottato e,

dall’altro, a focalizzare i fabbisogni specifici delle diverse realtà territoriali e dei settori lavorativi.

48

I vantaggi

dell’investire in

sicurezza

Il modello

degli incentivi

In particolare attraverso la valutazione delle informazioni acquisite con tale tipologia di

finanziamenti, possono essere evidenziate, anche a livello territoriale, le esigenze informative

e formative delle figure coinvolte nell’attuazione del modello relazionale di gestione

della sicurezza, anche relativamente alle diverse tipologie dei soggetti richiedenti il

finanziamento e dei settori lavorativi di appartenenza.

Inoltre il finanziamento dei programmi di adeguamento, in corso di attuazione, consente

di acquisire maggiori conoscenze sui livelli di sviluppo tecnologico in termini di sicurezza

dei processi produttivi delle PMI e dei settori agricolo ed artigianale, nonché di orientare

i modelli organizzativi aziendali verso sistemi di gestione della sicurezza più efficaci, in

linea con le più recenti evoluzioni in campo europeo e nazionale in tema di “buone pratiche”

e di responsabilità sociale delle imprese.

L’esperienza acquisita dall’Istituto nella fase sperimentale di attivazione delle misure di

sostegno alla prevenzione dimostra che:

• il livello di sicurezza in azienda è influenzato dagli stessi fattori che ne determinano la

competitività ed in particolare, il modello organizzativo adottato, il livello di formazione

delle persone, il livello tecnologico e l’efficienza degli impianti, delle macchine, delle

attrezzature e dei metodi di lavoro utilizzati, l’efficacia del monitoraggio continuo dell’organizzazione

e la verifica dei risultati raggiunti;

• il sostegno ad investimenti in innovazione tecnologica avvia un processo di modernizzazione

del sistema produttivo con riflessi positivi sulla sicurezza del lavoro;

• la “non sicurezza” nell’azienda costituisce un costo che incide sulla sua competitività

e quindi l’adozione di misure di prevenzione costituisce un investimento che al tempo

stesso migliora la qualità dei processi produttivi e dei prodotti;

• l’investimento innovativo deve essere equamente dosato sia sulle macchine e sui processi

di produzione sia sul capitale umano;

• la formazione e l’informazione, in termini qualitativi, costituiscono elementi fondamentali

nella lotta agli infortuni e all’insorgenza delle malattie professionali, in particolare in

relazione allo sviluppo delle forme di lavoro atipico.

L’INAIL, superando il carattere sperimentale e ponendosi in logiche di programmazione

e continuità delle misure finanziarie di sostegno alle imprese, si è reso promotore presso

il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali di una specifica proposta diretta all’introduzione

di misure strutturali di sostegno alla prevenzione al fine di ricondurre tale linea

di intervento nell’ambito delle spese istituzionali dell’Ente.

L’istituzionalizzazione di tali interventi, quale necessario presupposto delle scelte strategiche

dell’Istituto consentirà infatti, di proseguire nelle azioni rivolte da un lato, al sostegno

dell’innovazione organizzativa e tecnologica dei processi produttivi delle imprese,

accrescendo la sicurezza degli ambienti di lavoro, dall’altro al potenziamento degli interventi

mirati all’acquisizione della cultura della prevenzione, supportando l’azione informativa

e formativa dei soggetti coinvolti nel sistema di gestione della sicurezza.

49

L’analisi delle

esigenze

La proposta

per interventi

strutturali

2.10 Le scelte di “investimento” sui giovani, lavoratori e datori di

lavoro di domani

Agire sui giovani vuol dire dare una prospettiva stabile ad una vera cultura della prevenzione.

Nel corso degli anni l’Istituto, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione,

dell’Università e della Ricerca e il Ministero dell’Interno, ha impostato un programma graduale

e sempre più ampio di coinvolgimento dei ragazzi sui temi della sicurezza e salute

negli ambienti di vita e di lavoro, puntando sulla scuola e sulla famiglia. La valorizzazione

della scuola da un lato ed il coinvolgimento diretto della famiglia dall’altro, per il ruolo fondamentale

che entrambe rivestono nei processi di crescita culturale e sociale delle future

generazioni, consentono di creare un terreno comune di consapevolezza, e contribuiscono

allo sviluppo di una cultura della prevenzione nelle persone, sia come singoli individui

sia come lavoratori cittadini.

L’INAIL ha dato continuità alle iniziative progettuali avviate nel corso degli anni sul filone

di “Scuola Sicura” e “Insieme a scuola di prevenzione”, ricercando forme e strumenti di

informazione, di formazione e di comunicazione, per capire come i giovani “percepiscono”

il rischio e i pericoli insiti nella loro vita quotidiana. In prospettiva, nella loro dimensione

futura di cittadini e lavoratori consapevoli, per innescare fin dall’adolescenza processi

di attenzione, di riflessione, di approfondimento e di confronto, e per contribuire a

diffondere le conoscenze ed a influenzare i comportamenti.

Sempre più sul territorio si attivano iniziative che dimostrano come il processo di acquisizione

della cultura della prevenzione, quale valore sociale, stia maturando e crescendo

dando vita a nuove idee.

Fra le tante si ricordano:

– uno spazio espositivo dedicato alla promozione di specifici messaggi di natura prevenzionale

allestito presso il Museo dei Bambini di Roma nell’ambito del progetto Explora;

– “Sicuropoli” una mostra-interattiva dedicata ai bambini delle scuole elementari proposta

in Lombardia dall’INAIL, in collaborazione con il MUBA, l’organizzazione ONLUS

che opera per la costituzione di un Museo dei Bambini a Milano, per far riconoscere i

rischi presenti a casa, a scuola e sul lavoro e per imparare ad evitarli, attraverso un percorso

di gioco con l’obiettivo di familiarizzare i bambini con il concetto di rischio e di

sensibilizzarli sull’importanza della prevenzione degli infortuni;

– “la Prevenzione a scuola col… teatro”, l’ideazione di uno spettacolo teatrale comicobrillante,

realizzata in Toscana dalla Sede INAIL di Pistoia;

– il progetto “Sicurezza in cattedra”, nato dallo sviluppo di una esperienza di un singolo

Istituto ad indirizzo tecnico-professionale di Firenze, che vede oggi la partecipazione di

un gruppo di Istituti Tecnici e Professionali sul territorio nazionale, costituiti “in rete”,

all’interno della quale si sperimentano interventi educativi e formativi sui temi della sicurezza

ed il coinvolgimento di operatori del settore.

Attualmente una particolare attenzione é rivolta alle Scuole Superiori, in particolare agli

Istituti Tecnici e Professionali e alle Università per la loro prossimità con il mondo del lavoro,

attraverso la promozione di azioni di orientamento professionale e tecnico scientifico.

Nell’ambito di tali azioni s’inserisce un consolidamento dei rapporti di collaborazione con

il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca che ha portato nel febbraio 2002

alla firma di un Protocollo d’intesa per l’avvio di un ampio programma di collaborazione.

In particolare con il progetto, in fase di elaborazione da parte di un gruppo di lavoro congiunto

INAIL- MIUR, s’intendono attivare forme di incentivazione per l’anno scolastico e

accademico 2003-2004 allo sviluppo di professionalità e di percorsi formativi e di specializzazione

nei riguardi degli studenti degli Istituti Tecnici e Professionali e delle Università,

con l’assegnazione di premi e di borse di studio da parte dell’Istituto e il riconoscimento

di crediti formativi da parte del MIUR.

50

La percezione

del rischio nei

giovani

I principali

progetti

Il Protocollo

INAIL-MIUR

Sezione 3

La presa in carico del lavoratore

dopo l’infortunio

La presa in carico assicurativa e indennitaria

La presa in carico sanitaria

La presa in carico assicurativa e indennitaria

3.1. La tutela globale del lavoratore infortunato o invalido come

“nuova/antica” missione dell’assicurazione sociale

antinfortunistica

Un lettore di buona memoria, che da tempo seguisse le vicende dell’assicurazione obbligatoria

antinfortunistica, resterebbe forse perplesso vedendo ripetutamente scritto che la

nuova missione dell’INAIL è “la presa in carico del lavoratore infortunato per una tutela

globale”.

Questo ipotetico lettore, infatti, non ha dimenticato che, fino agli anni ‘70, l’assicurazione

obbligatoria, accanto alle prestazioni economiche, forniva interventi curativi, chirurgici,

protesici, assistenziali, riabilitativi e rieducativi e dunque, già in passato offriva una tutela

globale al lavoratore dopo l’infortunio.

Dove sta, allora, la novità? Al nostro interlocutore potrebbe venire il dubbio che non si tratti

affatto di una novità e che, dunque, la “tutela globale” sia un progetto che si proietta nel

futuro guardando, in realtà, al passato, ispirandosi cioè al modello storico di assicurazione

tuttalpiù da aggiornare e modernizzare.

Questo ragionamento ha un contenuto, seppure parziale, di verità che va pienamente

esplicitato.

E’ indiscutibile, infatti, che non c’è, né d’altronde potrebbe esserci salvo modifiche della

Costituzione, nessuna novità nel fondamento essenziale, nella ragione d’essere dell’assicurazione

sociale antinfortunistica in quanto, benchè nel tempo possano modificarsi le

forme di attuazione, resta comunque sempre inalterata la sua funzione originaria e naturale,

e cioè quella di dare una risposta completa alle attese del lavoratore.

Attese del lavoratore che, oggi come in passato, sono quelle di poter svolgere le sue prestazioni

con la garanzia della piena sicurezza e, se l’evento lesivo accade, quelle di essere

tempestivamente “risarcito in forma specifica”, (e cioè con il massimo possibile reintegro

delle sue preesistenti condizioni) e “per equivalente” (e cioè con un adeguato indennizzo

economico) senza nessuna soluzione di continuità.

L’idea di “presa in carico” altro non esprime se non l’esigenza di ricondurre ad un unico

centro di responsabilità l’impegno a dare una risposta intera al lavoratore, ricomponendo

quella continuità di tutela (curativa, riabilitativa, indennitaria, reinseritiva) che sembra oggi

essere compromessa dall’affermarsi di logiche di adempimenti singoli, affidati alla

responsabilità di diversi e specifici settori di intervento, fornitori di servizi e prodotti che,

pur quando sono di alta qualità, restano frammentati, cronologicamente sfalsati, disomogenei8.

Se, dunque, il ragionamento del nostro lettore per un verso coglie nel segno, per un altro

verso lascia trasparire un’impostazione sostanzialmente tradizionalista, poiché muove da

premesse, come il richiamo al modello storico di assicurazione, che rischiano di oscurare

la vera novità del progetto.

Novità che è poi anche la causa principale della difficoltà della sua realizzazione, novità

che sta non tanto nella presa in carico e nella tutela globale, quanto nel fatto che questi

compiti, questa funzione, devono oggi essere necessariamente svolti dentro un sistema

assicurativo che negli ultimi trenta anni ha subito un profondo processo di trasformazione

che, come si vedrà, non è ancora completato e che, oltretutto, non è ancora accompagnato

da un sufficiente livello di consapevolezza, non solo all’esterno ma neppure talvolta

all’interno del sistema stesso.

Vale la pena di soffermarsi su questo processo di trasformazione per comprendere fino

in fondo la complessità della questione.

53

La novità del

concetto di

“presa in carico”

8 Si pensi, ad esempio, al tema delle malattie professionali. Lo stesso evento deve essere letto, una volta per prevenirne l’insorgenza,

una volta per curarne le conseguenze, una volta per valutarne rilevanza e quantum dell’indennizzo, una volta come

fonte di disabilità specifiche rilevanti ai fini del reinserimento sociale e professionale, coinvolgendo così, in termini di funzione

sanitaria, la medicina del lavoro in un caso, la medicina terapeutica e riabilitativa nell’altro, la medicina legale nell’altro

ancora, la medicina sociale infine. Il problema sta nel come integrare in un quadro unitario tutti questi interventi e nel come

metterli globalmente al servizio della persona del lavoratore sollevandolo dal peso di attivare, da solo, i singoli e distinti processi.

L’idea di “presa in carico” intende suggerire una soluzione a questo problema.

3.2 Il passaggio da una assicurazione obbligatoria autarchica

ad un “sistema di tutela pubblico aperto”

Il modello storico dell’assicurazione, quello da cui proveniamo, aveva i caratteri di un

sistema chiuso, autosufficiente, incardinato su una concezione tradizionalmente patrimonialistica

del danno da infortunio e su meccanismi di tipo assicurativo-privatistico.

Il sistema verso cui stiamo andando ha i caratteri esattamente opposti: è aperto, integrato

nel sistema di sicurezza sociale del lavoro, ha per oggetto primariamente la salute del

lavoratore ed opera, infine, secondo logiche di tipo pubblicistico-previdenziale.

Spieghiamo meglio questi concetti.

• Il sistema tradizionale era destinato solo a determinate categorie di lavoratori dipendenti,

e cioè quelli che svolgevano opera manuale in attività protette appositamente

individuate, sostanzialmente agli operai delle fabbriche e ai lavoratori agricoli. Oggi

l’assicurazione si rivolge tendenzialmente a tutto il mondo del lavoro, con poche e

spesso ingiustificate eccezioni che sono via via in corso di superamento.

Ricordiamo che, grazie agli interventi della giurisprudenza costituzionale e di legittimità,

nell’area della tutela sono entrati, nel tempo, i cassieri, i familiari partecipanti all’impresa

familiare, i ballerini e tersicorei, gli assistenti contrari, i lavoratori italiani all’estero,

gli associati in partecipazione, i lavoratori in aspettativa perché chiamati a ricoprire

cariche sindacali e, soprattutto, grazie al superamento del concetto di manualità, tutto

il mondo impiegatizio pubblico e privato.

La tutela è stata poi estesa, per via legislativa, ai dirigenti, agli sportivi professionisti, ai

parasubordinati, alle casalinghe9.

Anche le ultime eccezioni stanno cadendo, visto che la Cassazione ha recentemente

considerato persone assicurate tutti i vigili urbani10 e che, nel mondo della scuola stanno

intervenendo tante e tali novità da far ritenere ormai superati i limiti dell’assicurabilità

legati alla vecchia nozione di esercitazioni pratiche, di lavoro e tecnico-scientifiche11.

• Il sistema tradizionale si attivava solo in presenza di eventi lesivi tipici, e cioè per infortuni

conseguenti ai rischi specifici delle attività protette o malattie professionali rigorosamente

tabellate.

Oggi l’assicurazione si attiva, grazie alla interpretazione evolutiva della Cassazione, per

qualsiasi infortunio occorso per esigenze e finalità lavorative, con la sola esclusione del

rischio elettivo. Riguardo alle tecnopatie oggi l’assicurazione si attiva, in forza della

sentenza della Corte Costituzionale n. 179/88, per qualunque malattia di cui sia provata

la causa lavorativa, o anche solo la concausa prevalente, fino al punto di ricomprendervi

anche le malattie psichiche provocate da stress e disagio lavorativo e, quindi,

a certe condizioni, anche il cosiddetto “mobbing”12.

• Il sistema tradizionale interveniva solo in presenza di un pregiudizio alla capacità lavorativa

generica, sostanzialmente: la capacità media di svolgere qualunque lavoro

manuale in fabbrica o nei campi, mentre oggi l’assicurazione interviene per ogni danno

alla salute, inteso come pregiudizio di tutte le attività attraverso le quali si estrinseca e

si realizza la persona.

54

Il confronto tra

i sistemi

9 Per maggiori dettagli si rimanda al Rapporto Annuale 1999, Sezione 1, Paragrafo 1.4.

10 Sentenza n. 16364 del 20.11.2002.

11 In questo senso sono state fornite recentemente direttive che estendono la tutela a quasi tutti gli insegnanti, mentre per

gli alunni la tutela resta ancora circoscritta agli infortuni riconducibili alle esercitazioni pratiche.

12 Sta per essere approvato un apposito protocollo per la trattazione delle denunce di malattie psichiche e psicosomatiche

da stress lavorativo, elaborato da un Comitato scientifico costituito da professionalità esterne di alto profilo oltre che da esperti

dell’Istituto.

• Il sistema tradizionale forniva, in modo per lo più autonomo e diretto, interventi sanitari

e assistenziali principalmente orientati a reintegrare la capacità lavorativa. Oggi, invece,

sebbene con tutte le criticità di cui si parlerà in seguito, è previsto (da ultimo con

l’art. 95 della finanziaria 2001) un intervento dell’assicurazione sinergico e integrativo

di quello fornito dai servizi sanitari regionali, e comunque mirato a garantire le cure

necessarie e utili per la salute intesa nella sua globalità.

• Il sistema tradizionale conservava la sua originaria impostazione assicurativa di tipo privatistico

e veniva considerato, più o meno esplicitamente, come un’assicurazione del

datore di lavoro per la responsabilità del rischio d’impresa. Oggi l’assicurazione è saldamente

ancorata alla tutela previdenziale prevista dall’art. 38 della Costituzione e,

dunque, è una assicurazione sociale del lavoratore, che continua a fornire garanzie di

esonero dalla responsabilità civile ai datori di lavoro in quanto questi ultimi sopportano

quasi integralmente l’onere finanziario della tutela.

Il passaggio da un sistema chiuso ed autosufficiente ad un sistema aperto ed in continua

evoluzione è, dunque, l’elemento che caratterizza il processo di trasformazione in corso,

un processo probabilmente irreversibile che non lascia spazio, perciò, a nessun tipo di

tentazione restauratrice e che va assecondato e governato con lucidità e consapevolezza

per trasformare i fattori di criticità, che indiscutibilmente esistono, in occasioni di sviluppo

della tutela.

55

3.3. Il danno biologico come fattore di ulteriore apertura e di

impulso dinamico del sistema di tutela

La tematica del danno biologico, non solo è parte integrante del processo di trasformazione

in corso, ma ne rappresenta oggi un fattore accelerante, il principale e più potente

motore.

Essa, dunque, costituisce l’ideale banco di prova della possibilità di progettare e realizzare

quello che pensiamo possa essere il futuro assetto dell’assicurazione sociale.

3.3.1. L’osmosi tra mondo pubblico e mondo privato.

Innanzitutto il danno biologico è un chiaro esempio di osmosi e di scambio tra mondo

pubblico e mondo privato.

E’ utile ricordare, infatti, che il danno biologico nasce come creazione della giurisprudenza

in sede civilistica, nel settore del risarcimento del danno da fatto illecito, ed è fondamentalmente

il frutto degli interventi della Corte Costituzionale, che hanno determinato

il superamento della tradizionale concezione patrimonialistica della tutela risarcitoria

del danno ingiusto in sede civile. Una tutela giudicata non coerente con i principi personalistici

della Costituzione, che protegge beni e valori della persona in modo prioritario

rispetto a quelli patrimoniali e, in primo luogo, il bene salute (art. 32), inteso come diritto

fondamentale dell’individuo a realizzare la propria personalità in tutti gli ambiti della vita

privata e sociale.

Su sollecitazioni della stessa Corte Costituzionale, il legislatore ha poi trasferito la tematica

del danno biologico dal terreno privatistico a quello assicurativo pubblico, ricomponendo

così l’equilibrio tra i due sistemi, che sono tornati ad avere in comune non solo

l’oggetto (e cioè il danno biologico) ma anche i principi che governano il ristoro del danno

(presenza in re ipsa, priorità ed autonomia, unitarietà, aredditualità) e i criteri sia di valutazione

medico-legale, sia di calcolo.

Per i criteri di valutazione, la nuova Tabella delle menomazioni di origine professionale

comprende ora tutti i quadri menomativi e non più solo quelli incidenti sulla capacità lavorativa,

tenendo conto, inoltre, delle Guide valutative usate dai periti dei Tribunali. Per i criteri

di calcolo, la Tabella degli indennizzi INAIL segue il meccanismo, usato da tutti i

Tribunali, del “valore punto variabile” in funzione della gravità della menomazione, dell’età

e del sesso13.

Si può affermare, dunque, che una delle più importanti riforme di tutti i tempi dell’assicurazione

sociale è dovuta all’impulso ricevuto dal sistema privato, che ha fatto da traino per

il sistema pubblico.

Oggi, la ricostituita coerenza dei due impianti può rappresentare il presupposto per proseguire

nello scambio, ma questa volta probabilmente in senso inverso, e cioè dal pubblico

al privato, potendosi ipotizzare l’utilizzo di un’unica Tabella valutativa del danno biologico,

ferme restando le diversità nella liquidazione, in entrambi i settori a livello nazionale.

La questione si presenta particolarmente attuale nel campo degli infortuni in itinere e di

quelli da circolazione stradale, in un ambito, cioè, che sta al confine tra l’infortunistica

stradale e quella del lavoro e, quindi, coinvolge i rapporti tra l’assicurazione pubblica, le

imprese che esercitano l’assicurazione per responsabilità civile e i soggetti danneggiati.

La difformità di valutazione del danno, infatti, è un fattore di criticità che rischia, da un lato,

di pregiudicare la tempestività e l’efficacia della tutela del soggetto colpito, e dall’altro di

introdurre elementi di irrazionalità e di conflittualità nel sistema complessivamente considerato.

56

Il “passaggio”

dal privato

al pubblico

La nuova tabella

valutativa

13 Per maggiori dettagli si rimanda al Rapporto Annuale 2000, Sezione 4, Paragrafo 4.2.

L’utilizzazione, pertanto, di una Tabella di valutazione delle menomazioni unica a livello

nazionale risponderebbe ad un criterio di ragionevolezza sul piano teorico e produrrebbe,

sul piano pratico, l’ulteriore ed auspicabile risultato di razionalizzare, semplificare e

raccordare in modo efficace la tutela indennitaria, l’azione risarcitoria del lavoratore nei

confronti dei soggetti responsabili dell’evento e l’azione di rivalsa dell’INAIL nei confronti

dei medesimi soggetti.

Non è infondato, perciò, ipotizzare che la Tabella delle menomazioni utilizzata ai fini della

valutazione del danno biologico di origine lavorativa, essendo anche il risultato dello studio

delle indicazioni contenute nelle più importanti Guide di valutazione medico-legale in

uso in sede civilistica, nonché del confronto con le parti sociali e di un congruo periodo

di sperimentazione con esiti pienamente soddisfacenti, possa costituire un valido punto

di riferimento, scientificamente supportato, anche per il settore privato su tutto il territorio

nazionale.

3.3.2. L’osmosi tra l’assicurazione sociale e gli altri settori del sistema previdenziale.

L’osmosi tra sistemi diversi può inoltre proseguire anche in un’altra direzione.

Con l’art. 13 del D.Lgs. n. 38/2000 il legislatore ha trasferito il danno biologico dal settore

privatistico al campo della tutela pubblica, ma soltanto per il danno permanente di origine

lavorativa. Questa limitazione ha creato una duplice frattura, una all’interno dello

stesso sistema assicurativo pubblico, l’altra all’interno del sistema previdenziale nel suo

complesso.

Cominciamo con l’esaminare la prima, rinviando però ad un successivo paragrafo l’accenno

alle problematiche connesse con la mancata previsione legislativa della tutela

economica del danno biologico temporaneo e soffermandoci, qui, solo sul danno permanente.

Nel nuovo sistema di indennizzo del danno permanente, la nozione di attitudine al lavoro,

e relative tabelle valutative, è stata sostituita dalla nozione di menomazione dell’integrità

psicofisica, e relativa nuova tabella valutativa, ma limitatamente alla liquidazione

delle prestazioni, in capitale o in rendita, erogate in luogo della precedente rendita per

inabilità permanente.

Ne consegue che per gli altri istituti giuridici che riguardano gli invalidi del lavoro, quali ad

esempio l’assegno di incollocabilità, il riconoscimento di “Grande invalido del lavoro”,

l’attestazione di disabile del lavoro ai fini del collocamento mirato, l’esenzione dal pagamento

delle quote di partecipazione alla spesa sanitaria, continua a restare in vigore la

nozione di attitudine al lavoro, come stabilito dalla norma di raccordo di cui al comma 11

dello stesso art. 13.

Da ciò la necessità di una doppia valutazione del danno permanente ogni volta che si tratti

di riconoscere, oltre all’indennizzo in capitale o in rendita, anche una delle altre prestazioni

o provvidenze accessorie previste per legge a favore degli invalidi del lavoro.

Il fatto che l’art. 13 non abbia esteso, all’epoca, la nozione di menomazione dell’integrità

psicofisica all’intero sistema di garanzie dell’invalidità lavorativa si spiega verosimilmente

con la scelta del legislatore delegato di consentire un congruo periodo di sperimentazione

prima di dare completa attuazione alla norma delega (L.144/1999, art. 55, comma 1,

lettera s), secondo la quale, si ricorda, il danno biologico va valutato e ristorato nell’ambito

di tutto “il sistema di indennizzo e di sostegno sociale”.

L’esperienza nel frattempo maturata consente, oggi, di avanzare una ipotesi di sistematico

riordino e armonizzazione della materia, fondata sui seguenti criteri:

• sostituire, in tutto il sistema di tutela della invalidità lavorativa, la nozione di attitudine al

lavoro, Tabelle e criteri valutativi, con la nozione di menomazione dell’integrità psicofisica,

mettendo a punto una nuova Tabella e nuovi criteri valutativi;

• rideterminare le soglie di invalidità stabilite dalle norme vigenti per l’accesso alle

varie prestazioni e provvidenze accessorie, convertendo i gradi di riduzione o perdita

dell’attitudine al lavoro nei corrispondenti gradi di menomazione della integrità

psicofisica.

In tal senso è stata già formulata una proposta di provvedimento normativo che ha subito,

però, una battuta d’arresto in quanto è stato osservato, nelle competenti sedi, che

57

L’ipotesi di una

tabella unica

L’indennizzo

del danno

permanente

I criteri per il

riordino della

materia

essa andrebbe pesantemente ad incidere su altri settori del sistema di sicurezza sociale,

dalla normativa sul diritto al lavoro dei disabili alla normativa sanitaria, e richiederebbe,

perciò, un più ampio ed organico intervento legislativo.

Quanto sopra, se da un lato costituisce un’ulteriore conferma che “l’apertura” del sistema

assicurativo inevitabilmente comporta l’osmosi con i sistemi limitrofi, dall’altro ripropone

l’esigenza di un disegno riformatore complessivo che, per restare in materia di collocamento

dei disabili, dovrebbe mirare a ricondurre ad un unico strumento valutativo le

diverse invalidità previste dalla L. 68/1999, e cioè gli invalidi civili, del lavoro, di guerra, per

servizio, persone non vedenti o sordomute. E superare così l’attuale incongruenza scaturente

dal fatto che menomazioni uguali assumano per la stessa finalità, e cioè la promozione

dell’inserimento e della integrazione lavorativa, un differente valore invalidante a

seconda delle tabelle e dei metodi valutativi vigenti per ciascuna delle categorie interessate.

Il discorso ci conduce ad affrontare la problematica, strettamente connessa con la precedente,

relativa alla seconda frattura provocata dall’art. 13 del D.Lgs. 38/2000, e cioè

quella tra invalidi del lavoro e altri invalidi (civili, INPS, da causa di servizio, da fatti di guerra,

ecc.) per i quali l’intervento previdenziale continua ad avere per parametro esclusivamente

la capacità lavorativa, ignorando il riferimento alla salute.

E poiché la persona dell’invalido non è diversa a seconda dell’ambito di intervento pubblico,

né è diverso il fondamento costituzionale della tutela, che è l’art. 38 della

Costituzione per tutte le invalidità di qualunque origine, è ragionevole pensare che le

motivazioni che hanno indotto la Corte Costituzionale a suggerire l’integrazione dell’art.

38 con l’art. 32 per l’invalidità lavorativa siano estensibili a tutti gli altri tipi di invalidità.

Sarebbe auspicabile, perciò, un riordino legislativo dell’intero sistema di protezione previdenziale

e assistenziale dell’invalidità a partire dal danno alla salute, riordino che potrebbe

modellarsi sull’impianto costruito per il danno biologico di origine lavorativa14, ferma

restando la diversità di prestazioni economiche e di servizi previsti per le differenti tipologie

di invalidità15.

58

La necessità di

un unico

strumento di

valutazione

14 In questa direzione si muove la Mozione approvata dal Comitato scientifico per il monitoraggio del danno biologico, composto

da professionalità esterne di alto profilo oltre che da esperti dell’INAIL. La Mozione, che è stata inviata al Ministero competente,

è allegata in appendice.

15 L’omogeneizzazione delle Tabelle e dei criteri valutativi potrebbe essere il presupposto per ricondurre ad un unico centro

di servizio medico – legale l’accertamento di tutte le invalidità – qual che sia la causa – e l’accertamento, senza soluzione di

continuità, delle residue capacità di inserimento – reinserimento produttivo, in una logica di scomposizione di attività ora

aggregate per qualificazione dei destinatari e di ricomposizione per funzioni specialistiche, con progressivo ridimensionamento

di soggetti plurifunzionali. Indicazioni in tal senso sono contenute nella Relazione 2003 della Commissione Bicamerale

di Controllo sull’Attività degli Enti Gestori di Forme Obbligatorie di Previdenza e Assistenza Sociale.